Morto due anni dopo il pugno ricevuto, l’autore scappa dagli arresti domiciliari – .

Un pugno sferrato a lei, che cercava solo di aiutarlo. Il 23enne tunisino, senza casa come la donna che stava riconsegnando lo zaino, era furioso quella sera del 21 luglio 2022. Cadde al termine di una discussione furiosa tra il nordafricano e un altro uomo scoppiata sull’autobus pensiline della stazione.

Forse lo aveva interpretato come un tentativo di furto e l’aveva aggredita. Lei, 41 anni, una vita ai margini con problemi di dipendenza da alcol e droga, era caduta, battendo la testa ed finendo in ospedale in gravi condizioni. Era una donna piccola, pesava poco più di 40 chili, e quel pugno l’aveva fatta cadere in un’altra condizione, ancora peggiore dell’esistenza che aveva condotto fino a quel momento. La donna è stata sottoposta ad un intervento chirurgico alla testa dal quale non si riprese mai del tutto: la parte sinistra del suo corpo era paralizzata e faticava a parlare.

L’uomo, anche lui tossicodipendente e con problemi di alcol, era stato arrestato per ferite molto gravi. Dapprima è finito in ospedale dove sono state curate le ferite riportate durante il litigio. Una volta dimesso, è stato trasferito in carcere. Poi, attraverso le istanze presentate dall’avvocato dell’epoca, l’avvocato Roberta Barbieri, ha ottenuto gli arresti domiciliari. Nel frattempo è stato condannato in primo grado a otto anni (l’avvocato Barbieri aveva chiesto una perizia psichiatrica per valutarne la capacità di intendere e di volere), ridotti in appello a sei per lesioni gravissime.

Tuttavia, alla fine dello scorso marzo la donna è morta all’ospedale San Giovanni Bianco, dove era stata trasferita. Il pubblico ministero Paolo Mandurino ha così trasformato l’accusa in omicidio colposo. Il sostituto procuratore ha disposto l’autopsia per capire se i motivi della morte possano dipendere dal pugno del tunisino. E, per assicurargli tutte le garanzie, ha notificato all’uomo l’atto con cui ha disposto l’esame autoptico affinché l’indagato avesse il diritto di nominare un consulente medico-legale.

Ma quando ricevette la notizia della morte della donna e si rese conto che la il reato contestato è ormai diventato omicidio colposo, Lo scorso 31 marzo il tunisino aveva lasciato l’abitazione dell’amico dove stava scontando gli arresti domiciliari. Aspettava il braccialetto elettronico per scongiurare il rischio di fuga. Ma ha preferito scappare e scomparire. Il nuovo difensore Ramona Giobbi, nominato d’ufficio, non ha mai avuto modo di contattarlo.

La donna era madre di due bambini e aveva un fratello che per un certo periodo aveva cercato di aiutarla. In passato era sopravvissuta a un incendio che aveva distrutto la sua casa in città. Dopo l’incendio aveva trasferito quel poco che restava di lei alla stazione e da lì aveva iniziato la sua vita da senzatetto. Nel settembre 2019 è rimasta vittima di una caduta accidentale dall’ultimo piano del parcheggio degli autobus che le ha provocato la frattura del bacino.

 
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