Quarantasei anni. Di domande, di non risposte, di mezze verità, di ipotesi fantasiose o plausibili. Ma evidentemente è ancora “troppo presto” per conoscere tutta la verità. Il 9 maggio 1978 è una data tragica ma allo stesso tempo un pezzo di storia italiana.
Franco Trittoal secolo Francesco, è stato un giurista e accademico italiano, assistente di Aldo Moro. È lui a ricevere la chiamata delle Brigate Rosse che annunciò la morte dell’allora presidente della Dc. Il dialogo tra i due, registrato, mette a confronto due stati d’animo inevitabilmente diametralmente opposti: la freddezza e la decisione del brigatista Valerio Morucci, l’apparente calma mista a commozione di Tritto.
L’intervista mette subito i brividi. “Sono delle Brigate Rosse, capisci? Non posso stare molto tempo al telefono”, le parole di Morucci. Che senza giri di parole dice a Tritto di andare a dire alla famiglia, “di persona”, dove trovare “il corpo di Aldo Moro”, racconta un Tritto commosso. «Esaudiamo le ultime volontà del presidente comunicando alla famiglia dove trovare il suo corpo», prosegue Morucci.
Moro venne rapito il 16 marzo 1978. Durante i 55 giorni di prigionia, il presidente della Dc viene sottoposto a lunghi interrogatori dal brigatista Mario Moretti e per ogni argomento Moro scrive di suo pugno su fogli a quadretti, compilando più blocchi. Tali documenti, redatti personalmente da Moro e poi dattiloscritti dalle sue BR durante la prigionia, costituivano i cd Memoriale di Moro.
IL RITROVAMENTO DEL CORPO
Gli interrogatori furono registrati su un normale registratore, ma le bobine contenenti le domande di Moretti e le risposte di Moro non furono mai ritrovate. Dopo di allora le immagini della folla che affolla via CaetaniA Roma, la salma di Aldo Moro sulla Renault 4 rossa: un passaggio indelebile nella storia d’Italia. Moro, che aveva 61 anni, è stato sepolto nel comune di Torrita Tiberina, piccolo centro della provincia romana dove lo statista amava soggiornare. Aveva 61 anni.
Nel mondo della politica Aldo Moro era tutto: accademico e giurista, segretario politico e presidente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana. Tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante nell’Assemblea Costituente, ne diventò segretario (1959) e presidente (1976). Fu ministro più volte; cinque volte presidente del Consiglio dei ministri, guidò governi di centrosinistra (1963/68), promuovendo nel biennio 1974/76 quella che fu la cosiddetta strategia di attenzione nei confronti del Partito comunista.
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