come ottenere petrolio sostenibile al 100% – .

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Fondata nel 1810. Una delle poche aziende del settore ancora interamente a conduzione familiare, da sei generazioni. Sede a Cremona e una filiera che si estende tra Campania, Lazio e Sicilia su una superficie di 110.000 mq. Un fatturato di 362 milioni di euro al 2023. Una capacità produttiva di circa 1.500.000 litri di olio confezionato al giorno. È un certo numero diFrantoio Zucchidi chi Olio extravergine d’oliva è il primo prodotto agroalimentare ad ottenere la certificazione “Made green in Italia” del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

“Per assegnare questa certificazione si valuta la prestazione ambientale di un prodotto, dall’approvvigionamento delle materie prime fino al fine vita, e si verifica se queste sono organizzate in modo da ridurre gli impatti ambientali”, ha spiegato il ministro. Gilberto Pichetto Fratin. Ma cosa c’è realmente dietro uno bottiglia di olio sostenibile al 100%.? Lo abbiamo chiesto all’amministratore delegato Alessia Zucchi.

Come differenziarsi in un mercato sempre più globalizzato?

“La nostra sfida è creare valore per il consumatore, perché il mercato del petrolio è già maturo e l’innovazione non è facile da realizzare. Noi però da sempre puntiamo a questo, perché crediamo di poter dare una risposta alle nuove esigenze. Lo abbiamo fatto ad esempio con l’olio extravergine di oliva sostenibile e da filiera tracciata, che è stato il primo prodotto ad andare in questa direzione a livello globale”.

Puoi spiegarci meglio cosa si intende per “filiera tracciata”?

“Dal 2015 è possibile vedere con il QR Code da dove proviene esattamente il nostro olio. Ma non parliamo solo di questo. Il tracciamento del prodotto fornisce solo semplici informazioni sulla posizione, ma non dice nulla sulla sua qualità. Il nostro prodotto dice tante altre cose: tracciamo anche elementi che si fondano sui quattro pilastri della sostenibilità: ambientale, nutrizionale, sociale ed economica”.

Puoi farci un esempio?

“Dal punto di vista ambientale, monitoriamo l’impronta di carbonio che il nostro prodotto porta con sé dal campo alla sua commercializzazione. Andiamo poi a lavorare su oli che abbiano un certo valore di polifenoli che indichiamo in etichetta. Forniamo anche un indice di biodiversità”.

Ma il consumatore è davvero più attento alla sostenibilità del prodotto?

“Credo che oggi i consumatori si concentrino maggiormente sul packaging, mentre hanno più difficoltà a comprendere la sostenibilità della filiera, perché è più complessa e difficile da veicolare. Siamo partiti dal fatto che dobbiamo essere sostenibili come azienda, ma non c’è valore più grande che poter lavorare sulla sostenibilità del prodotto”.

Alessia Zucchi, amministratore delegato dell’Oleificio Zucchi

In qualità di leader della supply chain, quali ritieni siano le tue responsabilità?

“Effettuiamo audit su tutta la filiera, dall’azienda agricola che ci fornisce le olive, al frantoio fino alla produzione. In questo contesto le certificazioni sono importanti perché forniscono linee guida che spingono l’intero settore ad essere più sostenibile, fornendo strumenti concreti di sostenibilità. In questo senso il nostro lavoro può essere un contributo alla crescita della filiera e, di conseguenza, anche del Made in Italy”.

Sul fronte dell’internazionalizzazione, a quali mercati guardate?

“L’export rappresenta già circa il 22% del nostro fatturato. Esportiamo in più di 40 paesi nel mondo ma intendiamo sviluppare ulteriormente la nostra presenza internazionale. Gli Stati Uniti sono il nostro primo mercato e siamo ben posizionati anche nel Nord Europa e in Giappone. In generale guardiamo sempre più ai mercati asiatici”.

 
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