L’anno scorso alluvione in Emilia Romagna, oggi emergenze in Veneto e Lombardia, condizioni diverse ma stessa matrice – .

L’anno scorso alluvione in Emilia Romagna, oggi emergenze in Veneto e Lombardia, condizioni diverse ma stessa matrice – .
L’anno scorso alluvione in Emilia Romagna, oggi emergenze in Veneto e Lombardia, condizioni diverse ma stessa matrice – .

Gli eventi meteorologici in Lombardia e Veneto presentano una preoccupante analogia con l’alluvione di un anno fa: ieri come oggi, seppure con diversa intensità, i fenomeni si sono susseguiti, nell’arco di breve tempo, di due eventi estremi, concentrati sulle stesse aree e con diluvi su territori già saturi d’acqua

allagamento nella bassa padovana presso la idrovora Vampadora, foto ANBI

(AGR) Anche se i danni sono stati ingenti, per fortuna non c’erano gli elenchi delle vittime e così l’attenzione dei media è stata relegata dalle prime pagine. Eppure gli eventi meteorologici in Lombardia e Veneto avevano una preoccupante analogia con la disastrosa alluvione di un anno fa in Emilia Romagna: allora come oggi, seppur con diversa intensità dei fenomeni, si susseguirono in breve tempo due eventi estremi, concentrati su stesse aree, riversandosi in territori già saturi d’acqua e quindi incapaci di assorbirne ulteriori, ingenti quantità (nei giorni scorsi sulla Brianza, sull’Emilia centrale e tra le province di Belluno, Vicenza, Verona, Treviso): da evidenziare il rapporto settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

Ciò che distingue maggio 2024 da un anno fa è il contesto climatico in cui si sono verificati gli eventi: allora si sono verificati dopo un lungo periodo di estrema siccità con terreno arido e quindi più impermeabile, aumentando la velocità dello “scivolamento” delle acque a valle con le note conseguenze disastrose; oggi, però, stanno interessando terreni che, a seguito di una primavera particolarmente piovosa, erano già fradici e quindi incapaci di assorbire ulteriori quantità d’acqua: da qui la necessità di farla defluire il più velocemente possibile verso il mare attraverso fiumi e canali.

Quanto accaduto e quanto si ripeterà nel prossimo cospicuo evento meteorologico conferma, come da anni denunciamo, l’insufficienza della rete idraulica italiana di fronte alle conseguenze della crisi climatica – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione delle Acque e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Al tempo stesso dimostra l’importanza dei bacini di espansione che, laddove esistono e sono operativi, svolgono una funzione fondamentale almeno nel contenimento delle onde di piena”.

Serve un piano di manutenzione straordinaria del territorio e la realizzazione di nuove infrastrutture idrauliche per controllare gli estremi degli eventi atmosferici – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale dell’ANBI – Altrimenti questa funzione viene di fatto svolta dall’allagamento dei campi con inevitabili conseguenze, però, sui cicli delle colture, ricordando a tutti che l’agricoltura è un’economia, ma soprattutto produce cibo”.

Per meglio comprendere l’entità dei fatti è sufficiente citare le quantità di sversamenti dei grandi laghi settentrionali praticamente esauriti: la portata complessiva del Maggiore (riempimento: 115,4%), del Lario (68,2%), del Benaco ( 102,9%) e Sebino (90,7%) hanno raggiunto i 1650 metri cubi al secondo, alimentando fiumi anche sovraccarichi d’acqua come il Ticino (che è salito a 306 centimetri, cioè quasi mezzo metro in più rispetto alla scorsa settimana prima delle piogge) , l’Adda (a valle del Lago di Como raggiungeva i 3,40 m, quando prima delle piogge era 2,19 m), il Mincio (+ 70 cm rispetto a una settimana fa).

In Veneto, dove le alluvioni sono state numerose e diffuse, in diversi comuni delle Prealpi vicentine si sono registrate precipitazioni comprese tra 100 e 176 millimetri nelle 24 ore, alimentando bacini che si erano già raccolti qualche giorno prima, accumulandosi anche di 200 millimetri (in Velo d’Astico: 229 mm in un giorno + 30 mm il giorno successivo): il fiume Astico ha raggiunto una portata di 110 metri cubi al secondo mentre, prima dell’ondata di maltempo, la portata era di m3/s ca. 3,74; Il Muson dei Sassi, facendo ancora una volta paura, è esondato dopo aver raggiunto i 122 m3/s. Preoccupano ancora le portate del Bacchiglione (raggiunto 327,37 m3/s), Brenta (raggiunto 730 m3/s), Adige (raggiunto 730 m3/s). /s772.21).

La Lombardia, che la scorsa settimana ha dovuto fare i conti con le piene e gli esondamenti dei fiumi Seveso e Lambro, negli ultimi giorni ha continuato a registrare precipitazioni a 3 cifre nel comune di Seveso e intorno agli ottanta centimetri in altre zone. Stazioni della Brianza.

Anche nella zona centrale dell’Emilia-Romagna si sono verificati allagamenti tra le province di Modena, Bologna e nel parmense, dove è esondato il torrente Scodogna; ora i valori di portata dei fiumi appenninici sono sopra la media, ad eccezione del Reno e del Santerno.

Come per il resto d’Italia, in Valle d’Aosta le portate della Dora Baltea e del torrente Lys sono ridotte.

In Piemonte aumentano i livelli dei fiumi Tanaro e Stura di Lanzo, mentre diminuiscono quelli della Stura di Demonte e del Toce.

In una settimana la portata del fiume Po, già abbondante, raddoppia nei rilevamenti lombardi ed emiliani: a Pontelagoscuro, nel ferrarese, la portata è oltre il 150% in più rispetto alla media!!

In Liguria sono in aumento i livelli dei fiumi Magra, Entella, Vara e Argentina.

In aumento anche i livelli dei corsi d’acqua in Toscana: l’Arno supera ancora una volta la portata di 100 metri cubi al secondo a Ponte a Signa; Sopra la media anche i livelli del Serchio e del Sieve, mentre resta in deficit idrico l’Ombrone.

Nonostante i recenti aumenti idrici, i livelli dei fiumi continuano ad essere carenti nelle Marche, dove spiccano in senso negativo il Tronto e l’Esino; i giacimenti contengono ancora volumi superiori a 52 milioni di metri cubi.

In Umbria nemmeno le piogge dei giorni scorsi hanno consentito una ripresa del livello del Lago Trasimeno, che anzi diminuisce di ulteriori 2 centimetri e sembra destinato a fronteggiare la calura estiva al di sotto del livello minimo vitale fissato a -120 cm (è ora a -128 cm, ben 83 cm sotto la media); In crescita, invece, le portate dei fiumi Topino e Chiascio, mentre resta stabile il Paglia.

Il fiume Tevere è in diminuzione sia nel basso corso umbro che a Roma, dove la portata si attesta a poco più di 82 metri cubi al secondo, quando la media mensile è superiore a 200 m3/s; nel Lazio lievi cali si registrano anche per l’Aniene e il Fiora, mentre il Velino segna una sostanziale invarianza nei territori dell’Alta Sabina. Prosegue lento ma inesorabile il declino del Lago di Nemi, il cui livello idrometrico è ormai 45 centimetri inferiore a quello dello scorso anno.

In diminuzione anche il livello del fiume Volturno dal tratto molisano alla foce: l’attuale quota idrometrica è inferiore a quella del quinquennio precedente. Sempre in Campania diminuisce anche il Sele, mentre il Garigliano registra una crescita impercettibile.

La lunga stagione secca prosegue nel Sud Italia, dove gli invasi artificiali, che lo scorso anno avevano salvato la stagione irrigua e turistica durante l’estate più calda della storia, oggi devono fare i conti con la scarsità della risorsa idrica trattenuta, minacciando la produzione agricola in quasi tutta regioni del Mezzogiorno, dove anche l’arrivo in massa dei villeggianti estivi è ormai visto dagli amministratori pubblici con crescente preoccupazione.

È il caso della Basilicata, dove ogni settimana gli invasi rilasciano oltre 4 milioni di metri cubi d’acqua e ne restano disponibili meno di 330, certamente insufficienti a soddisfare il fabbisogno della stagione estiva; l’anno scorso ne erano disponibili 163 milioni in più.

Lo stesso accade in Puglia, dove il deficit al 2023 è di quasi 139 milioni di metri cubi e il bacino San Pietro sul fiume Osento, uno dei primi 4 della regione, trattiene meno di 1 milione e mezzo di metri cubi d’acqua su base capacità di oltre 17; l’anno scorso era pieno al 100%. Nel bacino di Occhito, il più grande della regione, mancano oltre 106 milioni di metri cubi d’acqua su una potenzialità di oltre m3. 250!

In Calabria crescono i fiumi Coscile e Lao, mentre la portata dell’Ancinale è quasi nulla.

In Sicilia, le recenti precipitazioni (in media inferiori ai 10 mm con massime cumulative attorno ai 20 mm) non possono certo rappresentare una soluzione ad una condizione estrema di siccità, che dura da poco meno di un anno sull’isola, dove le temperature hanno già raggiunto i 30 gradi. per un po ‘di tempo.

Infine la Sardegna dove, nelle zone interne del nuorese e dell’oristanese ma anche nelle zone interne e costiere delle province del Medio Campidano e Carbonia-Iglesias, si è registrato un prezioso apporto piovoso, quantificabile tra mm. 40 e mm. 60, ha recentemente offerto un po’ di sollievo a territori rimasti aridi per troppo tempo. Resta grave la situazione sulla costa orientale, dove tra i mesi di febbraio e aprile 2024 si è registrato un deficit pluviometrico stimato tra mm. 80 e mm. 148 e dove finora il mese di maggio ha fornito precipitazioni cumulative, insufficienti a riequilibrare l’enorme deficit idrico in zone ormai prossime all’arrivo di un gran numero di turisti.

“Nonostante il ripetersi di eventi violenti, la politica italiana non presta attiva attenzione ai ripetuti allarmi che l’intera comunità scientifica lancia circa la rapida evoluzione del riscaldamento globale con temperature oceaniche mai così elevate da oltre 12 mesi e i rischi di eventi distruttivi, che si stanno verificando in tutto il mondo, dal Brasile al Kenya. La memoria corta di questo Paese fa sì che un problema venga presto dimenticato non appena se ne presenta uno nuovo e, nonostante un’Italia meteorologicamente divisa a metà, continua a faticare a considerare siccità e alluvioni come facce della stessa medaglia, progettando soluzioni per prevenire le sue conseguenze” conclude il Presidente dell’ANBI.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

NEXT Ravenna, si aggrava il bilancio delle vittime dell’incidente di via Sant’Alberto. È morto l’ex dirigente Romeo Giacomoni