Perché ci vorranno almeno 10 anni perché la Russia ritorni ai ricavi del gas prebellici.

Perché ci vorranno almeno 10 anni perché la Russia ritorni ai ricavi del gas prebellici.
Perché ci vorranno almeno 10 anni perché la Russia ritorni ai ricavi del gas prebellici.

Secondo una ricerca commissionata da Gazprom, le esportazioni dell’azienda verso l’Europa raggiungeranno una media di 50-75 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2035, appena un terzo dei livelli precedenti la guerra in Ucraina

“La Russia non tornerà alle entrate del gas naturale pre-invasione fino al 2035. Putin ha condannato la Russia a un decennio perduto”. Così scrive sul suo profilo Matteo Villa, Responsabile DataLab dell’ISPI

IL RAPPORTO DEI LEADER GAZPROM

Villa, nel suo tweet, cita un articolo del Financial Times in cui spiega che, secondo un rapporto commissionato ai vertici del gruppo energetico russo, difficilmente Gazprom riuscirà a recuperare le vendite di gas perse a causa dell’invasione dell’Ucraina per almeno un decennio.

Secondo la ricerca, le esportazioni dell’azienda verso l’Europa raggiungeranno una media di 50-75 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2035, appena un terzo dei livelli prebellici. “La principale conseguenza delle sanzioni per Gazprom e l’industria energetica è la contrazione dei volumi delle esportazioni, che saranno riportati ai livelli del 2020 non prima del 2035”, scrivono gli autori del documento.

Il rapporto di 151 pagine, commissionato dal management dell’azienda e scritto alla fine del 2023, è tra i riconoscimenti più schietti finora di come le sanzioni occidentali imposte in risposta alla guerra della Russia abbiano danneggiato Gazprom e il più ampio settore energetico russo. “È molto triste, Gazprom si trova in un vicolo cieco e ne è consapevole”, ha commentato Elina Ribakova, ricercatrice senior presso il Peterson Institute for International Economics di Washington, dopo aver letto la ricerca.

L’IMPORTANZA DEL SUPPORTO STATO A GAZPROM

Secondo Sergei Vakulenko, membro senior del Carnegie Russia Eurasia Center di Berlino ed ex capo della strategia di Gazprom Neft, Gazprom chiede regolarmente un trattamento preferenziale e finanziamenti aggiuntivi al Cremlino. Secondo il rapporto, la quota della major russa del gas nelle esportazioni energetiche russe diminuirà poiché il gas dei gasdotti – che è stato particolarmente colpito dalle sanzioni – passerà in secondo piano rispetto al GNL, che è meno vulnerabile. Il documento aggiunge che Gazprom farà fatica a tornare alla crescita, senza un significativo sostegno statale nella ricerca di nuovi mercati per il gas. “Poiché Gazprom – che non dispone di una propria tecnologia collaudata per la produzione di GNL su larga scala – è l’unica azienda che esporta gas tramite gasdotti e i volumi stanno diminuendo, si prevede che il suo ruolo nell’industria del gas diminuirà”, scrivono gli autori. autori.

L’IMPATTO DELLE SANZIONI SULL’INDUSTRIA RUSSA

Infine, il rapporto evidenzia come le sanzioni abbiano privato l’industria energetica russa di tecnologie cruciali come le turbine, che aiutano a spostare il gas attraverso i gasdotti, nonché dei pezzi di ricambio e delle competenze necessarie per ripararle.

 
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