Ok, Jasmine Paolini è diventata un mostro del tennis a 28 anni. E anche se ha perso al Roland Garros contro Iga Swiatek ha comunque vinto-MOW – .

Ok, Jasmine Paolini è diventata un mostro del tennis a 28 anni. E anche se ha perso al Roland Garros contro Iga Swiatek ha comunque vinto-MOW – .
Ok, Jasmine Paolini è diventata un mostro del tennis a 28 anni. E anche se ha perso al Roland Garros contro Iga Swiatek ha comunque vinto-MOW – .

Jasmine Paolini ha vinto il suo Roland Garros. È vero, non è riuscita ad alzare la coppa, ma si è arresa solo in finale a Iga Swiatek, un’aliena che pratica uno sport diverso dagli altri. Per Jasmine è stato il Roland Garros della consacrazione dopo la vittoria al Master 1000 di Dubai. Non è una predestinata, una campionessa naturale. Ma ha sempre lavorato e lavorato moltissimo. E i campioni nascono anche a 28 anni

JAsmine Paolini ha vinto il suo Roland Garros. E’ vero, non è riuscita ad alzare la coppa, ma si è arresa solo in finale ad una giocatrice, Iga Swiatek, che pratica uno sport diverso dagli altri. Non può esserci alcun rimpianto per la partita di oggi, anzi, tutt’al più è stata un’ulteriore conferma del processo di crescita della tennista italiana, che di fronte all’indiscusso numero 1 di questa epoca presente e futura, ha tenuto la testa alta, mettendo il consueto spirito competitivo e giocando a viso aperto, senza timori. Le uniche tre partite collezionate non dicono nulla sul modo in cui Jasmine ha approcciato il match e non incidono minimamente su quello che è stato il suo torneo.

PPer lei è stato il Roland Garros della consacrazione, dopo la vittoria al Master 1000 di Dubai sembrava giunto il momento, a 28 anni, di imporsi anche a livello Slam. La prima settimana è passata sotto i radar, eravamo tutti ovviamente concentrati sulla condizione fisica di Sinner e, in campo femminile, sulle prodezze di Cocciaretto su Haddad-Maia e Samsonova, ma intanto Paolini continuava a vincere.
Il mercoledì della seconda settimana ha segnato la svolta, per lei e per noi: nei quarti contro una delle big-4 del tennis femminile, Elena Rybakinaserviva un’impresa, per regalarsi una semifinale da sogno, ma anche per mettere a tacere le malelingue che vedevano nella vittoria del torneo di Dubai più fortuna che bravura, visto il ritiro del kazako ai quarti di finale e l’aver “evitato” Swiatek in il finale .
A quella partita è arrivata con un percorso lungo e faticoso (visto anche il torneo di doppio parallelo con Sara Errani) appesantito dalle continue interruzioni dovute alla pioggia, che ogni giorno rendevano il programma incerto ed estenuante per chi doveva giocare. Per questo motivo i match del terzo set con Andreescu e Avanesjan avrebbero potuto lasciare molte più conseguenze rispetto ai 6-0 e 6-1 finali con cui li aveva, rispettivamente, eliminati nel set decisivo.
Con Rybakina, però, è venuto fuori tutto quello che Paolini è a questo punto della sua carriera: una tennista completa, consapevole dei propri punti di forza e dei propri miglioramenti.ma soprattutto un concorrente senza rivaliche affronta le partite con la faccia tosta di chi non disprezza nessuno e ti costringe a dimostrare sul campo che sei migliore di lei. Rybakina no, venendo travolti nel primo set e beffati nel terzo, quando il peggio (svantaggio di set e break) sembrava essere passato. In certi momenti, soprattutto nel primo set, faceva impressione vedere la diversa velocità con cui si muovevano i due (ovviamente l’altezza in questo caso aiuta a sottolineare la differenza), Il gioco di gambe di Paolini è uno dei più notevoli del circuitoIn confronto, Rybakina sembrava muoversi al rallentatore; nel terzo set è stata proprio questa differenza di approccio alla palla a segnare il divario tra i due, il tempismo di Paolini, soprattutto sul rovescio (un vero barometro del suo gioco, visto che il diritto esce dalla racchetta in modo del tutto naturale modo), è stata perfetta, mentre la Rybakina, dopo un momento di splendore terminato con la vittoria del secondo set, è apparsa sempre più pesante nei movimenti.

Nessuno può battere Iga Swiatek in questo momento

DDue ore dopo la semifinale con Rybakina, per non farsi mancare nulla, l’azzurra è arrivata anche in semifinale di doppio insieme a Sara Erraniin una giornata che lei stessa ha definito “perfetta”.
In semifinale è arrivata l’occasione della vita, perché al posto di Sabalenka, numero 2 del mondo, dall’altra parte della rete c’era Mirra Andreeva, diciassettenne russa, la prossima stella del tennis mondiale. Le due non potrebbero essere più diverse, la russa è una predestinata, è considerata la nuova Sharapova e il suo futuro da star del tennis sembra chiaro davanti a lei. Paolini a 28 anni gioca il miglior tennis della sua vita, non è mai stata una predestinata e salivo i gradini passo dopo passo, senza salti per accelerare il passo e raggiungere il tennis dei grandi. La differenza di consapevolezza tra i due è stata disarmante, l’azzurra ha giocato sapendo che quella sarebbe stata la sua partita, il suo momento, che ha faticosamente costruito nel tempo. Andreeva ha giocato senza sapere esattamente cosa fare, consapevole che di occasioni come questa non mancherà nel corso della sua carriera. La vittoria di Paolini è stata schiacciante (6-3 6-1) e il giorno successivo l’azzurra si replica nel doppio, arrivando in finale in entrambi i pareggi.

Il primo dei due, come detto, è andato male, ma senza rimpianti, nessuno può battere Iga Swiatek in questo momento, il suo è un dominio netto, che diventa ancora più evidente sulla terra. Le vere speranze di diventare campionessa dello Slam ci saranno domani, quando lei, con Sara Errani, affronterà la coppia Gauff-Siniakova, in una finale difficile ma aperta.
Spesso ci chiediamo quali siano i grandi segreti di questi campioni e le storie diventano epiche e fantastiche. Nel caso di Paolini però, il segreto è che non ci sono segreti, solo una buona dose di talento, una mole enorme di lavoro, le persone giuste al suo fianco e la rara qualità di pensare giorno dopo giorno, con la consapevolezza dei propri limiti. , ma anche delle proprie qualità. Niente di più, niente di meno.

 
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