Quando l’incidente non è mortale – .

Quando l’incidente non è mortale – .
Quando l’incidente non è mortale – .

Quando l’incidente non è mortale

Le notizie
Martedì 4 giugno 2024 sulla falesia di Cournalét (vicino a Vernante, Valle Vermenagna, in provincia di Cuneo) si è svolto un corso di avvicinamento all’arrampicata a beneficio degli studenti del primo anno del liceo Giolitti-Gandino di Bra (CN). Il corso è stato progettato nell’ambito del progetto Green Days.

Insieme al gruppo scolastico erano presenti come accompagnatori alcuni insegnanti dell’istituto. I ragazzi sono stati seguiti passo dopo passo da due guide alpine, che hanno spiegato loro i fondamenti e le regole di sicurezza di questa disciplina.

Cournalét è infatti una falesia adatta a tutti, anche ai principianti, con vie di varia difficoltà in base al proprio livello e generosamente ed ottimamente chiodate. La vicinanza ai parcheggi (tra 5 e 10 minuti a piedi, a seconda di quale dei cinque settori si vuole raggiungere) ne favorisce la frequentazione.

Con casco, imbracatura e scarpette, alcuni studenti stavano affrontando un settore di bassa difficoltà, quando uno dei ragazzi, non ancora quindicenne, impegnato nell’arrampicata e comunque ad un’altezza ragionevole, cadde all’improvviso, finendo addosso ad un professore. . Non è chiaro se l’insegnante fosse sul percorso o abbia cercato consapevolmente di attutire la caduta dello studente e ne sia stato sopraffatto.
Erano circa le 15, immediata la chiamata al 112 e sul posto sono arrivati ​​due elicotteri, alla presenza degli operatori sanitari e del nucleo SAGF, il soccorso alpino della Guardia di Finanza.

Il ragazzo, subito intubato, è stato portato al CTO di Torino in gravissime condizioni per un trauma cranico. Durante il trasporto è andato in arresto cardiaco ed è stato rianimato con successo. Dopo alcuni giorni di coma farmacologico, ora sembra essere fuori pericolo e senza aver riportato alcun danno permanente.

L’insegnante ha riportato ferite medio-gravi (codice giallo) ed è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Cuneo. Ha riportato traumi agli arti e alle costole.

La scogliera del Cournalét
Situata nel Vallone del Cournalét ad una quota di circa 1200 metri ed esposta a sud (settore 5) o sud-ovest (settori 1-2-3-4), quindi arrampicabile tutto l’anno, neve permettendo, la falesia è divisa in cinque settori. Vi si tracciano circa 110 lunghezze di corda, con difficoltà che varia dal 4a all’8a, con un’altezza compresa tra 10 e 35 metri.

Le vie sono attrezzate con spit da 8 mm, con qualche eccezione con spit in resina da 10 mm. Generalmente la chiodatura è ravvicinata. Tutte le soste sono attrezzate con catene e maglie rapide.

La scogliera (detta anche “di Vernante”) è sicuramente una delle più belle e frequentate della provincia di Cuneo. L’ambiente circostante è incantevole e sotto la scogliera sono presenti tavoli e panche per i picnic, in prossimità del ruscello. Il settore 3 e il settore 5 dispongono anche di vie lunghe (max 3), mentre i restanti settori offrono solo vie monotiro, per un totale di circa 80 vie chiodate.

La roccia è un calcare grigio di ottima qualità, con ottimo grip che dà sicurezza allo scalatore. L’arrampicata è estremamente varia: sono presenti anche placche molto tecniche, strapiombi e passaggi verticali di forza e di dita molto belli e suggestivi. I settori 1 e 4 presentano alcune vie con appigli intagliati.

Per dettagli, approfondimenti e lista delle vie: https://www.cuneoclimbing.it/relazioni/falesie/Cournalét.pdf

Risultati e considerazioni
È opinione diffusa che nell’arrampicata sportiva gli incidenti siano molto rari: purtroppo però sappiamo che anche la chiodatura più generosa non garantisce sempre la sicurezza al 100%. L’arrampicata resta uno sport potenzialmente pericoloso, anche nelle falesie meglio attrezzate e mantenute.

Accanto al fattore tecnico, dove si dà per scontato che tutto sia stato fatto a regola d’arte, bisogna considerare anche il fattore umano, quindi gli errori, le sviste e, aggiungerei, anche qualche particolare sfortuna, sempre possibili.

Sull’accaduto sono in corso le indagini, ovviamente è in corso un’inchiesta per colpa, ma non sembra che l’opinione pubblica sia particolarmente attenta a questo episodio.

Quando l’allievo è “preparato” per la prova, è compito dell’istruttore (che in questo caso era una guida alpina) verificare che ogni dettaglio sia a posto, in particolare il nodo con cui è legato l’allievo alla corda che lo fissa lui durante la salita e che dovrà poi sostenerlo con tutto il suo peso durante la discesa a terra. È molto probabile che il nodo non fosse stato completato, infatti si è sciolto non appena è stato stressato all’inizio della discesa. Per fortuna l’incidente non è stato mortale grazie alla pura coincidenza della caduta su un altro corpo umano (quello dell’insegnante di educazione fisica).

L’episodio, ovviamente, dovrebbe far riflettere tutti sulla sicurezza in falesia e innescare quell’apposito dibattito che però non sembra essere avviato.

Le parti in gioco sono molteplici: da una parte le amministrazioni, la scuola e il pubblico in generale, dall’altra le guide alpine, i tecnici FASI e Usacli e chiunque altro insegni o accompagni. In passato (e purtroppo anche oggi) abbiamo assistito molto più spesso a discussioni accese tra le diverse categorie di insegnanti che a discussioni ragionate incentrate sull’interesse e la cura per il cliente e/o l’allievo. Insulti e lamentele allontanano gli interessati dalla piena consapevolezza che un giorno potrebbe capitare a chiunque di loro una cosa del genere.

Al di là della nostra vicinanza all’infortunato e del grande rammarico per la guida coinvolta in questo caso (che certamente non avrà pace a lungo su quanto accaduto), resta tangibile la pubblicità negativa per l’arrampicata sportiva, sicuramente “marchiata” da anni da questa grave tipologia di evento inaspettato.

Il fatto che l’incidente sia avvenuto con l’assistenza di professionisti mette in discussione i protocolli che certamente dovranno essere rimessi in discussione per uniformarli e rinnovarli in modo più efficace. Perché adesso questo sport “sicuro” da proporre alle scolaresche rischia di fare passi indietro e di incisarsi in un inaccettabile concetto di “rischio”.

Il management delle guide dovrebbe porsi domande con sana autocritica ed essere quindi in prima linea nel proporre nuove soluzioni. I rapporti tra i diversi attori della didattica e dell’accompagnamento in montagna dovrebbero migliorare, rassicurandosi nella visione comune di interesse e cura per chi si mette nelle loro mani, invece di perdersi in altre cause legali, litigi e discussioni velenose. Tutti dovrebbero essere consapevoli che sono proprio le vertenze a scatenare la disaffezione dell’opinione pubblica e l’accanimento della giustizia.

Purtroppo però anche in questo caso si tende a dare la colpa alla legge dei grandi numeri, e quindi ad archiviare o, peggio, a cercare di insabbiare (è grave, ad esempio, che questo episodio non abbia trovato spazio sul più importante quotidiano regionale, La stampa).

Anche se fortunatamente l’incidente non è stato mortale, non può essere considerato un semplice inconveniente, perché la vita delle persone è comunque in gioco.

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