Caccia all’assassino di chef famosi – .

Caccia all’assassino di chef famosi – .
Caccia all’assassino di chef famosi – .


Antonino Cannavacciuolo viene trovato morto, cadavere galleggiante sul Lago d’Orta. Massimo Bottura subisce la stessa sorte pochi giorni dopo, ucciso con uno spiedo. E non finisce qui. Chissà se toccheranno ferro o conteranno sul fatto che morire in modo letterario allungherà loro la vita, i grandi chef che Luca Iaccarino, giornalista, gastronomo e scrittore, ha inserito come vittime, con nomi, cognomi e piatti veri nella sua romanzo Qualcuno sta uccidendo i più grandi chef d’Italiauscito poche settimane fa dalla casa editrice torinese Edt (336 pagine, 15 euro), un giallo gastronomico scritto con lo stile sarcastico e acuto che contraddistingue Iaccarino ma anche una trama meccanica, tecnicamente perfetta, che può essere letta sia come un classico detective racconto, con la curiosità di scoprire alcuni dietro le quinte della scena gastronomica italiana, che Iaccarino conosce bene e di cui è ricco di dettagli veritieri in modo quasi inquietante.

Iaccarino è infatti uno dei giornalisti gastronomici italiani di maggior successo. Nato a Torino nel 1972, collabora con il Corriere della Sera ed è food editor della stessa Edt, per la quale cura la sezione pop delle guide ai ristoranti I Cento. Tra i suoi libri Dire “Fai Mangiare”. (AGGIUNGERE), cibo di strada (Mondadori), il notevole Appetiti (EDT), Cacio&Pepe – Due detective al ristorante (Mondadori) e soprattutto Qualcuno sta uccidendo i più grandi chef di Torino, pubblicato da EDT sette anni fa e che costituisce un ideale prequel del libro attuale. In quel giallo Iaccarino limitava il suo campo d’azione al territorio che conosce meglio, il capoluogo piemontese (chissà se Iaccarino si consideri a torto o a ragione il più esperto frequentatore delle Piole di Torino) e a finire uccisi furono i “verissimi” Matteo Baronetto del Del Cambio, uno dei migliori ristoranti della città, Davide Scabin allora chef del Combal.Zero, i titolari di uno dei bar più storici di Torino, Mulassano, strangolati dai panini che si dice siano stati inventati nel proprio quel posto.

Someone is killing Italy’s greatest chefs è un romanzo godibile e appassionato, quasi giornalistico, in cui si ironizza volentieri anche su certi vizi dell’ambiente giornalistico che celebra gli chef stellati. Alla fine del libro, in appendice, sono elencati i ristoranti citati nel volume e sono venticinque tra i migliori ristoranti d’Italia e del mondo, dal Central di Lima al Duomo di Ciccio Sultano di Ragusa Ibla, dall’Etxebarri all’Axpe all’Eleven Madison Park di New York, dal Seta di Milano alla Madonnina del Pescatore di Senigallia, dal Mugaritz all’Errenteria al Noma e al Geranium di “Copenhagen”.

Ma insomma, chi uccide i grandi chef italiani? Ovviamente dovrete leggere il libro per scoprirlo, non sono così ingenuo da rovinarvi la sorpresa.

Sappiate che a sbrogliare il pasticcio sarà una squadra piuttosto bizzarra capitanata dal sornione commissario Santamaria, e composta dallo stesso Iaccarino, giornalista precario, dall’intransigente funzionaria Ornella Pedroni, dalla sensitiva in sedia a rotelle Madame Gombrich, dal borseggiatore in pensione Domingo conosciuto come il Favoloso ed Emiliano Ranzani, titolare del Caffè Vini Emilio Ranzini, l’ultima vera piola torinese (anche questo locale vive e lotta con noi nella realtà). Filo conduttore del romanzo è la carriera della brava cameriera marchigiana Jessica de Sonnaz, vera musa ispiratrice del romanzo. Buona lettura.

 
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