
Un rapporto tormentato, segnato da frequenti crisi ma che per qualche motivo non si era mai interrotto, perché «qualunque cosa accadesse tornavano sempre insieme». Così chi li ha conosciuti descrive il rapporto tra Francesca Giornelli e Lamberto Roscini. La vittima ritratta come una donna fragile, un tempo bella e oggi di una magrezza preoccupante, lontana dal ricordo di un’infanzia felice. Quando Francesca era bambina, la famiglia paterna aveva acquistato un casale a Tuoro in aperta campagna. Un legame, quello con il Trasimeno, che nella donna era sempre rimasto fortissimo. Tanto che negli anni ha cercato diverse case in affitto, prima a Vernazzano e poi in via Sette Martiri, in quella casa dove ieri pomeriggio ha trovato la morte per mano del compagno che poi si è tolto la vita, secondo alla pista più accreditata al momento dagli inquirenti.
“Litigavano spesso – ci racconta chi aveva vissuto accanto a loro – ma lui sembrava sempre assecondarla. La sua compagna dormiva spesso in macchina perché lo mandava via da casa”. Tutti i conoscenti ricordano la passione per i viaggi, “andavano via spesso, per mesi. In India ma anche in altri Paesi – dicono -, recentemente anche a Dubai. Ma Francesca ha sempre voluto tornare a Tuoro, alla fine. Ora so che cercava studenti per tutorare l’inglese che lei parlava molto bene”. Francesca ha avuto anche una figlia, poco più che trentenne, nata da una precedente relazione. Lamberto Roscini, invece, era originario di Perugia, dove la famiglia gestiva da anni un’attività in zona Elce, racconta chi lo aveva frequentato, era in pensione da tempo, “mi disse che aveva un assegno di invalidità perché vittima di un incidente sul lavoro: era caduto da un tetto. Poi avevano un reddito, credo affitti o qualcosa del genere. Non sembravano ricchi, ma non avevano mai avuto problemi economici”. I problemi erano altri: solo qualche mese fa aveva pubblicato un post sui social in cui chiedeva di una casa in affitto perché Francesca voleva “buttarlo fuori”, poi nei commenti la contro “crisi è tornata”. Ma il peggio doveva ancora venire.
Sara Minciaroni