no al fotografo di strada che lavora con l’argento – .

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Nelle pittoresche strade di Lezzeno, tranquillo paesino sul Lago di Como, vive un fotografo unico nel suo genere: Rosario Patanè. Armato di una macchina fotografica dei primi del Novecento, questo artista itinerante cattura l’anima delle persone nelle strade di Milano, sua principale fonte di ispirazione. Utilizzando un’antica tecnica di sviluppo dell’argento, Rosario realizza immagini uniche e irripetibili direttamente sul campo, senza l’ausilio di un negativo. È un processo magico che trasforma momenti fugaci in ricordi tangibili, consegnati agli spettatori sotto forma di preziose fotografie. Tuttavia, non tutto è roseo per questo artista della luce. Pur avendo una regolare partita IVA e un talento indiscutibile, Rosario incontra un ostacolo inaspettato nella sua carriera artistica: il Comune di Bellagio. Sgomento e deluso, Rosario ricevette un netto rifiuto da parte dell’amministrazione di Bellagio quando chiese il permesso di esercitare la sua arte nei pittoreschi vicoli della città. La ragione? Non rientra nella categoria degli artisti di strada, ma piuttosto in quella degli artigiani.

Dove sono nate la fotografia e la cartolina

Ciò che rende questa situazione ancora più paradossale è la significativa storia che lega Bellagio alla fotografia. È qui, nel 1833, che William Henry Fox Talbot ebbe l’illuminazione che avrebbe cambiato il corso della storia della fotografia. Utilizzò poi la cosiddetta macchina fotografica Lucida che proiettava un’immagine luminosa su un supporto che l’artista e scienziato ricalcò e dipinse, trasformando quell’immagine, generalmente un panorama, in un’antesignana delle moderne cartoline. Durante una visita a Civenna (frazione di Bellagio), Fox Talbot ebbe l’ispirazione di creare la prima tecnica di lavoro nella storia della fotografia, che utilizzava il nitrato d’argento.

Il paradosso di Bellagio

Proprio nel cuore di Bellagio, dove un giorno nacque l’idea che avrebbe portato alla nascita della fotografia moderna, Rosario Patanè si ritrova ora a lottare per praticare la sua arte senza ostacoli. È un’ironia del destino che mette in luce la complessità e le contraddizioni della vita moderna. Nonostante le sfide e le delusioni, Rosario continua a perseguire la sua passione, svolgendo il suo lavoro con dedizione e orgoglio, ma solo in alcune città viene accolto. “A Milano, Pavia e Bergamo, per esempio – spiega a QuiComo l’artista e fotografo – posso lavorare regolarmente, mentre a Bellagio, dove tutto è nato, non mi autorizzano. È assurdo, anche perché così si crea una distinzione rispetto ai pittori. Ma sono anche un artista e non un banale fotografo. Le mie foto, infatti, sono uniche e irripetibili in quanto negative. Purtroppo non sembrano volermi né a Varenna né a Como. È un peccato, perché il lago è davvero una fonte inesauribile di ispirazione e so che i turisti apprezzerebbero molto il mio servizio.”

Un’immagine che sfida i secoli

La tecnica utilizzata da Patanè, praticamente la stessa sviluppata da Fox Talbot, fa sì che la fotografia creata non solo sia unica e irripetibile, ma quasi eterna. “Si pensa che possano durare fino a cinquecento anni – spiega Patanè – anche se finora quelli più antichi che abbiamo hanno solo, per così dire, circa due secoli. Questa longevità è data proprio dalla tecnica dell’argento”.

 
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