Schifani e la promessa rimasta sulla carta – .

Schifani e la promessa rimasta sulla carta – .
Schifani e la promessa rimasta sulla carta – .

CASTELDACCIA — Il 10 maggio scorso, con una lettera a Repubblicail governatore della Sicilia Renato Schifani aveva formalmente promesso di “affrontare in prima persona” l’annoso problema della mancanza di controlli sui luoghi di lavoro nell’isola, a causa della mancanza di personale per effettuarli. Un anno e decine di morti sul lavoro dopo, nulla è cambiato. E ieri altri cinque lavoratori non sono tornati a casa. Ancora una volta erano tutti impiegati in aziende che nessuno controllava mai.

Un furgone anonimo, l’elenco delle lavorazioni e dei materiali scritto su un foglio di carta sgualcito, nessun documento, certificato o autorizzazione. Per capire come e perché tre delle vittime della strage di Casteldaccia, formalmente operai edili, siano finiti in quella vasca e lì abbiano perso la vita, ieri pomeriggio i carabinieri sono dovuti andare a frugare negli uffici della Gruppo Quadrifoglio. In precedenza, dicono le indiscrezioni, non era mai stato controllato. Così come il cantiere dell’Amap non era mai stato verificato, per quanto ne sappiamo.

Non è difficile in Sicilia dove i controlli sono impossibili. Autonoma in materia di salute e sicurezza sul lavoro, l’Isola non si avvale di dipendenti e funzionari dell’Ispettorato Nazionale, ma solo di proprio personale. E dopo gli ultimi pensionamenti, ce ne sono 49 in totale su un fabbisogno stimato dalla Regione stessa in “almeno 280 unità”. Solo dovrebbero poter controllare le oltre 350mila imprese siciliane.

«Spero che nessuno della giunta regionale abbia il coraggio di esprimere il cordoglio per l’ennesima strage sul lavoro o di presentarsi al funerale, quando ce ne sarà uno – dice Francesco Lucchesidella segreteria regionale della Cgil – Perché gli strumenti per fronteggiare questa situazione ci sono, e sono chiusi in un cassetto del dicastero”.

Quasi due anni fa, per colmare la lacuna nei controlli, l’Ispettorato nazionale, allora diretto dal magistrato Bruno Giordanoe la precedente amministrazione regionale aveva firmato un protocollo, attuato anch’esso tramite decreto. Roma si sarebbe occupata di inviare personale “senza alcun onere per le casse regionali” per rimpinguare le scarne fila degli ispettorati territoriali. Anche gli uffici, grazie ad una convenzione con Inps e Inail, sarebbero stati in comodato d’uso gratuito.

Ma sono arrivate le elezioni regionali, il governo è rimasto in mano al centrodestra, ma è cambiata l’amministrazione e il protocollo è rimasto sulla carta. A Roma, Giordano fu una delle prime vittime della sistema di rovina del governo Meloni.

Di quell’accordo nessuno parlava più, tranne i sindacati che da mesi chiedevano incontri e confronti. Il Dipartimento del lavoro, della famiglia e delle politiche sociali – presieduto dal governatore Renato Schifani ha affidato a Nuccia Albanonella zona di New DC Totò Cuffaro, il partito dell’ex presidente della Regione siciliana tornato in politica dopo una condanna definitiva per favoreggiamento mafioso – si è rivelato un muro di gomma. «Ci ​​sono delle criticità», era il ritornello generico dietro il quale si trinceravano la consigliera e la sua famiglia. “Le risposte arriveranno entro una settimana, dieci giorni”, aveva detto Repubblica nel gennaio 2023, salvo poi respingere al mittente ogni richiesta di chiarimenti sul punto.

Le questioni – emerge nei mesi successivi – sarebbero due: i fondi regionali o nazionali a cui verranno destinate le sanzioni e la classificazione gerarchica del personale. Questioni già risolte, aveva spiegato pubblicamente anche l’ex direttore dell’Inl Bruno Giordano, ricordando che il protocollo era già stato analizzato dai legali della Regione. Parole al vento.

Una toppa è stata fatta con l’articolo 16 del Decreto Lavoro, che prevedeva un sostegno agli ispettorati siciliani l’invio di un “contingente” di volontari, disposto a lavorare sull’isola per sei mesi, prorogabili. La montagna che ha partorito un topo: al primo giro si sono presentate trenta persone che – tranne un ispettore – hanno chiesto di essere prolungato dell’incarico. Degli ulteriori quaranta annunciati a ottobre dal ministro Elvira Calderonenemmeno un’ombra.

Problema: nessuno è un tecnico, ha ammesso qualche settimana fa la stessa consigliera Albano. Traduzione: nessuno è in grado di capire se i macchinari e i dispositivi di un cantiere, di un magazzino o di una fabbrica siano adeguati o a norma. Inoltre, infatti lavorano con un braccio legato dietro la schiena: non possono fare nulla da soli, per i controlli devono presentarsi in tandem con i colleghi siciliani o con i carabinieri Nil. Nonostante ciò, nei primi sei mesi si scoprirono irregolarità nel 93% delle aziende controllate.

«Lo Stato e la Regione Sicilia, dove c’è un ispettore ogni 39mila imprese – tuona Giordano – non dovrebbero far altro che inchinarsi davanti alle famiglie di chi questa mattina è uscito di casa per guadagnarsi da vivere e non tornerà più. Poi ci sarebbe bisogno di un’assunzione di responsabilità”.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Laura Nargi candidata sindaco di Avellino apre la campagna elettorale – .
NEXT “Non capisco l’approccio del Cagliari a San Siro contro il Milan” – .