La Zarina di Nordio c’entra con la riforma della giustizia: l’Alta Corte è un’idea di Giusi Bartolozzi – .

La Zarina di Nordio c’entra con la riforma della giustizia: l’Alta Corte è un’idea di Giusi Bartolozzi – .
La Zarina di Nordio c’entra con la riforma della giustizia: l’Alta Corte è un’idea di Giusi Bartolozzi – .

Coincidenze. Molto indicativo. Segno di grande potere persuasivo. Potere di una donna. Magistrato dedito alla politica. E ora alter ego di Nordio. È stato detto. È stato scritto. È noto. Ma se lo sfondo si concretizza e diventa addirittura una legge costituzionale, allora la novità c’è. E deve essere registrato.

Questo sfondo per rivelare di chi è Giusi Bartolozzi – detta Zarina per il grande potere che esercita sulla Custode dei Sigilli Nordio e sull’intero Ministero della Giustizia – l’idea di collocare l’Alta Corte nella riforma costituzionale della giustizia. Colui che dovrebbe giudicare tutti i giudici che sbagliano. Per intenderci, prendano il posto dell’attuale sezione disciplinare non solo del Csm dei magistrati ordinari, ma degli organi equivalenti delle altre magistrature. Un super tribunale per toghe di ogni genere che incappano in un errore, lieve o gravissimo che sia.

Ma non è l’Alta Corte che ci interessa qui, e di cui vogliamo parlare. Ma da Zarina Giusi. O Giusi, la Zarina, come preferisci. Perché ci sono due fatti. Il primo è, appunto, la comparsa del progetto dell’Alta Corte nella riforma costituzionale. Fino ad oggi, in questo contesto, non ce n’era. La seconda è che la stessa Giusi Bartolozzi, l’8 ottobre 2020, nel corso della scorsa legislatura, deputata di Forza Italia, ha depositato un disegno di legge costituzionale. Nel frontespizio si legge: “Introduzione dell’articolo 105-bis della Costituzione, concernente l’istituzione dell’Alta Corte di Giustizia della Magistratura, competente per i provvedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati”. La proposta, due pagine in totale, ha sonnecchiato alla Camera per tutto questo tempo, mentre scorreva la vita di Bartolozzi, quella politica ovviamente. Da Forza Italia al gruppo misto, dopo una discussione furibonda su un suo emendamento non andato a buon fine.

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Oggi l’idea di Bartolozzi è invece arrivata sul tavolo di Palazzo Chigi. Entrò a pieno titolo e di diritto nella riforma costituzionale che porterà il nome di Carlo Nordio. Finora era rimasta, lanciata anche dal Pd e dal Luciano Violante, nel limbo delle ipotesi legislative. Ora entra in gioco la riforma costituzionale della giustizia Meloni-Nordio. Di cui, forse, è il capitolo meno devastante. Anche se stabilirlo equivale a negare integralmente la capacità e il diritto professionale e morale dei giudici di farsi giustizia da soli.

Bartolozzi, anche lei magistrato, è ufficialmente, e con la consacrazione del Csm, da un mese capo di gabinetto di Nordio. È stata al suo fianco fin dai primi momenti del suo ministero. E a chi le chiedeva i motivi, lei con calma ha risposto “siamo amiche da tanto tempo”. Identica la versione dell’ex procuratore aggiunto di Venezia: «sì, io e Giusi ci conosciamo da tanto».

Ma che una proposta di Zarina Bartolozzi diventi ora uno dei punti forti della legge costituzionale sulla giustizia, che polarizzerà per anni il dibattito e sarà in assoluto la più discussa e dibattuta dai magistrati italiani, una proposta che avrà un’influenza decisiva sui futuri, o meglio sui futuri Consigli Superiori della magistratura, va attribuita alla sua “madrina” che certamente lo ha spinto in questo disegno di legge. C’era anche lei, a Palazzo Chigi, venerdì pomeriggio, durante gli ormai storici 40 minuti in cui il presidente del Consiglio Meloni ha deciso di formalizzare la presentazione della riforma costituzionale della giustizia prima del voto per le elezioni europee, e nel pacchetto di proposte c’era anche Alta Corte Bartolozzi. O forse era lì proprio perché Bartolozzi è capo di gabinetto in via Arenula.

 
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