David 2024, Eva Nestori dopo la premiazione al marito Michele Riondino. «Siamo a Taranto per incontrare i confinati» – .

David 2024, Eva Nestori dopo la premiazione al marito Michele Riondino. «Siamo a Taranto per incontrare i confinati» – .
David 2024, Eva Nestori dopo la premiazione al marito Michele Riondino. «Siamo a Taranto per incontrare i confinati» – .

Su Instagram, Eva Nestoritruccatore, ha pubblicato la statuetta di David di Donatello, l’Oscar del cinema italiano. Suo marito, Michele Riondino, le è valso il premio come miglior attore protagonista “Edificio Laf”, il suo primo lavoro da regista, ambientato all’Ilva e che racconta una vera storia di mobbing. E ha vinto anche lei. «Ringrazio mia moglie per aver realizzato la maschera di Caterino», sono state le parole di Riondino dal palco del Teatro 5 di Cinecittà. Su cinque nomination, il film vinse tre David, oltre a Riondino, Elio Germano come miglior attore non protagonista e Diodato per la migliore canzone originale con “La mia terra”.

Eva, come ti senti?
«Siamo stupiti dall’affetto, dai messaggi dei colleghi e delle persone che ne sono state l’ispirazione: i tarantini. Io e Michele facciamo fatica a renderci conto che sia successo. Le sue parole nei miei confronti sono state un colpo al cuore”.

Elio Germano ha rivelato che avrebbe dovuto interpretare l’operaio Caterino Lamanna. Quindi fu deciso che la sua parte sarebbe andata a suo marito. Lei era d’accordo?
«Caterino non poteva che essere lui. Ce l’ha dentro, doveva solo tirarlo fuori. Il mio primo pensiero è stato quello di togliergli l’aria affabile. Invece dei suoi occhi verdi, ho optato per lenti marroni per togliere profondità. Ma non ci sono riuscito. Il risultato sono stati occhi scuri, meravigliosamente profondi e pieni. Poi ho lavorato sui suoi denti, per cancellare il suo sorriso rassicurante e genuino. Volevo che il marciume emergesse; e così Michele si è messo un boccone, qualche dentiera, un po’ sporca di fumo. E ho lavorato sulla pelle, che doveva essere vissuta, di chi è a contatto con il calore estremo dell’altoforno, scegliendo una texture bruciata”.

La storia è ambientata nel 1997. Come ne viene influenzato lo stile?
«Caterino ha 40 anni, è cresciuto negli anni ’70 e porta con sé l’aria grintosa di quegli anni. Lo si capisce dai baffi e dalle basette in stile Freddie Mercury. In questo è stata fondamentale la collaborazione con Claudia Pallotti, responsabile del reparto parrucchieri. Caterino nonostante non appaia simpatico, si prende cura di sé e si pettina. Si piace ed è contento. Molte delle nostre solitudini sono racchiuse in lui, sembra avere tante persone attorno a sé. Invece è solo. È accattivante.

Quanto tempo è durato il trucco?
«Non avendo protesi, solo 45 minuti. Anche perché i tempi sono stretti”.

Quale scena di «Palazzina Laf» ti ha colpito di più?
«Ogni volta che vedo Caterino leggere la lettera-preghiera dei dipendenti indirizzata al vescovo piango perché racconta cosa sono i confinati. E poi quando invita Rosalba (l’attrice Marina Limosani), chiusa in una stanzetta, a ballare. Lei accetta. E così facendo rappresenta la difficoltà che noi donne abbiamo nel rifiutare certe cose, non per codardia, ma per paura”.

Il film ha richiesto sette anni di preparazione tra ricerche e incontri.
«Per un periodo ci siamo trasferiti a Taranto. Sul posto era più facile incontrare i confinati. Io e Michele ne abbiamo parlato per ore, giorni, mesi, anni. Questo film è il nostro terzo figlio”.

Il costumista Sergio Ballo (premiato con Daria Calvelli per «Rapito» di Marco Bellocchio) era arrabbiato per la scelta di farsi mettere «sulle scale, come Wanda Osiride». Cosa ne pensi?
«Facciamo il nostro lavoro con amore e passione. Ci hanno rimandato un po’ indietro e mi è dispiaciuto. Capisco che il Teatro 5 vada valorizzato, ma si è persa un’occasione per stare davanti e uscire dalle quinte”.

Lei si definisce “orgogliosamente ciociara”. Anche lei è un po’ Tarantino?
“Certo. Quando ho passeggiato per il centro storico me ne sono innamorato. E spero di trascorrere qui la mia vecchiaia”.

Come hai conosciuto Riondino?
«Ci ​​ha presentati nel 2006 un’amica, Cristiana Vaccaro. Stiamo insieme dal 2010».

Del tuo primo bacio, il marito dichiara: «Sapevo che non sarei mai tornato indietro. È stato un incantesimo. Cosa ha provato?
“Ho capito cos’era l’amore, che mi era sfuggito fino all’età di trent’anni.”

Sui social ha postato le foto delle nozze con diverse foto e ha scritto: «Il 13 giugno 2023 Michele sposa la ragazza bruna che aveva conosciuto una sera di tanti anni fa; il 14 giugno 2023 Michele sposa la sua bionda preferita”.
«La prima foto riguarda la cerimonia civile nel Comune di Noto: mi sono presentata con una parrucca bruna perché, a volte, Michele mi chiede di scurirmi nuovamente; il giorno successivo il rito è stato tenuto dalla nostra amica Cristiana”.

Come sei diventata truccatrice?
«Mi sono formata all’Accademia Altieri Moda e Arte, specializzandomi in estetica cinematografica. Sono felice di aver iniziato con i primi film horror di Cosimo Alemà. Poi ho fatto molta TV, molti videoclip, pubblicità; come fiction “Il giovane Montalbano” (ringrazio il responsabile del reparto trucco, Alessandro D’Anna) e sono diventato responsabile del reparto trucco della serie “I delitti del BarLume”. Ringrazio anche la mia assistente sul set di “Palazzina Laf”, Giulia Stronati».

Le vostre bambine Frida (nata nel 2014) e Irma (nata nel 2020) seguivano i David in TV?
“Loro stavano dormendo. La tata mi ha avvertito che Frida è andata a letto poco prima che suo padre ricevesse il premio.

Andrai in vacanza in Puglia?
«Un episodio sicuramente, da decidere all’ultimo momento. A Taranto ci sono i nonni ed è il nostro rifugio”.

Qual è il tuo segreto?
«Siamo rispettosi e ci rispettiamo a vicenda. Ogni giorno è un dono e una scoperta. Non ci annoiamo, ci divertiamo e ci incoraggiamo a fare meglio. E ci permettiamo errori”.

 
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