I cittadini e l’appropriatezza delle prescrizioni – .

di Ornella Mancin

06 MAGGIO

Caro direttore,
nel dibattito in corso sull’appropriatezza prescrittiva sembra mancare del tutto una riflessione sul ruolo del cittadino/paziente che molto frequentemente richiede esami e visite dal proprio medico sulla base di sue personali indagini su Google o su suggerimento di amici e conoscenti.

Il fenomeno esiste, non può essere negato e ha un impatto significativo sull’inadeguatezza prescrittiva.

Negli ultimi anni si è assistito ad un continuo aumento delle richieste di visite specialistiche ed esami strumentali. Il progresso scientifico e tecnologico ha infatti generato nell’uomo l’illusoria aspirazione alla perfetta forma fisica, alla guarigione a tutti i costi e al superamento dell’invecchiamento e, in parte, della morte. Il prevalere dell’idea di salute come diritto rivendicabile e la medicalizzazione della vita tendono a far coincidere la richiesta di salute con i servizi sanitari.

Così accade, come dice il collega Enzo Bozza su QS (2 maggio) che pur “conoscendo molto bene le linee guida e i criteri di adeguatezza delle prescrizioni” i medici di base finiscono spesso per subire ricatti da parte della loro “clientela” che se non soddisfatta cambiare medico.

Il fenomeno non può essere affrontato “solo” con decreti punitivi rivolti ai medici (Lorenzin ci aveva già provato nel 2015) ma lavorando per un cambio di passo culturale che porti i cittadini/pazienti a essere più responsabili.

Il mantenimento del Servizio sanitario nazionale non può che partire dalla responsabilità di chi lo utilizza.

Negli Stati moderni la “salute” intesa come sistema in grado di fornire servizi sanitari risponde alla domanda di salute dei cittadini. Ma questo è solo uno dei fattori che influenzano la salute. Il mantenimento del proprio stato di salute passa innanzitutto attraverso l’applicazione di corretti stili di vita: non fumare, evitare l’alcol, seguire una corretta alimentazione, svolgere attività fisica. La salute è un bene prezioso il cui valore intrinseco deve essere riconosciuto e tutelato dall’interessato. L’impegno per mantenersi in salute non è compito del medico anche se è chiamato ad essere promotore della salute. Un’azione di promozione della salute richiede però un adeguato tempo di “cura” che consenta al medico di correggere eventuali abitudini di vita errate e di spiegare al paziente l’inutilità di molti degli esami richiesti. Spesso alla base di molte richieste inappropriate c’è la mancanza di tempo necessario per argomentare, spiegare e ragionare insieme al paziente.

Anche i cittadini devono essere chiamati a utilizzare le risorse in modo responsabile. Richieste improprie e immotivate contribuiscono ad aumentare la spesa sanitaria e a rendere insostenibile il mantenimento del Servizio Sanitario Nazionale, che non può certo contare su risorse illimitate. Il cittadino/paziente non può essere solo un utente passivo del SSN ma deve essere corresponsabile del suo mantenimento. Se saranno necessari esami non necessari, questi andranno a scapito di altri pazienti che forse ne avranno più bisogno.

Troppi utenti pensano al Servizio Sanitario Nazionale come a un “supermercato” dove mettere nel carrello tutto ciò che può sembrare utile per sé o per i propri cari. È impensabile pensare che il controllo di tutto questo possa essere affidato esclusivamente agli operatori sanitari, ai medici; né è facile immaginare che ciò possa cambiare per decreto.

Dobbiamo investire di più nella sanità e nell’educazione civica.

Ogni cittadino deve percepire l’immenso valore del nostro Servizio Sanitario Nazionale (un sistema che consente un accesso equo, egualitario e universale alle cure), sentire la responsabilità di dare il proprio contributo al suo mantenimento e comprendere che è parte di una comunità dove tutti devono agire in gli interessi di tutti in modo favorevole.

I cittadini devono essere resi consapevoli che la salute pubblica è un bene da preservare a beneficio di tutti.

Serve un cambiamento culturale che richiede un impegno educativo e uno sforzo relazionale i cui frutti non saranno immediati ma sicuramente più proficui e duraturi.

Serve un patto con il cittadino, che deve passare da semplice beneficiario a corresponsabile e custode del Servizio sanitario nazionale, bene pubblico comune che richiede l’attenzione e la cura di tutti.

Ornella Mancin

06 maggio 2024
©Tutti i diritti riservati


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