Il grande mistero delle borse, con numeri clamorosi che vanno spiegati – .

Il grande mistero delle borse, con numeri clamorosi che vanno spiegati – .
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La regola è sempre la stessa, ma i tempi sono cambiati e il risultato è quindi sorprendente: più il mondo sembra andare a puttane, come si suol dire, più i mercati, nel lungo periodo, sembrano essere felici. Perché? C’è stato un tempo non troppo lontano in cui la regola era chiara: se c’è un evento nel mondo capace di rimettere in discussione l’ordine globale, non sai quando, non sai come, non sai perché, ma sai che prima o poi i mercati ne risentiranno e sai che in Borsa gli azionisti ti daranno del filo da torcere. È così da molti anni e tutti ricorderanno cosa accadde all’indomani dell’11 settembre 2001. Ma la notizia sensazionale degli ultimi tempi – ieri le borse europee, come quelle americane, sono crollate per i timori di un rinvio dei tagli dei tassi da parte della Fed, ma è una nuvola passeggera – è che l’Occidente libero, democratico e dolcemente immerso sul mercato, ha improvvisamente trovato un nuovo equilibrio che ha portato i mercati azionari ad essere ottimisti sul futuro anche in presenza di eventi a dir poco destabilizzanti.

C’è una pandemia? I mercati stanno crescendo. C’è una crisi energetica? I mercati stanno crescendo. C’è una guerra nel cuore dell’Europa? I mercati stanno crescendo. C’è una guerra in Medio Oriente? I mercati stanno crescendo. Esiste il rischio che i terroristi strangolino uno dei punti chiave del commercio globale? I mercati stanno crescendo. Il debito globale è in aumento? Niente: i mercati crescono e festeggiano. Perché? Si potrebbe pensare che tutto questo sia solo un effetto ottico, un’impressione dettata da qualche fatto episodico e irrilevante. Ma la realtà dei numeri, in verità, è ancora più interessante della realtà percepita. Prendiamo gli ultimi cinque anni. Nel 2018 il Pil mondiale valeva circa 85mila miliardi di dollari, oggi vale 105mila miliardi di dollari. Crescita: 23,5%..

Nello stesso periodo, lo sviluppo dei mercati azionari – almeno di quelli occidentali, l’indice di Shanghai, negli ultimi cinque anni, è crollato del 3,56 per cento – è stato decisamente più forte. La capitalizzazione complessiva dei mercati azionari è stata di circa 76 trilioni di dollari nel 2018. Alla fine del 2023 il suo valore ha superato il PIL mondiale, raggiungendo i 110 trilioni di dollari. Crescita: 44,7%, il doppio della crescita del PIL. Non sei soddisfatto di questi numeri? Eccone alcuni altri. Negli ultimi cinque anni il Nasdaq negli Stati Uniti è cresciuto del 110%. In Giappone l’indice Nikkei 225 è cresciuto del 92%. In Germania l’indice Dax 30 è cresciuto del 60%. L’indice S&P 500, il più importante indice azionario americano, è cresciuto dell’84%. L’indice Ftse Mib in Italia è cresciuto del 63%. Registra, dopo registra, dopo registra. Perché? È il mercato a non essere più un termometro affidabile oppure è la realtà che viene letta dai mercati in modo diverso rispetto ai tempi del pessimismo universale? La verità, forse, è più vicina alla seconda ipotesi che alla prima ipotesi.

L’instabilità è diventata una nuova forma di stabilità, i paesi affidabili sono quelli che dimostrano di aver trovato un modo efficace per governare l’instabilità, l’incertezza è diventata parte della nostra vita quotidiana e la capacità mostrata dai paesi occidentali di trovare soluzioni rapide a problemi complessi ha aiutato creare una speciale forma di ottimismo, basata sulla convinzione che le cose che vanno male non andranno così male come temi e che le cose che non funzionano verranno messe a posto prima di quanto pensi. Certo, non ci sono dubbi: negli ultimi anni i mercati azionari sono stati influenzati positivamente dalla crescita record degli Stati Uniti, dall’infusione record di denaro nell’Unione Europea e negli ultimi mesi la crescita dei mercati azionari è stata favorita anche dall’ottimismo manifestato dai mercati riguardo all’imminente abbassamento dei tassi. Non c’è dubbio, quindi, che i valori delle borse mondiali, ancora oggi, sono legati ai numeri record raggiunti dalle cosiddette “big Seven”, Alphabet, la società madre di Google, Amazon, Apple, Meta , Microsoft, Nvidia e Tesla, il cui valore di borsa è cresciuto del 65 per cento nel 2023, raddoppia l’indice S&P 500 di cui fanno parte, il cui valore corrisponde oggi al prodotto interno lordo di Germania, Giappone e India (5mila miliardi di euro) . Ma il sorpasso del mercato azionario su quello reale, per così dire, ci mostra un mondo nuovo, affascinante, incoraggiante, stimolante, che manda nuovi segnali alla classe politica occidentale e che pone alcune interessanti priorità sul terreno di gioco. Sei affidabile quando dimostri la capacità di gestire le instabilità. Sei affidabile quando dimostri di saper offrire risposte concrete a problemi complessi. Si è affidabili quando si dimostra di voler governare non sfidando i mercati ma sostenendone l’ottimismo. Vale quando si pensa al macro, come si suol dire, ed è valido anche quando si pensa al micro.

E se concentrassimo per un attimo la nostra attenzione sull’Italia non avremmo difficoltà a dire che i mercati premiano il nostro Paese non tanto per quello che fa il governo, che per fortuna è poco, ma soprattutto per quello che non fa, che per fortuna è tanto. Non aver fatto molto di ciò che la destra aveva promesso alle elezioni è ciò che ha dato ai mercati italiani ragioni per avere fiducia nel futuro. Puoi biasimarlo? Viva i mercati, che ci danno ottimismo, che ci ricordano le potenzialità dell’Occidente e che ci aiutano a capire che quando un Paese è guidato da idee pericolose la migliore garanzia per il futuro è ascoltare le scosse dei mercati azionari e mostrare di non voler fare ciò che aveva promesso di fare.

 
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