Il ministro Adolfo Urso è convinto di sì attrarre costruttori cinesi nel nostro Paesee ha più volte fatto riferimento ad una fase di “conoscenza” tra le parti con più marchi.
Tuttavia, una delle possibilità è già svanita, come Chery nelle ultime ore ha formalizzato un accordo che va in una direzione diversa da quanto auspicato dal ministro del Made in Italy. Eppure Urso si era discretamente esposto, lasciando intendere che un annuncio potesse essere imminente: “Annunceremo quando le cose saranno finiteesattamente come è successo con la microelettronica quando tutti dicevano che eravamo indietro, così accadrà con il sistema auto. Quando ci saranno accordi, come è successo con Silicon box nel campo della microelettronica, annunceremo eventuali accordi”.
Ma quasi contemporaneamente Chery ha formalizzato un accordo in Spagnache diventerà quindi il Paese europeo dove l’azienda produrrà le sue auto, per renderle pienamente europee, ed evitare quindi possibili dazi aggiuntivi sulle importazioni.
Lo farà proprio a Barcellona, nella zona franca creato negli anni ’50, che ne gode uno status doganale aggiuntivo. Qui Chery ha trovato il sostegno di un’azienda locale, la Ebro EV-Motors, con la quale molto probabilmente creerà una joint venture.
Inoltre è già presente uno stabilimento pronto all’uso, che in precedenza era di proprietà della Nissan, e anche i lavoratori stessi, che ricevono un sussidio dal produttore giapponese in partenza. Si dice quindi che il primo modello, forse a Marchio Omodapotrebbe già uscire dalla catena di montaggio entro la fine di quest’anno.
A questo punto in Italia resta Dongfeng, sul quale il ministro Urso si era sempre sbilanciato, ma sembra che sul piatto del ministero ci siano anche altri nomi, che ancora non sono trapelati.
