“Indeboliscono la lotta all’evasione fiscale”. La Corte dei Conti boccia il decreto riduzione sanzioni e la riforma della riscossione dei tributi – .

“Indeboliscono la lotta all’evasione fiscale”. La Corte dei Conti boccia il decreto riduzione sanzioni e la riforma della riscossione dei tributi – .
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Il presunto “primato nella lotta all’evasione fiscale”? Dipende dalla rottamazione e dalla pace fiscale, che non hanno nulla a che vedere con la capacità dell’Agenzia delle Entrate di svelare basi imponibili e imposte non dichiarate. Gli ultimi decreti attuativi della delega fiscale varati dal governo Meloni? “Non pienamente coerente con l’esigenza di indurre una maggiore compliance fiscale”. […]

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Il presunto “record in lotta all’evasione fiscale“? Dipende da rottamazione E pace fiscale, che nulla hanno a che vedere con la capacità dell’Agenzia delle Entrate di rivelare basi imponibili e imposte non dichiarate. L’ultimo decreti attuativi della delegazione fiscale lanciato dal governo Meloni? “Non pienamente coerente con la necessità di indurre una maggiore compliance fiscale”. Là Corte dei conti coglie l’occasione dell’udienza del Documento di economia e finanza respingere in toto le ultime mosse dell’esecutivo in materia fiscale.

Il provvedimento in merito sanzioni amministrative e penaligià criticato dagli esperti perché rende più conveniente non pagare le tasse, secondo il presidente Guido Carlino rischia di “indebolire il deterrenza che è necessariamente chiamato ad esercitare l’ sistema sanzionatorio“. Perché “se da un lato una riduzione delle sanzioni amministrative appare ragionevole, questa deve avvenire a condizione che queste siano recuperate in efficacia E tempestività“. Invece il governo si è fermato alla prima parte. Mentre la situazione dal punto di vista “dell’uso avanzato delle tecnologie e banche dati” resta “insoddisfacente”, secondo la magistratura contabile: “Il margine è ancora lìutilizzo dei dati finanziariche non servono a favorire una realizzazione spontanea, sviluppandone – come sarebbe tecnicamente possibile – un’esperienza costruttiva confronto già in fase pre-dichiarazione con i dati della fatturazione elettronica e dei pagamenti elettronici”. E continuiamo a non investire abbastanza nell’amministrazione fiscale, che è a corto di personale e “le cui risorse dovrebbero essere costantemente alimentate nel tempo, in modo da garantire le necessarie continuità di azioni a sostegno dei contribuenti nel rispetto e controllo sostanziale i loro comportamenti”.

Per quanto riguarda la riforma del collezioneun vero e proprio buco nero che vanifica la credibilità della lotta all’evasione fiscale, nel decreto legislativo approvato a marzo “l’assenza di un’efficace strategia in materia di riscossione coattiva” nonostante la Corte abbia “riportato i limiti giuridici e organizzativi che ostacolano le procedure di riscossione” ed i danni delle rateizzazioni e delle sanatorie. Il cui risultato principale è quello di ampliare il numero degli evasori parziali o totali “o comunque di coloro che, seguendo le possibilità offerte dal legislatore stesso, si adeguano tardivamente e senza pagare né interessi né sanzioni”.

Il primo ministro Giorgia Meloni e la sua maggioranza, tuttavia, continuano a rivendicare i risultati ottenuti nel 2023 in termini di recupero delle entrate nella lotta all’evasione fiscale: 24,7 miliardi, secondo l’Agenzia delle Entrate. Cosa non quadra? 19,6 miliardi provenivano da attività promozionali conformità e controllo ordinario ma ben 5,1 miliardi sono “legati a proventi di misure straordinarie” ricorda la Corte. Positivo l’incremento dei pagamenti derivanti dalle lettere di ottemperanza – uno degli obiettivi del Pnrr – che sono raddoppiati rispetto al 2019, salendo a 4,2 miliardi. Ma l’importo dei pagamenti attribuibile ad un pagamento reale è “limitato”. valutazione e rettifica dei dati dichiarati dai contribuenti e all’individuazione delle maggiori basi imponibili e delle imposte originariamente non dichiarate”.

Nel complesso “la situazione italiana continua ad essere caratterizzata da alti livelli di evasione fiscale in materia di tassazione dei redditi delle persone fisiche, con particolare riguardo a attività indipendenti“. Cioè i lavoratori autonomi, la cui “propensione al gap Irpef” – la quota sottratta all’Erario rispetto all’importo previsto se tutti pagassero quanto dovuto – secondo l’ultimo Rapporto sull’evasione allegato alla Nadef era pari al 67,2% nel 2021, che equivale a 30 miliardi di buchi. Un valore anomalo se si considera che, prendendo la media di tutte le tasse, lo stesso indicatore si ferma a poco più del 15%. Eppure è proprio a quei contribuenti che il governo di destra ha “regalato” la proroga della flat tax e il varo della bilancio biennale concordato.

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