È morto Gianpietro Benedetti, amministratore delegato del gruppo Danieli. Voleva un’acciaieria sull’Adriatico, ha chiesto i danni ai cittadini che l’hanno bloccata

È morto Gianpietro Benedetti, amministratore delegato del gruppo Danieli. Voleva un’acciaieria sull’Adriatico, ha chiesto i danni ai cittadini che l’hanno bloccata
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È morto dopo una breve malattia il più noto imprenditore friulano, uomo e manager che legò la sua vita al gruppo metallurgico Danieli di Buttrio, in provincia di Udine, uno dei leader mondiali nella progettazione e costruzione di impianti siderurgici, nonché tra i primi tre produttori di acciaio in Europa. Gianpietro Benedetti aveva 81 anni e ha guidato a lungo il gruppo Danielicontribuendo a portarla ad una dimensione globale, con un fatturato di quasi 3 miliardi di euro e 8.600 dipendenti nel mondo.

Non è riuscito a realizzare il suo ultimo sogno, costruire un’acciaieria (completamente “green” secondo l’azienda), sulle sponde dell’Adriatico, a San Giorgio di Nogaro, nella laguna di Marano Lagunare, tra le spiagge di Lignano Sabbiadoro e Grado. L’anno scorso il progetto venne bloccato da a petizione sottoscritta da più di 20mila persone che la ritenevano troppo impattante, inducendo la Giunta regionale a farlo Massimiliano Fedriga fare marcia indietro e ritirare il sostegno a un’iniziativa industriale da due miliardi di euro. Benedetti aveva visto quel fallimento come un’offesa al buon nome dell’azienda, al punto da fare guerra ai firmatari della protesta, chiedendo i loro nomi e svergognando cause per il risarcimento dei danni.

Entra in Danieli all’età di vent’anni nel 1961 come disegnatore tecnico. Nel 1976 era diventato responsabile tecnico commerciale dell’ufficio commerciale, nel 1980 anche direttore tecnico, con compiti che includevano il centro ricerche. Nel 1986 viene nominato direttore generale del gruppo, mentre Cecilia Danieli ne diventa presidente e amministratore delegato. Il sodalizio imprenditoriale aveva dato i suoi frutti, facendo uscire la Danieli dalle acque basse della crisi del settore siderurgico. Alla scomparsa di Cecilia Danieli nel 2003, Benedetti ha raccolto la doppia eredità di presidente e amministratore delegato, lasciando quest’ultimo ruolo nel 2018 a Giacomo Mareschi Danielifiglio di Cecilia.

Una lunga carriera di lavoro, successi e qualche disavventura giudiziaria. Era presidente di ConfindustriaUdine, ha ricevuto il riconoscimento di Cavaliere del Lavoro e due lauree honoris causa. L’ex rettore di Udine Furio Honsell ricorda: “Fu un imprenditore di straordinario talento che per decenni portò nel mondo il nome del Friuli e la qualità e la serietà dei suoi lavoratori. Gli ho conferito nel 2006 la Laurea Honoris Causa in Ingegneria Gestionale per le sue capacità organizzative e l’eccezionale spirito di innovazione.”

Numerose furono le attestazioni successive alla notizia della sua morte. Fedriga, governatore del Friuli, parla di “un imprenditore visionario, che ha dimostrato con orgoglio anche il suo impegno per la sua terra, diventandone mecenate, impegnandosi nel mondo della comunicazione e avviando numerosi progetti per la formazione dei giovani”. Benedetti faceva parte del consorzio di imprenditori veneto-friulani che hanno acquisito dal gruppo l’anno scorso Gedi-Elkann sei testate giornalistiche del Nordest, da Venezia a Trieste, in qualità di azionista Multimedia Nord Est (Nem), coordinato da Enrico Marchi, presidente dell’aeroporto Marco Polo di Venezia.

Il nome di Benedetti è finito sulle cronache giudiziarie a causa di a presunta evasione fiscale legate alle dichiarazioni di tre società controllate, con sede formale in Lussemburgo, Industrielle Beteiligung Sa, Danieli International Sa e Danfin International Sa. La Guardia di Finanza aveva contestato evasioni per un ammontare di circa 30 milioni di euro. La Procura di Udine aveva ottenuto nel 2018 un processo e una prima condanna (con assoluzione per frode fiscale) per quelli che sembravano investimenti esteri in un paradiso fiscale, compiuti dal 2010 al 2013. In appello, Benedetti era stato invece assolto da tutti i reati . A Padova fu accusato complicità in omicidio colposo e infortuni, insieme ad altri dirigenti, a causa di un infortunio sul lavoro occorso nel 2018 alle Acciaierie Venete, che ha causato la morte di due operai.

 
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