L’industria alimentare è il settore trainante del parmense – .

L’industria alimentare è il settore trainante del parmense – .
L’industria alimentare è il settore trainante del parmense – .

La conoscenza è la chiave per mettere in pratica il tema della sostenibilità in ambito alimentare. Lavorare su ricerca e formazione di alto livello, mettere in rete istituzioni e imprese è un modo efficace per vincere la sfida. Ieri il dibattito è stato ricco al World Food Forum, nella Sala Plenaria delle Fiere. Il dibattito ha riunito coloro che sono coinvolti nella promozione di un nuovo modello di produzione alimentare e nutrizione sana, sicura e sostenibile.

«Visione globale e innovazione e ricerca sono i punti fondamentali del World Food Forum», sintetizzerà Paolo De Castro nelle sue conclusioni. Il parlamentare europeo sottolinea un errore commesso dal legislatore Ue uscente. Dalla direttiva sulle emissioni agli studi sulla genetica non OGM, il settore primario è stato penalizzato più del dovuto: “Non si è compresa la necessità di avere gli agricoltori come protagonisti della transizione ecologica, e non come imputati”.

Il segreto del successo della «Food Valley»? I distretti industriali, sottolinea in apertura Franco Mosconi, presidente della Fiera. «La competizione si fa attraverso la ricerca e lo sviluppo – prosegue -. Il divario con gli Stati Uniti è enorme. Tra i tanti compiti della prossima legislatura europea c’è la necessità di definire meglio la nuova politica industriale”. A Parma, sostiene il rettore Paolo Martelli, l’Università fa la sua parte: fa ricerca in connessione con il territorio, partecipa a Food-Er con le altre università della regione e con il suo Progetto Food dimostra che, pur essendo un ateneo generalista , nel settore alimentare crea un coinvolgimento trasversale.

Il World Food Forum, afferma il direttore dell’Upi Cesare Azzali, è l’occasione per fare il punto sul ruolo che l’integrazione tra università e ricerca aziendale può apportare come contributo al ruolo dell’agroindustria italiana nel contesto internazionale. «Si tratta di dare sostanza ai temi della sostenibilità – spiega -. L’elemento fondamentale è capire cosa si può fare, chi lo deve fare, in quali tempi e con quali risorse”. Il presidente di Federalimentare Paolo Mascarino ribadisce che le aziende temono l’eccessiva regolamentazione in Europa, non la concorrenza. Per Mascarino “la scienza e la ricerca guidano le scelte dei policy maker”.

Chi ha fatto scelte decisive è la Regione Emilia-Romagna. L’assessore allo Sviluppo economico Vincenzo Cola ricorda le grandi sfide del futuro: la gestione dell’acqua, l’andamento demografico, la necessità di gestire i flussi migratori. L’Emilia-Romagna, con Lombardia e Veneto, sta portando avanti un progetto con il Marocco “per andare a fare formazione presso le nostre strutture”, per poi farle lavorare qui. «L’agroindustria ha un grande bisogno di sistemi integrati».

Nella seconda parte dell’evento, condotta da Sara Roversi (presidente del Future Food Institute), i dettagli sui progetti di ricerca di diversi enti. Il Centro nazionale per le tecnologie agricole Agritech lavora su metodi per limitare l’impatto ambientale (ne parla Danilo Ercolini). Daniele Del Rio, presidente della Fondazione Onfoods, si sofferma sul progetto dedicato alla ricerca di base: 26 partner, 115 milioni di euro di finanziamenti e il coinvolgimento di diverse università e aziende. Il sostegno di Metrofood alla ricerca e all’innovazione nel settore agroalimentare è oggetto della coordinatrice Claudia Zoani, mentre Gianni Galaverna (coordinatore di Food-Er) sottolinea che «occorre investire in alta formazione».

Tante idee anche nella tavola rotonda finale. «La ricerca è un elemento fondamentale – rileva Emanuele Adamo (Nestlé Italia) -. Per questo abbiamo aderito al progetto Agritech.” Per il futuro uno dei problemi dell’agricoltura sarà la manodopera, aggiunge Simona Caselli, presidente della cooperativa Granlatte e responsabile Esteri di Legacoop alimentare. Le fa eco Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano: su 305 caseifici, entro 5 anni più di cento casari raggiungeranno l’età pensionabile. Ci sono iniziative di formazione ma bisogna fare in modo che questa professione sia considerata attrattiva.

Quanto alla sostenibilità, la direttiva europea sulla responsabilità sociale delle imprese solleva il tema della misurazione, che secondo Caselli «viene presa alla leggera. Nel 2026 molti non saranno pronti”. Misurare la sostenibilità delle imprese agricole è possibile: «Siamo arrivati ​​a proporre modelli nell’ambito dell’Agritech – dice Angelo Riccaboni (Università di Siena) -. Siamo a disposizione per testarli”.

Al dibattito hanno partecipato anche Anna Amati (partner di Eureka! Venture Sgr) ed Enrica Gentile, amministratore delegato di Areté. Nel pomeriggio si terranno workshop sulla sostenibilità con una decina di aziende.

Andrea Violi

 
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