Germania ancora ferma, Italia resta sul ‘podio’ del G7 – .

Germania ancora ferma, Italia resta sul ‘podio’ del G7 – .
Germania ancora ferma, Italia resta sul ‘podio’ del G7 – .

La produzione industriale tedesca a marzo ha registrato un calo dello 0,4% rispetto a febbraio, mese in cui si è registrato invece un aumento mensile dell’1,7%. Il calo è stato inferiore alle attese (-0,6%). Le vendite al dettaglio in Italia, nello stesso mese, sono rimaste stazionarie in valore rispetto a febbraio con una leggera flessione in volume (-0,1%). Abbiamo chiesto un commento su questi due dati macroeconomici diffusi ieri alle Marco Fortisdirettore della Fondazione Edison e professore di Economia Industriale all’Università Cattolica di Milano.

Cominciamo con la produzione industriale tedesca. Come giudicare questo calo di marzo che segue il rialzo di febbraio?

Credo sia utile guardare i dati complessivi del primo trimestre, che parlano di un aumento dell’1% rispetto agli ultimi tre mesi del 2023. È un cambiamento positivo, ma il calo registrato a marzo ci dice che la situazione è ancora molto incerto.

È ancora presto, quindi, per parlare di ripartenza in Germania?

Sì, nonostante Il PIL della Germania cresciuto dello 0,2% nel primo trimestre, non bisogna dimenticare che c’è stata una revisione al ribasso (da -0,3% a -0,5%) per l’ultimo trimestre del 2023. In effetti quella correzione è stata recuperata, non ci può essere questione dell’uscita dalla crisi. Anche perché se confrontiamo il primo trimestre con il secondo del 2023 vediamo che il Pil tedesco è al -0,1%, mentre quello italiano è al +0,8%.

Date le interconnessioni esistenti tra il manifatturiero dei due Paesi, cosa ci dicono i dati sulla produzione industriale tedesca rispetto a quella italiana?

Sembra esserci stata una leggera ripresa dell’industria automobilistica tedesca e questo potrebbe essere un bene per l’indotto che coinvolge anche il Nord Italia. Purtroppo in questo momento tutto il Nord Europa, non solo la Germania, è fermo e questo non favorisce la crescita delle nostre esportazioni.

Cosa ne pensa, invece, dei dati di marzo sul commercio al dettaglio italiano?

Rispetto ad un anno fa si registra una crescita sia in valore (+2%) che in volume (+0,3%), mentre nel primo trimestre, in termini economici, si registra un calo in volume (-0,4%) ed una stasi valore. Sono dati, quindi, da prendere con molta cautela, anche perché non riguardano la totalità degli scambi. Mi sembra che comunque emerga una stabilità dei consumi che non è esistita né in Francia né in Germania. Complessivamente tra i paesi del G7 se la passano bene gli Stati Uniti, mentre gli altri sono tutti più o meno fermi, tranne Canada e Italia che crescono un po’.

Tutto sommato, quindi, l’economia italiana non se la passa male…

L’indice Pmi di aprile relativo alle costruzioni è stato purtroppo negativo, il che significa che la “staffetta” tra investimenti Superbonus e Pnrr non è ancora riuscita ad avviarsi. Nonostante ciò, la crescita realizzata in Italia dopo il primo trimestre è stata del +0,5%, mentre in Germania è stata del -0,1%. Inoltre, se prendiamo alla lettera le ultime previsioni OCSE della scorsa settimana, tra il 2019 e il 2025 tra i paesi del G7 gli Usa cresceranno del 12,4%, il Canada del 7,9% e l’Italia del 5,4%. %, il Regno Unito del 3,7%, la Francia del 3,4%, il Giappone del 3,2% e la Germania del 2,1%. Ci sono stati cambiamenti sia nella struttura sociale che nella competitività del sistema economico che spiegano perché in un mondo fermo cresciamo un po’ più degli altri.

A quali cambiamenti sociali ti riferisci?

L’altro giorno l’Istat ci ha detto che nel 2023 la popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale è diminuita. Rispetto al 2015, infatti, nel nostro Paese il numero di persone in questa condizione sociale è diminuito del 5,6%, mentre in Spagna del 2,2%. Forse quello che non tutti sanno è che sono cresciuti dell’1,2% in Germania e del 2,6% in Francia, anche se in quest’ultimo caso i dati arrivano fino al 2022.

Intanto agli stati generali dei ragionieri è stato evidenziato che la pressione fiscale reale in Italia si aggira attorno al 47%. Il Governo pensa a sgravi per il ceto medio. Cosa ne pensi?

Penso che non ci siano risorse sufficienti per questo tipo di aiuti, a meno che non si rinegozi con l’Europa una nuova flessibilità, come ha fatto Padoan. Poi, non appena siamo usciti dall’austerità, c’è stato spazio, ed è stato ben utilizzato, soprattutto con l’Industria 4.0, per gettare le basi per la crescita che stiamo ancora vedendo. Oggi possiamo cercare di mantenere la velocità di crociera, credo che sia il massimo che il nostro Paese in questo momento può permettersi. Forse il Pnrr potrebbe fare la differenza se verrà attuato velocemente e bene.

(Lorenzo Torrisi)

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