Eni incassa 393 milioni dalla cessione del 10% – .

Eni incassa 393 milioni dalla cessione del 10% – .
Eni incassa 393 milioni dalla cessione del 10% – .

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En incassa 393 milioni dalla vendita del 10% di Saipem annunciata ieri e avviata con un processo di accelerated bookbuilding rivolto a investitori istituzionali. Il collocamento è avvenuto a 1,970 euro per azione con uno sconto del 4,6% sul prezzo di chiusura del titolo.

A seguito della cessione ad Eni rimane il 21,19% del capitale

A seguito dell’operazione, Eni detiene n. 422.920.192 azioni Saipem rappresentanti circa il 21,19% del capitale sociale, di cui n. 249.504.583 azioni (circa il 12,50% del capitale sociale) apportate al patto parasociale con Cdp Equity e non oggetto della vendita conclusa oggi. La vendita, infatti, ha riguardato il 18,69% del pacchetto posseduto da Eni e liberamente cedibile.

L’impegno preso con i joint bookrunner

Nell’ambito dell’operazione, il gruppo guidato da Claudio Descalzi si è impegnato con i joint bookrunner (Citigroup, Goldman Sachs, Intesa Sanpaolo, Natixis e UniCredit) a non vendere ulteriori azioni Saipem sul mercato per un periodo di 180 giorni senza il consenso di gli stessi e soggetti alle esenzioni previste in questo tipo di operazioni.

Nessuna modifica agli assetti di governance

La cessione consente quindi al gruppo di ridurre la propria partecipazione in Saipem ma non modifica l’assetto di governance della società poiché la quota vincolata dal patto parasociale consente ai due soci di mantenere il controllo congiunto della società di ingegneria e, in base all’accordo sottoscritto originariamente nel 2015 e rinnovato più volte successivamente, per poter esprimere, attraverso una lista congiunta, i candidati alla carica di presidente e amministratore delegato.

La firma del patto parasociale nel 2015

Il patto parasociale, come noto, è stato sottoscritto per la prima volta nell’ottobre 2015 in occasione dell’ingresso nel capitale di Saipem del Fondo Strategico Italiano che ha rilevato da Eni una quota del 12,5% e ha sottoscritto, insieme ai sei a zampe di cane, l’aumento di capitale da 3,5 miliardi attuato all’epoca per rafforzare l’azienda.

 
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