è tutta colpa delle tariffe. Ecco il rallentamento quartiere per quartiere – .

è tutta colpa delle tariffe. Ecco il rallentamento quartiere per quartiere – .
è tutta colpa delle tariffe. Ecco il rallentamento quartiere per quartiere – .

È tutta una questione di tariffe. Quello dell’inflazione, innanzitutto, spinta al rialzo dalle crisi internazionali, ma anche dagli effetti turbo su alcune materie per il Superbonus. E poi quelli di interesse: sparati al rialzo proprio come antidoto ai rincari, ma che hanno finito per rendere inaccessibili i mutui bancari.

Ecco perché nel corso del 2023, a Torino e provincia, le compravendite di case si sono improvvisamente fermate e i valori al metro quadro sono aumentati. Lo dimostra l’ultima edizione (la venticinquesima) di Borsino Immobiliare Fimaa Torino, che oltre a festeggiare un quarto di secolo, fotografa anche una situazione ancora incerta a livello di mercato per il mattone sotto la Mole. “Possiamo parlare di un anno di assestamento – dice il presidente della Fimaa Torino, Franco Dall’Aglio -. L’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse hanno sicuramente avuto un impatto, ma ci aspettiamo che il 2024 offra nuove opportunità sia per gli investitori che per i venditori”.

La speranza è che, nel medio termine, il calo dei tassi di interesse prosegua il suo cammino: “Con l’inflazione sotto controllo e una possibile riduzione dei tassi da parte della Banca Centrale Europea, l’acquisto di immobili tornerà a essere visto come un solido investimento opzione.”

Intanto, però, se nel 2025 si prospetta l’orizzonte per un reale cambio di scenario, lo scorso anno è stato archiviato con 14.883 operazioni concluse nella sola città di Torino: il calo è del 7,8% rispetto al 2022. Nell’area metropolitana le cose sono andate ancora peggio: 34.226 vendite, con una contrazione del 9,8%.

Scomponendo poi la città in sottozone, emerge che la zona che ha sofferto maggiormente il rallentamento è stata la cosiddetta “Nuova Torino”, che tra Borgo San Paolo, Cit Torino, Crocetta e San Salvario ha registrato il calo più marcato , con una riduzione dell’11,8%. Forte calo anche per le periferie Sud-Ovest (-9,3% per Parella, Pozzo Strada, Santa Rita, Mirafiori e Nizza Millefonti).

Appena sotto la “Vecchia Torino”: escono San Donato, Valdocco, Aurora e Vanchiglia con -9,1%. Ma difficoltà nella conclusione degli affari si registrano anche nell’area Collinare Oltrepò (-4,5%), nella periferia nord della città (-3,8%) e nel Centro storico di Torino (-1,5%).

Va ancora peggio nei comuni alle porte della capitale: la Cintura Occidentale è -16,7%, la Zona Collinare -15,3% e la Cintura Sud -14%. Male anche i comuni del Nord (-12,7%). Allontanandosi dalla fascia le cose non migliorano: calano sensibilmente anche il Pinerolese (-10,6%), il Canavese (-9,6%) e la bassa Val Susa. “In questo caso però – sottolinea Dall’Aglio – incide anche la fine della ricerca di alloggi fuori porta, come la pandemia ci aveva spinto a fare”. Uniche eccezioni: il comprensorio eporediese (+4,5%) e il comprensorio sciistico, con un +2,7%.

Segno più anche per i valori al metro quadro: il prezzo medio a Torino è salito di due punti e mezzo a 2.256 euro. Nel resto della provincia, invece, la cifra media si aggira intorno ai 1.120 euro. I gusti di chi cerca casa si orientano verso due “taglie”: medio-piccola (tra 50 e 85 mq) e media (fino a 115).

Situazione separata da quella del mercato commerciale, uffici e negozi. In questo caso le vendite sono aumentate (+4,7%), con un prezzo medio di 1.423 euro al metro quadrato per la prima tipologia, mentre la seconda ha segnato un aumento del 4,3% e un prezzo medio di 1.478 euro. Preoccupa però la crescente tendenza dei negozi a diventare abitazioni: “In alcune zone della città potrebbe essere addirittura l’unica soluzione – conclude Dall’Aglio – ma in altri quartieri pensiamo che si debba fare di tutto per difendere il commercio e la sua presenza di sicurezza per strada: agevolazioni fiscali e cedolare secca possono essere la soluzione”.

 
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