«Adoro Goliarda Sapienza. Ora lavorerei sui testi di Parrella e Starnone” – .

«Adoro Goliarda Sapienza. Ora lavorerei sui testi di Parrella e Starnone” – .
«Adoro Goliarda Sapienza. Ora lavorerei sui testi di Parrella e Starnone” – .

«È venuto molto carino», gongola Valeria Golino, usando il napoletano per fotografare un gioiellino come «L’arte della gioia», film in 6 puntate per il cinema (e anche per Sky e Now), la cui prima parte (di tre episodi ) è già nelle sale. Da giovedì prossimo, sempre al cinema, verrà proiettata la seconda parte.
Unica (apprezzatissima) serie presente a Cannes, «L’arte della gioia» è stata presentata al Filangieri dalla regista napoletana alla regia del suo terzo lavoro. Un “Gattopardo” al femminile, dicono alcuni, anche per le location e non pochi dialoghi in dialetto siciliano. Golino, insieme a Jasmine Trinca, coccola come una figlia la giovanissima protagonista del film, Tecla Insolia, 20 anni: «questa ragazza è davvero stupenda…».

Valeria, dopo 20 anni hai riesumato una storia finita nella soffitta di Goliarda Sapienza che ti sta dando ragione, visto il successo.
«È una serie basata su un suo romanzo pubblicato postumo. L’ho incontrata quando ero molto giovane. Mi ha aiutato a praticare la mia dizione. Le è dispiaciuto non vedere il suo romanzo pubblicato in Italia”.

La storia con Goliarda continua perché interpreterà l’autrice catanese in un film diretto da Mario Martone.
«Il film si chiamerà “Fuori” e inizieremo le riprese a breve. Sono molto emozionato proprio perché sono emotivamente legato a Goliarda. Ho un vantaggio notevole prodotto proprio dalla conoscenza diretta del personaggio”.

Napoli l’accoglie sempre con un pathos particolare.
«Ho sempre tanti amici qui. Parte del mio staff è anche napoletana: la produttrice Viola Prestieri, la sceneggiatrice Valia Santella, il co-regista Nicolangelo Gelormini. Mio padre Luigi era di Piazza Garibaldi e con mia madre vissero prima a Posillipo, in via Orazio e via Giovenale, per poi trasferirsi a Sorrento. Sono nato al Vomero e qui è il mio nido, la mia culla. Da qui è iniziato tutto”.

Dopo il successo hollywoodiano con «Rain Man» al fianco di Tom Cruise, ha poi trovato una dimensione più italiana. Finalmente la nuova, applauditissima avventura dietro la macchina da presa.
«Il mio debutto alla regia è avvenuto a Napoli con il cortometraggio “Armandino e il Madre” uscito nel 2010. Mi piace molto questa conversione dietro la macchina da presa, ma non mi esento dalla scena».

E la città ti intrattiene sempre?
«E come potrebbe non essere altrimenti. È una città che mi ravviva, che trasferisce energia. Forse solo il Palermo può stargli dietro ma è di dimensioni più ridotte. Qui bolle un calderone di emozioni spesso incontrollabili. Vedo e sento che la città si sta rinnovando. Anche sul fronte cinematografico ormai da anni si registra un importante fermento produttivo. Era tempo!”.

A proposito di scuola napoletana, siete connazionali di Paolo Sorrentino, entrambi del Vomero.
«Infatti la prima volta che lo vidi molti anni fa proprio sulla collina. Ricordo che insegnava ai Salesiani. Ebbene, si è ripreso la sua città. Ha fatto un film bellissimo come “Parthenope” che ho visto a Cannes. Mi ha ferito a morte. È una storia che mi ha scosso dentro. Mi piace il suo cinema per il senso di appartenenza che riesce a trasmettere. Ecco mi piacerebbe ritrovare Napoli nel mio prossimo lavoro”.

Il terreno umano e letterario qui è fertile, non dovrebbe essere un problema per te trovare idee.

«Abbiamo dei bravi scrittori qui, davvero. Mi piace molto Domenico Starnone e apprezzo Elena Ferrante ed Erri De Luca. Conosco e stimo bene Valeria Parrella. Ci sono artisti seri qui. Presto potrebbe uscire qualcosa di importante. Sarei il primo a gioire per un’operazione del genere”.

 
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