Conoscevamo una maschera di Berlusconi, l’ultima foto ci racconta il suo mondo – .

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Morte di Silvio Berlusconi

IL ultime foto di Silvio Berlusconi aggiungono un altro tassello alla narrazione onnicomprensiva post mortem degli ultimi giorni, giunta all’atto finale del funerale il 14 giugno. Immagini semplici, scattate a Milano 2 che lui stesso ha costruito 50 anni fa e che ha voluto rivedere prima del ricovero in ospedale. Selfie al bar con i passanti, gli ultimi scatti di vita quotidiana. Foto normali, appunto, ma a loro modo sconcertanti. Questo perché in quest’ultima apparizione gli compare in volto un Silvio Berlusconi diverso, quello di un uomo di 86 anni segnato dalla malattia. Se tutte queste informazioni fossero applicate a qualsiasi altra persona, il risultato non sarebbe sorprendente.

Sorprendente per Silvio Berlusconi. Quelle immagini generano un certo sconcerto e c’è chi ritiene che vada valutata l’opportunità di pubblicarle. Il motivo è molto semplice, anche banale: la faccia di Berlusconi non è quella che siamo abituati a vedere. E questo colpisce nell’enorme distanza dal volto segnato dal trucco massiccio che abbiamo visto soprattutto negli ultimi anni. Artifici di cui Berlusconi non ha mai fatto mistero, tanto era evidente l’uso, nella ricerca dell’impeccabilità della forma che era, in fondo, la sua filosofia di vita.

La sobrietà delle foto di un anziano provato dalla malattia è l’antitesi dell’uomo in odore di santità, di quell’invincibilità ostentata da Berlusconi, l’immortalità professata negli anni e forse perseguita per davvero, con l’illusione che fosse davvero possibile. Dobbiamo illuderci di poter essere immortali, invece, e come si può fare questo se non con il truccoil trucco davvero, l’aspetto che ha dominato l’estetica di Berlusconi in una parabola che va dalla bandana indossata in Sardegna per i trapianti di capelli alla maschera per il trucco degli ultimi anni? Un modello che ha trovato un naturale canale di diffusione, manco a dirlo, nelle sue televisioni, cassa di risonanza della normalizzazione della chirurgia estetica avvenuta nei decenni.

Non solo messaggi subliminali, seni prorompenti, caratteristiche di personaggi noti che magicamente e inspiegabilmente mutavano da una stagione televisiva all’altra. Le reti di Berlusconi hanno anche costruito esplicitamente il nuovo immaginario, con esempi che vanno dall’ironia di Nuovi Mostri, la rubrica di Striscia La Notizia, alla legittimazione del sogno di cambiamento con programmi come Scalpel, fino alle freaks di Ken human. Le emissioni di Cologno Monzese tracciano negli anni i confini di un senso estetico in cui immaginarsi diversi, cambiati, e quindi migliori, è una sorta di premessa all’idea di potersi pensare eterni.

In linea con questa grande illusione, Silvio Berlusconi aveva lavorato sul suo aspetto domandoci a un volto diverso dal suo, motivo per cui ci colpisce vederlo in quelle condizioni. Il generale senso di smarrimento per le ultime foto scattate prima della sua morte, toccanti a loro modo proprio per l’inedita semplicità che trasmettono, ci raccontano solo un’altra sfumatura dell’impatto gigantesco che il suo modello culturale patinato e artificioso ha avuto sul nostro sguardo verso il vero.

“Il futuro appartiene ai curiosi di professione”, recitava la battuta di un vecchio film che cerco di ricordare ogni giorno. Dal 2012 scrivo di spettacolo e televisione, nutrendo la speranza di poter raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione. Renzo Arbore è il mio profeta.

 
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