Rapporto Istat/Bes: venti di crisi nel Servizio Sanitario Nazionale ma la speranza di vita sale a 83,1 anni nel 2023

Rapporto Istat/Bes: venti di crisi nel Servizio Sanitario Nazionale ma la speranza di vita sale a 83,1 anni nel 2023
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Al 31 dicembre la speranza di vita “è pari a 83,1 anni, in aumento rispetto al 2022 (82,3)”, recuperando quasi completamente il livello del 2019 (83,2 anni): “Gli uomini con 81,1 anni di vita media attesa ritornano allo stesso livello nel 2019 per le donne (85,2 anni) mancano ancora 0,2 anni (85,4 nel 2019)”. Lo rivela il Rapporto Istat sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes). “L’aspettativa di vita in buona salute nel 2023 è pari a 59,2 anni e si riduce rispetto ai 60,1 anni del 2022, riportando l’indicatore quasi al livello del 2019 (58,6 anni)”, indica l’Istat. Nel 2021, “il tasso di mortalità per cancro della popolazione adulta di età compresa tra 20 e 64 anni è pari a 7,8 ogni 10.000 residenti ed è in diminuzione rispetto al 2020 (8 ogni 10.000 residenti). Disuguaglianze socio-economiche si osservano anche nella mortalità per cancro tra la popolazione adulta, con uno svantaggio che aumenta al diminuire del livello di istruzione; sono più marcati nei maschi, dove gli individui meno istruiti hanno un tasso di mortalità 2,1 volte superiore rispetto a quelli più istruiti, nelle femmine questo rapporto scende a 1,4”.

Il Rapporto, però, indica anche che nel 2023 hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, liste d’attesa o difficoltà di accesso circa 4,5 milioni di cittadini, il 7,6% della popolazione: in aumento rispetto al 7% del 2022 e al 6,3% nel 2019, probabilmente a causa del recupero delle prestazioni sanitarie differite a causa del Covid-19 e delle difficoltà nel riorganizzare efficacemente l’assistenza sanitaria. Raddoppia la quota di coloro che hanno rinunciato per problemi di lista d’attesa (dal 2,8% nel 2019 al 4,5% nel 2023); stabili le rinunce per ragioni economiche (dal 4,3% nel 2019 al 4,2% nel 2023), ma ancora in aumento rispetto al 2022: +1,3 punti percentuali in un solo anno.

Carenza di personale, cittadini sfiduciati, emigrazione ospedaliera sono i segnali che indicano la crisi del sistema sanitario italiano. Secondo il Rapporto, dopo l’esperienza della pandemia, il Servizio sanitario nazionale deve fronteggiare una situazione in cui molti medici di medicina generale sono prossimi all’uscita dal mercato del lavoro (il 77% ha più di 54 anni) con un organico già in forte calo (dal 7,5 al 10mila abitanti nel 2012 a 6,7 ​​nel 2022). La quota dei “massimalisti”, cioè dei medici di medicina generale con più di 1.500 pazienti, è notevolmente aumentata (dal 27,3% al 47,7%). Il sistema presenta inoltre, da tempo, una carenza di personale infermieristico, con un’offerta del 6,8 ogni mille abitanti nel 2022. Nel 2023 si è registrato anche un peggioramento dell’indicatore sulla fiducia nel personale sanitario negli ultimi 3 anni: il Il 20,1% dei cittadini ha assegnato un voto da 0 a 5 ai medici e il 21,3% al resto del personale sanitario; le percentuali sono più elevate al Sud (rispettivamente 24,2% e 26,6%). Intanto, l’emigrazione ospedaliera fuori regione è tornata ai livelli pre-Covid, pari all’8,3% dei ricoveri in terapia ordinaria per acuti nel 2022. Basilicata, Calabria, Campania e Puglia sono le regioni con i più elevati deflussi non compensati dai flussi in entrata; in Sicilia e in Sardegna l’indice di emigrazione ospedaliera, pur essendo basso, è molto più alto dell’indice di immigrazione ospedaliera.

Tag: Istat Rapporto Bes venti crisi Servizio sanitario nazionale vita aspettativa rialzi anni Sanità24

 
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