“Vi spiegherò come riconoscere i segnali e aiutare le vittime” – .

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Bologna, 20 aprile 2024 – Stiamo parlando di violenza di genere oggi a Cosmofarma 2024programmato fino al 21 aprile alla Fiera di Bologna. Perché la violenza sulle donne”è anche una questione di saluteoltre a un’enorme questione di rilevanza sociale che riguarda tutti”.

La violenza economica contro le donne spiegata dalla Global Thinking Foundation

Si parte da questa premessa Simonetta Molinaro, farmacista e criminologa legale che ha inventato 10 anni fa il progetto ‘Il farmacista informato sui fatti’. Oggi ideatore dell’evento ospitato nella sala Meeting in Farma del padiglione 29 e organizzato insieme ad Angela Margiotta, presidente dell’Associazione Farmacisti Insieme.

Dottor Molinaro, che ruolo hanno i farmacisti nel contrasto alla violenza sulle donne? “Certamente lo abbiamo fatto un osservatorio privilegiato perché siamo in zona. La farmacia rurale ma anche quella urbana sono infatti un piccolo microcosmo. Le persone instaurano con noi un rapporto di fiducia”.

Cosa chiedono le donne al farmacista? “Stanno cercando aiuto, consigli. Capita anche che ti rendi conto che c’è qualcosa che non funziona”.

Quali sono i segnali di pericolo?

“Ripeto sempre ai miei colleghi che la formazione è importante. Con il progetto ‘Il farmacista informato sui fatti’ vogliamo insegnare alle persone a comprendere quali sono i segnali da cui ci si può rendere conto che quella persona è vittima di maltrattamenti in famiglia, di violenza domestica. Bisogna anche imparare a usare le parole giuste, saper coinvolgere e accogliere queste persone”.

Simonetta Molinaro, farmacista e criminologa

Cosa può fare un farmacista?

“Ad esempio, dare informazioni. Un numero di telefono, magari quello del centro antiviolenza più vicino. Nessuno dovrebbe pensare di diventare un investigatore privato, un poliziotto o uno psicologo. Non è compito nostro, dobbiamo piuttosto far capire alla persona in difficoltà che noi capiamo. Che se vorrà rivolgersi a noi, noi saremo lì. Spesso basta sentirsi riconosciuti, basta capire di essere stati visti. Questo può darti il ​​coraggio che fino a quel momento non avevi, perché ti sentivi solo”.

Quale segnale ti ha avvisato?

“Ci sono stati molti episodi, in un caso è arrivata una donna sanguinante con il marito che la inseguiva, quindi ho dovuto nasconderla fisicamente in farmacia. È stato un caso sensazionale”.

Non è sempre così?

“No, a volte le situazioni sono più ‘sfumate’. Molte volte donne non hanno abbastanza soldi comprare cose e poi rinunciano. Oppure sono ansioso. Ripetono frasi del tipo: “Devo andare, mio ​​marito mi aspetta”; “Devo andare a fare la spesa perché mio marito deve mangiare”. C’è sempre un riferimento a “lui”. Sono segnali molto chiari. Ieri è arrivata una signora che non riusciva a spiegare cosa le stesse succedendo perché suo marito non lo lasciava parlare, lei la interrompeva continuamente. La prossima volta, se verrà da sola, dovremo cercare in qualche modo di farle capire che se ha bisogno di noi noi ci siamo”. La violenza di genere è anche un problema di salute?

“Assolutamente si. Con quale spirito e con quale forza una donna può andare al lavoro il giorno dopo? Le conseguenze della violenza sono molteplici. Questo non è un panno sporco che si lava in famiglia, questo è un problema sociale di tutti. È giunto il momento di cambiare il nostro atteggiamento e il nostro linguaggio. Proprio per realizzare un cambiamento culturale, forse l’unica strategia che può davvero salvarci”.

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