Telemedicina e wearable, ma dopo il Covid tutti vogliono andare dal medico – .

Telemedicina e wearable, ma dopo il Covid tutti vogliono andare dal medico – .
Telemedicina e wearable, ma dopo il Covid tutti vogliono andare dal medico – .

È uno degli strumenti forniti dal Pnrr per immaginare la sanità del futuro, ma il telemedicina in Italia è ancora da ottimizzare.
Tanto per cominciare, i servizi sanitari digitali sono frequentati soprattutto dai ppopolazione che ha tra i 31 ed i 44 anni e vive in una grande città. Tuttavia, queste possibilità dovrebbero interessare soprattutto le persone che vivono in centri urbani più piccoli e isolati.

Tra gli intervistati dall’Osservatorio per la Sostenibilità Digitale della Fondazione, più o meno l’80% riconosce come la digitalizzazione abbia migliorato l’esperienza dei pazienti. Ma ha anche sottolineato questo preferirebbero abbandonare questi servizi ora che la pandemia è finita.
Anche la generazione Z è più propensa a visite ed esami in presenza e solo il 30% degli intervistati utilizza assiduamente il fascicolo sanitario elettronico, anche se l’84% ammette che consultare i propri dati attraverso questo canale presenta diversi vantaggi.

la telemedicina al servizio dei medici

Ma il punto è che la medicina non è semplicemente la soluzione a un problema, cioè la malattia: l’80% delle persone che hanno risposto al sondaggio le attribuisce una funzione socialesoprattutto quando i pazienti sono anziani, disabili o fragili.
La telemedicina quindi non può sostituirsi al medico, ma può rendere più efficace la sua presenza e sopperire alle carenze che purtroppo aumentano di anno in anno.

Ne abbiamo un esempio anche in Zona piacentina: nei comuni dell’Alta Val Trebbia sono presenti solo 3 medici di base e una guardia medica. In Val d’Arda il pronto soccorso di Fiorenzuola è ancora aperto solo 12 ore al giorno.

A Ischia avevano un problema simile: sempre meno medici di base e nessuno che subentrasse a chi andava in pensione. La Regione Campania ha messo in piedi una rete per lo scambio di dati, immagini, documenti e videochiamate, perché gli abitanti dell’isola non si sentano mai abbandonati. Un servizio utile soprattutto per chi convive con malattie croniche e necessita di un monitoraggio costante.

E qui vengono in aiuto Indossabili, dispositivi indossabili o impiantabili, che monitorano costantemente i dati del paziente e inviano un alert alla struttura sanitaria più vicina in caso di rischiosa alternanza di valori.
Oggi la telemedicina e il teleconsulto sono utilizzati routinariamente da quasi il 40% dei medici di famiglia e dalla metà degli specialisti. Almeno secondo quanto accertato dal Politecnico di Milano.
Grazie a questi strumenti è possibile immaginare di mettere in rete ospedali, medici e territorio per assistere i pazienti e promuovere la prevenzione.

aiuto alle zone svantaggiate

Allora perché non usarlo per assistere piccole comunità montane e favorire l’incremento del turismo?
In quest’ottica è già in fase di sperimentazione nei rifugi alpini, per migliorare il servizio di soccorso. Un progetto partito a fine 2023 in 10 strutture del bellunese che ha permesso di formare operatori rifugiati all’utilizzo di dispositivi che rendono il servizio 118 è più smart. Infatti, in caso di incidente o malore di una persona in alta quota, il rifugiato potrà collegarsi direttamente con una stazione base e, tramite smart glass, l’operatore lo assisterà nella presa in carico della persona fino al volo. arriva l’ambulanza.

Solo nella provincia di Piacenza ci sono 200 medici di famiglia per ventimila pazienti. Il risultato è un carico di lavoro troppo grande per una singola persona.
La telemedicina potrebbe far fronte proprio a questa difficoltà.

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