Covid. Nasce il progetto PMLAb per i pazienti immunocompromessi – .

Richiede particolare attenzione la gestione del paziente immunocompromesso affetto da Covid, che si concretizza nella Profilassi Pre-Esposizione con anticorpi monoclonali. A questo scopo è nato il progetto Prevention Management LAboratory (PMLAb), presentato oggi a Roma.

17 GIUGNO – Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità relativi ai soggetti vaccinati, i pazienti immunocompromessi, rispetto alla popolazione senza condizioni di rischio, hanno un rischio di ricovero correlato a circa 3 volte maggiore e un rischio di morte correlato a COVID-19 quasi 4 volte più alto.

Questa sottopopolazione di pazienti ha un sistema immunitario compromesso a causa di una o più patologie ed è quindi maggiormente a rischio di contrarre virus e infezioni gravi; necessita quindi di essere protetta con le opzioni terapeutiche anti-COVID-19 disponibili e con la Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) con anticorpi monoclonali.

Per sviluppare linee guida che possano semplificare la gestione della PrEP è nato il progetto Prevention Management LAboratory (PMLAb), ideato da Dephaforum con il supporto di AstraZeneca Italia.

Obiettivo del progetto è proporre un modello organizzativo, condiviso a livello nazionale, che possa, nel rispetto delle autonomie regionali e locali, facilitare la selezione e l’identificazione dei pazienti immunocompromessi potenzialmente eleggibili alla PrEP e aumentare la consapevolezza sull’importanza e il valore della PrEP. COVID-19 PrEP con anticorpi monoclonali, lavorando allo stesso tempo per costruire una rete multidisciplinare di operatori sanitari che renda più efficiente il processo e la cura dei pazienti.

Le linee guida relative al modello organizzativo ideale per la PrEP COVID-19 e per l’assistenza e la gestione del paziente immunocompromesso – sviluppate dal lavoro interfunzionale del Gruppo di Lavoro e validate nel corso del 2023 a livello regionale e locale da un team multidisciplinare di esperti – sono stati presentati lunedì 17 giugno a Roma.

“Il virus SARS-Cov-2 continua a circolare, anche se in questa fase endemica è meno pericoloso per la popolazione sana rispetto agli anni passati – spiega Stefano Vella, Professore di Metodologia della Ricerca Clinica e Salute Globale, Università di Roma Tor Vergata –. Ciò significa che oggi resta fondamentale tutelare soprattutto i pazienti immunocompromessi, sia coloro che, pur completando il ciclo vaccinale, presentano una condizione immunocompromessa che non consente loro di sviluppare una risposta immunitaria adeguata, sia coloro che non hanno potuto vaccinarsi per vari motivi, comprese le tue condizioni di salute. Da un’analisi del livello di anticorpi contro SARS-CoV-2 di pazienti ematologici oncologici che avevano completato il ciclo di vaccinazione contro il COVID-19, è emerso che il 55,3% non ha risposto al vaccino. Nel 2022, il 46,8% dei pazienti con malattia renale allo stadio terminale e il 24,6% dei riceventi un trapianto di cellule staminali ematopoietiche o un trapianto di organo solido che hanno contratto il Covid-19 sono stati ricoverati in ospedale, contro il 3,7% della popolazione generale”.

“Questi dati – prosegue Vella – dimostrano la presenza di un bisogno non ancora soddisfatto e l’importanza della Profilassi Pre-Esposizione con anticorpi monoclonali come protezione per questa sottopopolazione di pazienti a rischio di mancata o ridotta risposta o di non idoneità alla vaccinazione e quindi per un aumentato rischio di sviluppare forme gravi di infezione da SARS-CoV-2, ricovero ospedaliero e morte correlati a COVID-19. Il ruolo del medico specialista è fondamentale per esplorare l’opportunità offerta dagli anticorpi monoclonali nella protezione dei pazienti immunocompromessi, attraverso l’informazione sulle opzioni esistenti. Allo stesso tempo è altrettanto importante la collaborazione con la Medicina Generale nell’identificazione del paziente a rischio e la sensibilizzazione al confronto con lo specialista”.

Il progetto PMLAb ha previsto la creazione di un team multidisciplinare di esperti che ha sviluppato una proposta di linee guida relative al modello organizzativo ideale per la PrEP COVID-19, dalla presa in carico alla gestione del paziente immunocompromesso. Per tracciare anche a livello locale la gestione della profilassi con anticorpi monoclonali, il progetto ha previsto incontri multidisciplinari in diverse regioni italiane in cui sono state discusse e validate le linee guida proposte, al fine di realizzare un Documento di Consenso che tenesse conto sia dell’esperienza nazionale che regionale .

“Per i pazienti ematologici oncologici sottoposti a trattamento antitumorale, il COVID-19 ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un rischio concreto – afferma Carmine Pinto, Direttore dell’Unità Operativa di Oncologia Medica, Centro Oncologico Comprensivo AUSL-IRCCS Reggio Emilia – Le terapie spesso provocano un’immunosoppressione che richiede maggiore cautela, in quanto il verificarsi di un’infezione può significare non solo il ricovero, la morte o il peggioramento dello stato di salute, ma anche la sospensione delle cure, con tutti i rischi connessi. Per ridurre il rischio di infezione, i pazienti immunocompromessi vivono ancora una realtà quotidiana alterata, poiché la paura di contrarre il virus limita le loro attività quotidiane. Le linee guida sviluppate in modalità interfunzionale dal Gruppo di Lavoro rappresentano il punto di partenza per la costruzione di un modello organizzativo che semplifichi la gestione della Profilassi Pre-Esposizione e la cura dei pazienti immunocompromessi attraverso la creazione di una rete tra medici specialisti per l’identificazione , selezione e prioritizzazione dei pazienti grazie anche alla collaborazione con i Medici di Medicina Generale. Il ruolo chiave in questo percorso è quello del farmacista ospedaliero, attore nel coordinamento e nella pianificazione delle attività legali per la gestione della PrEP e all’interno dell’équipe multidisciplinare, squadra che comprende, oltre all’infettivologo, anche altri specialisti figure. L’esperienza e la conoscenza dell’infettivologo sono quindi fondamentali anche in termini di formazione e informazione delle diverse figure specialistiche, oltre che dei pazienti”.

“Nelle attività di prevenzione e profilassi la componente organizzativa diventa sempre più rilevante, ma anche la più difficile da gestire a livello locale, poiché richiede analisi dedicate e gruppi di lavoro in cui siano rappresentate tutte le componenti – conclude Francesca Patarnello, Vice President Market Access & Government Affairs di AstraZeneca Italia – Non è scontato, infatti, dare corpo alla volontà di coinvolgere pazienti e professionisti nelle fasi di progettazione e costruzione della proposta di modelli “ideali” di presa in carico e gestione il paziente immunocompromesso. Il nostro contributo è stato quello di sostenere un laboratorio, il ‘PMLAb’, dedicato a questo obiettivo in cui sono state studiate e discusse indicazioni concrete per garantire un accesso maggiore e più omogeneo alle opportunità di protezione esistenti, adattabili e modulabili sulla base delle specifiche realtà locali”.

17 giugno 2024
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