La recensione di Confidenza, film di Daniele Luchetti con Elio Germano – .

La recensione di Confidenza, film di Daniele Luchetti con Elio Germano – .
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Se il libro di Starnone iniziava con la parola amore, il film simile di Luchetti inizia con “Vai!”.
È l’incoraggiamento che Teresa dà al suo vecchio insegnante di italiano ed ex amante Pietro, mentre lui è indeciso se gettarsi o meno dalla finestra. Un momento di sconforto, solo immaginato.
Pietro, ormai avanti negli anni, contempla spesso il suicidio. Ma sta cercando una fine, una via di fuga disperata? Oppure è anche questa una tentazione narcisistica, un indulgere all’autocommiserazione che, se non annulla la sentenza, almeno ne procrastina l’esecuzione?

Pietro, magistralmente interpretato da Elio Germanosomiglia all’Aldo di Lacci (Il precedente film di Luchetti è anch’esso tratto da un romanzo di Starnone): è un uomo mediocre innamorato di se stesso. Ossessionato da come l’immagine che ha di se stesso può apparire all’esterno, dal giudizio, teme più di ogni altra cosa che il mondo possa conoscere il suo segreto vedendolo per quello che è. Il rischio è reale, lì Fiducia pericoloso. Pietro, ai tempi in cui era un carismatico professore di liceo, ne aveva fatto uno a Teresa, una sua ex studentessa con la quale aveva iniziato una relazione. La donna lo aveva invitato a scambiarsi un “segreto così orribile che se fosse conosciuto ti distruggerebbe per sempre”. Poi la storia finì, l’amore svanì, il legame rimase sotto forma di indicibile. Sempre tra loro.

Federica Rossellini in confidenza

Lo scheletro nell’armadio segue Pietro anche quando questi si è fatto un nome e dei soldi grazie alla pubblicazione di un libro sui problemi della scuola che gli garantisce appoggio politico e fortune editoriali. Da bambino della classe operaia a maitre pensatore della borghesia radical chic , con casa in centro e terrazzo abitabile. Uno status consolidato da una nuova e più adeguata unione familiare con Nadia, moglie e madre dei suoi tre figli. Pietro ha giocato le sue carte con la complicità della fortuna, ma la casa da lui costruita non è sulla roccia ma appesa alla roccia di una verità nascosta.

Tutto il film si fonda su questa compresenza dello sfondo, facendo della dissimulazione il vantaggio cognitivo nelle mani dello spettatore. Una conoscenza che devitalizza la tensione drammatica del racconto – la parabola narrativa del personaggio, il valzer di amori e tradimenti – per orientarci verso l’indagine psicosociale, la disapprovazione fenomenologica di un modesto successo, dell’uomo senza altra qualità che quella intellettuale proposta di vendita, l’ennesimo figlio adottivo di una borghesia culturale in putrefazione. Non c’è nemmeno l’empatia della vita interiore, quella letterariamente Starnone è costretto a concedere a Pietro, ma l’esteriorità piatta ed elegante dell’immagine si abbina al carattere ripugnante del personaggio. Dei personaggi. Perché se Germano è un talento sgradevole, Teresa di Federica Rossellini è semplicemente fastidioso. Il suo carattere è probabilmente troppo appiattito su un’oscura ossessività, solo parzialmente bilanciata dalla complessità di Nadia/Vittoria Puccini. Il film è stato snobbato dai maggiori festival, pur non essendo poi così inferiore Lacci. Il suo limite probabilmente è che non fa nulla per piacere. La mediocrità, dopotutto, è questa.

Tags: recensione Confidenza film Daniele Luchetti Elio Germano

 
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