La Mummia rimane semplicemente adorabile dopo 25 anni – .

La Mummia rimane semplicemente adorabile dopo 25 anni – .
La Mummia rimane semplicemente adorabile dopo 25 anni – .

La mummia compie 25 anni ma è come se fosse uscito ieri per chi, da adolescente, si infilava più di una volta nella stanza per gioire più e più volte delle gesta di Rick O’Connelldi quell’avventura caotica, bizzarra, eppure ricca di spunti e di sentimenti, che conquistò i botteghini di tutto il mondo. All’epoca, il film di Stephen Sommers fu accolto in modo mistooggi dobbiamo riconoscerlo ha segnato un capitolo glorioso e irripetibile di quel cinema d’intrattenimento, che negli ultimi anni ha perso tutta quella fantasia, quel pizzico di follia che La mummia dopo un quarto di secolo non ha smesso di rappresentare per tutti.

La genesi di un film a cui all’inizio nessuno credeva

La mummia era fortemente collegato all’iconico originale del 1932, diretto da Karl Freund e denominato per decenni come un capolavoro del genere horrorche ha contribuito ad alimentare il mito dell Boris Karloff ma soprattutto realizzò il mostro egiziano, una delle creature più utilizzate da quel momento in poi. James Jack E Sean Danielei due produttori, fin dalla fine degli anni ’80, cercarono di trovare il progetto giusto, di avere un team creativo che potesse convincere gli studios a concepire qualcosa di più di un generico b-movie. Erano coinvolti nomi del calibro di Joe DanteGeorge A. Romero, Clive Barker, Wes Craven, ma man mano che la Universal allargava progressivamente i cordoni della borsa, non era più possibile capire che tipo di film dovesse uscire, se un horror, un fantascienza o altro. Stephen Sommers aveva visto il film di Freund da bambino e lo adorava e si offrì a Jacks e Danile di creare qualcosa che unisse le atmosfere misteriose e oscure del film del ’32, con gli elementi chiave della saga indiana Jones e il vecchio fantasy d’avventura degli anni ’60. Nelle sue mani, La mummia divenne una sorta di mix tra un horror elementare e non eccessivo, un’avventura esotica H. Rider Haggard, con continui inserti comici e melodici. La scelta di ambientare il tutto negli anni ’20 è stata voluta da Sommers proprio per staccarsi dalla crescente offerta di titoli di fantascienza che inondavano gli schermi in quel periodo, solo una delle tante scelte di successo del regista e sceneggiatore. Per il protagonista, Rick O’Connell, sono stati fatti dei nomi Tom Cruise, Brad Pitt, anche Ben Affleck, ma non ne è venuto fuori nulla. Poi Jacks e Daniel si ricordarono Giorgio Re della Giunglauna piccola sorpresa al botteghino di due anni prima e da parte dell’attore protagonista: Brendan Fraser.

Brendan Fraser è il simbolo della rinascita che aspettiamo da tutta la vita

Il ritorno dell’ex star della Mummia è una delle storie di redenzione più potenti e toccanti del 21° secolo

Brendan Fraser era una creatura misteriosa del cinema di quegli anni. Bello, atletico, era particolarmente dotato per la commedia, ma aveva girato anche horror e thriller. Tuttavia non è mai arrivato il titolo giusto per farlo risaltare. Jacks e Daniel capirono che in lui c’era qualcosa a metà strada tra Indiana Jones e i personaggi colorati e divertenti che star del calibro di Erroll Flynn e Gene Kelly avevano reso iconici nella Hollywood del passato. Sono stati scelti insieme a lui Rachel Weisz, Arnold Vosloo E Giovanni Hannahrispettivamente nei ruoli di Evelyn e Jonathan Carnahan e Imhotep, il prete oscuro maledetto, il cattivo della storia. La mummia costò 62 milioni e fu girato in sole 6 settimanecon le riprese che in Marocco sono state una lotta contro gli elementi e la fauna locale scorpioni, serpenti, formiche, tempeste di sabbia, e Fraser è quasi rimasto impiccato per davvero durante le riprese. Negli studi di Londra, i dipendenti di Luce industriale e magia hanno contribuito a realizzare La mummia un piccolo laboratorio in cui sperimentare il motion capture che poi Il Signore degli Anelli sarebbe abituato Gollum. Il risultato di tanto impegno e follia, lo è stato un’avventura molto gustosa, con scene di massa incredibili, degne dei migliori blockbusterscene e costumi bellissimi, ma con una vena spensierata perfetta per il grande pubblico. La mummia venne a riempire quel vuoto che era suo Indiana Jones e l’ultima crociata se n’era andato 10 anni prima nei cuori di tutti. Rick O’Connell è stato un degnissimo erede, in una storia semplice ma efficacecon un cattivo come Imhotep, che si è rivelato un elemento chiave per il successo di un film che ha saputo coniugare più generi e più atmosfere in maniera mirabile.

Risate, un cattivo iconico e un eroe da amare

Era Arnold Vosloo suggerire a Sommers di realizzare il suo Imhotep (ispirato ad una delle figure di spicco della Terza Dinastia), uno spirito dannato per il quale però possiamo provare compassione. L’attore sudafricano ha saputo dare il giusto mix di oscurità e luce un uomo maledetto per aver amato una donna proibitae ancora oggi il suo è uno di quei cattivi che sanno esercitare un fascino unico. Imhotep aveva al suo interno gli elementi più inquietanti della creatura di Freund, protagonista di una moltitudine di film, fumetti e serie tv dal 1932 in poi. Sommers, però, la unì a quelli che erano stati i Terminator, gli zombie, i demoni biblici, concependo qualcosa che non si poteva fermare, che si nutriva del corpo di chi la profanava ma allo stesso tempo era dotato di sentimenti, personalità e desideri. . La mummia ha rappresentato tutto questo anche visivamente in modo pazzescodopo 25 anni gli effetti speciali restano di livello assoluto, con quel cadavere in ricomposizione seguito da quello Beni Gaborche bravo ragazzo Kevin J. O’Connor lo resero uno dei cattivi più simpatici, viscidi e iconici del cinema di quegli anni. Ma senza il Rick di Brendan, niente di tutto questo avrebbe aiutato.Era bravo quanto gli attori più famosi“Sommers ricorda ancora oggi”ma era molto più facile lavorarci e affrontarlo”. Il suo Rick O’Connell è un eroe spericolato, spesso vanitoso ma allo stesso tempo audace, ma al quale Fraser sapeva conferire anche una certa goffaggine, autoironia, ridicolo che evitavano il rischio di un certo “rambismo” assolutamente fuori luogo. La carriera di Fraser, grazie alle molestie subite Filippo Berk e i frequenti infortuni sul set non hanno avuto l’evoluzione sperata. Dovevamo aspettare Aronofsky e la bella La balena per dargli un ruolo degno del suo talento. Ma in quel 1999, La mummia gli ha permesso di entrare nel cuore del pubblico e di non uscirne mai più.

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La mummia ha incassato 415 milioni di dollariè stata la grande sorpresa al botteghino che la Universal stava cercando. Anche Stephen Sommers ha avuto il seguito, purtroppo terribile a tutti i livelli, che se non altro ha segnato il debutto sul grande schermo di The Rock. Arriverebbe poi il terzo, ancora più modesto, episodio della saga, prima di quel reboot con Tom Cruise del 2017, che ancora oggi viene chiamato la lapide nell’Universo Oscuroun vero crimine cinematografico. La verità è che La mummia resta irripetibile perché è il simbolo di quella fusione tra grandi budget e creatività indipendente, che nel tempo gli studios hanno completamente messo fuori gioco. È stato uno degli ultimi casi di questo processo creativo. Con personaggi femminili tutt’altro che banaliun casting per l’epoca tutt’altro che afflitto imbiancatura e uno studio dell’antico Egitto molto più approfondito di quanto possa sembrare, La mummia resta uno di quei remake che al cinema vanno bene, molto bene. Ha raggiunto il successo senza grandi nomi, ma con la capacità di reinventare un genere e soprattutto di dare centralità al villain, da certi punti di vista il vero, grande protagonista dell’intero franchise. Quel semplicemente voler intrattenere il pubblico in ogni modo ebbe i due come unici eredi Acquaman di James Wan e il cinema di James Gunn, perfetti nella loro colorata grandezza connessa al recupero della scanzonata narrativa avventurosa. La mummia resta un momento bellissimo per il pubblico più giovane e per quello adulto che ha voluto tornare bambino, è uno degli esempi più perfetti della centralità della settima arte: divertiti con leggerezzail che è ben diverso da quella banalità che oggi gli studios brandiscono come una mazza nei confronti del pubblico.

 
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