La plus précieuse des marchandises. La recensione – .

C’era una volta un povero taglialegna che viveva con la moglie in una casa nel bosco, vicino alla ferrovia. Il primo lungometraggio d’animazione di Michel Hazanavicius, adattamento dell’omonimo romanzo di Jean-Claude Grumberg, inizia con l’incipit di una fiaba. Un film che riporta il cinema d’animazione in concorso nella sezione principale di Cannes dal 2008, quando un altro film sulla guerra, Valzer con Bashir, è stato ben accolto e ha vinto un Golden Globe come miglior film straniero. Un giorno, mentre cadeva la neve e soffiava un vento freddo, la moglie del povero taglialegna udì un rumore, e poi un grido. Trovò un fagotto e dentro di lei, infreddolita e spaventata, c’era una bambina. Quella bambina, da lei scambiata per un dono del Dio del treno, era in realtà una bambina ebrea gettata da un vagone in corsa verso Auschwitz da un padre disperato. La guerra e l’orrore vengono restituiti in un’eco, il passaggio incessante dei vagoni verso i campi di concentramento, il presagio inquietante di un fischio notturno, il fumo della locomotiva che evoca l’immagine dei forni crematori. Un ambito di interesse, consumato dalla fame e infestato dalla propaganda antisemita, dalle fandonie sugli ebrei assassini di Cristo, definiti con disprezzo senza cuore, bevitori di sangue, dalle teorie complottiste rilanciate periodicamente, e che ancora oggi trovano spazio come contraccolpo del conflitto israeliano palestinese. Perché la guerra genera odio e lo alimenta.

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Hazanavicius ritorna ad una delle sue passioni giovanili, il disegno, curando la fase preliminare del design dei personaggi e il tema dell’Olocausto già affrontato in La ricerca. Un film quasi muto, metodo già sperimentato L’artista, escludendo le minime battute di dialogo recitate dagli attori della Comédie-Française e i brevi interventi di un eccellente narratore, quello di Jean-Louis Trintignant. Le tavole e il sound design hanno già isolato, grande forza visiva. La sfiducia e la gioia per l’arrivo della bambina, l’inverno e la primavera, i corpi schiacciati sui vagoni merci, gettati nei fossati, le famiglie divise all’arrivo, la fine della guerra, l’insieme audiovisivo è un racconto triste ed emozionante sulla vita, sull’amore e sulla morte. E una fine pensata per rispettare le premesse, a cui sono sopravvissuti, non certo felici e contenti, cambiati e consumati dalla storia e da un destino da ricostruire sulle ossa, per trasformare l’incubo in una nuova favola da raccontare ai nipoti.

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La plus précieuse des marchandises è un film generoso, dal budget contenuto, dalla grafica vagamente disneyana, pulita e ricca di trasparenze, che fa un ottimo uso della profondità di campo, dell’infinita desolazione e dell’affetto catturato in primo piano. Delicata, profonda, semina speranza, prende la luce di un camino per riscaldare la notte, e cerca di ritrovare il battito del cuore, silenzioso e nascosto dalla paura.

La classifica cinematografica di Sentieri Selvaggi

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