Invasion, la recensione del film di fantascienza su Prime Video – .

Tre anni dopo i fatti raccontati Attrazione (2017), Yulia è stata salvata da morte certa tramite l’aiuto di tecnologie aliene e ora è dotata di poteri del tutto unici che la distinguono da qualsiasi altro essere umano. Proprio per questo motivo, viene qui, sotto la supervisione del padre, colonnello dell’esercito russo sottoposto a prove nella speranza di poter capire di più su cosa le è successo e come utilizzare queste abilità a suo vantaggio. Lo scopo del Ministero della Difesa è quello di farsi trovare pronti per un futuro e probabile attacco extraterrestre.

Ma in Invasione presto il giovane protagonista ritroverà Khariton, il visitatore dall’altro mondo di cui si era innamorata e che pensava fosse ormai scomparso. I due progettano una fuga verso il suo pianeta natale ma vengono scoperti e ancora una volta Yulia finirà per rivelarsi un elemento decisivo per il destino dell’intera umanitàcon una nuova minaccia che rischia di mettere in grave pericolo non solo la Russia.

Più o meno lo stesso?

Tempo fa proprio su queste pagine vi avevamo parlato del primo capitolo e torniamo ora sulla scena del crimine per completare l’analisi di questo dittico di produzione sovietica, un vero e proprio blockbuster che sulla carta intende rivaleggiare con le sue controparti produzioni hollywoodiane. Rispetto ad altri tentativi più o meno falliti, Invasione – come il suo predecessore – non delude affatto, sopperendo alle varie ingenuità narrative una messa in scena di tutto rispetto, supportato da ottimi effetti speciali. Un impatto estetico non scontato, visto che la pellicola costava “solo” quindici milioni di dollariil decimo del budget di un kolossal a tema realizzato oltreoceano: proprio per questo saremmo curiosi di vedere il regista all’opera in un contesto più costoso Fëdor Bondarchukgià autore tra molti dell’epopea bellica di Stalingrado (2013).

Attrazione, la recensione: fantascienza esagerata su Prime Video

Ancora insieme

Naturalmente, proprio come nell’originale la sceneggiatura è la limitazione principalecon le due ore di visione che vivono in una ciclicità a tratti estenuante così come nel riproposizione di quel triangolo chiave che aveva già visto coinvolti i tre protagonisti in passato. Protagonisti che in alcuni casi addirittura ritornano dal mondo dei morti, segno di evidente forzatura destinato ad intercettare i gusti del pubblico che aveva apprezzato l’opera precedente. Allo stesso modo la gestione dei rapporti tra i suddetti personaggi, con la “quarta ruota” rappresentata dal il padre della ragazzasoldato vecchia scuola e solido, vivono di una serie di luoghi comuni e attingono a un immaginario consolidato di eroismo e sacrificio, tra ondate di sdolcinata retorica e improbabili salvataggi dell’ultimo minuto, tanto che l’epilogo – pur chiudendo la storia – lascia la porta parzialmente aperta a un ulteriore seguito, che al momento in cui scriviamo non era ancora stato messo in cantiere.

Non ce lo dicono

Interessante l’idea di cui è capace la tecnologia aliena controllare i media digitalitrasformare notizie, video e telefonate a seconda dell’occasione e farli arrivare alla popolazione un clima di sospetto. Una velata critica – sotto forma di blockbuster di genere – a quel selezionato mondo dell’informazione, in aottica con sfumature cospirative che si rivela più lucido del previsto, pur con tutti i limiti e le contraddizioni del caso. Allo stesso modo, l’astronave è anche in grado di controllare sistemi satellitari, con una guida remota che farebbe felice Elon Musk e al centro di un sequenza d’azione furiosa su quattro ruote nelle fasi iniziali della storia. Prima uscita adrenalinica di un film che, come già detto, non rinuncia al lato spettacolare, con un paio di sequenze di massa affascinanti ed evocative che vedono come protagonista principale l’acqua, a un certo punto vera e propria prigione per la sempre più spaventata popolazione di Mosca.