«Siamo preoccupati per il riarmo della Cina. Mi batto per ridare alle donne il ruolo che meritano” – - – .

«Siamo preoccupati per il riarmo della Cina. Mi batto per ridare alle donne il ruolo che meritano” – - – .
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È il volto di un Giappone che sta cambiando, anche se con ritmi secolari. Yoko Kamikawa, 71 anni, dallo scorso settembre è ministro degli Esteri nel governo di Fumio Kishida. Ma di lei si sussurra, sotto i ciliegi in fiore dei parchi di Tokyo, che potrebbe diventarlo il primo primo ministro donna del Sol Levante. Da oggi è a Capri per partecipare al G7 dei ministri degli Esteri. L’abbiamo intervistata.

Signora Kamikawa, come giudica lo stato dei rapporti tra Italia e Giappone? Cosa è rimasto della visita del premier Meloni a Tokyo lo scorso febbraio?
«In vista dell’importante ricorrenza del 160° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Giappone e Italia, che cadrà nel 2026, i rapporti tra i due Paesi hanno registrato un notevole balzo in avanti: come partner strategici stiamo infatti portando avanti progetti concreti di collaborazione in vari settori. C’è da aspettarsi inoltre un’ulteriore intensificazione dei flussi di persone tra i due Paesi, grazie ai grandi eventi in programma in Giappone e Italia, come Expo Osaka 2025 e le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. In occasione della vostra visita in Giappone, il Primo Ministro, Giorgia Meloni, ha espresso il suo fermo desiderio di portare avanti i risultati ottenuti nell’anno di presidenza giapponese del G7, e io, personalmente, ne sono stato fortemente incoraggiato. Il Primo Ministro Kishida ha a sua volta comunicato l’intenzione del Giappone di offrire tutta la propria collaborazione per la buona riuscita del vertice del G7 in Puglia, confermando la volontà comune di continuare a collaborare strettamente. Per quanto riguarda i rapporti bilaterali, è stato inoltre concordato di lavorare in stretta sinergia in diversi ambiti, a partire dalle collaborazioni nel settore della sicurezza, che comprende lo sviluppo congiunto di caccia di nuova generazione e lo scalo in Giappone di navi militari italiane, tra cui un aereo da battaglia gruppo di vettori, sia nel settore economico, con la recente entrata in vigore dell’accordo sulla sicurezza sociale. Anche in occasione della prossima riunione della Farnesina, oltre a portare avanti un deciso dibattito mirato al successo del G7, è mia intenzione collaborare personalmente per collaborare con il Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, al fine di promuovere ulteriormente le relazioni bilaterali tra i due Paesi”.

Il Giappone rimane (come l’Europa) dipendente dagli Stati Uniti per quanto riguarda la capacità di rispondere a una seria minaccia proveniente dall’esterno. È concepibile trasformare la propria forza militare da strumento puramente di difesa a strumento capace di “aiutare” gli alleati?
«Attorno al Giappone si concentrano Stati caratterizzati da una forza militare imponente; si pensi poi allo sviluppo di testate e missili nucleari da parte della Corea del Nord e al repentino rafforzamento della forza militare cinese, poco trasparente: il nostro Paese si trova ad affrontare, dal punto di vista della sicurezza, il contesto più difficile e complesso del dopoguerra ad oggi. Credo quindi che per il Giappone, sulla base della “Strategia di sicurezza nazionale” adottata nel dicembre 2022, sia necessario procedere, oltre all’attuazione di una politica estera attiva, attuando un radicale rafforzamento della capacità di difesa e collaborando con gli alleati paesi, Uniti in primis, o “simili”. In questa prospettiva, quindi, è necessario che tra Giappone e Stati Uniti non ci sia un Paese che “dipende” dall’altro ma che, al contrario, i due Paesi lavorino “insieme” per consolidare la forza di contenimento e di azione. della propria alleanza. A tal fine, oltre a rafforzare radicalmente la capacità di difesa del Giappone e ad aumentare significativamente la spesa militare, che costituisce la premessa, stiamo lavorando per approfondire i rispettivi ruoli e compiti dei due paesi, rafforzando le nostre capacità congiunte”.

La Cina è, oggi, il Paese che, insieme alla Russia, sembra aver scelto la via del confronto con l’Occidente democratico – di cui senza dubbio il Giappone fa parte. Cosa può fare il Giappone per evitare che la crisi diplomatica, in casi come l’emergenza Taiwan, si trasformi in un conflitto aperto?
« Trovandosi, infatti, a vivere il contesto di sicurezza più difficile e complesso dal dopoguerra a oggi, il nostro Paese, sulla base della “Strategia di Sicurezza Nazionale”, attua una politica estera incisiva, capace di prevenire le crisi e contribuire attivamente alla creazione di un contesto internazionale di pace e stabilità. La Cina, pur continuando ad aumentare il proprio bilancio per la difesa a soglie sempre più elevate, senza la dovuta trasparenza, oltre a rafforzare ampiamente e rapidamente la propria forza militare, compreso il potenziale bellico di testate e missili nucleari, sta intensificando ed espandendo le attività militari sia nel Mar di ​​Giappone e nel Pacifico, compresa la collaborazione con la Russia. In ogni occasione in cui è stato possibile, prima fra tutte il vertice dello scorso novembre, abbiamo continuato ad esprimere apertamente alla Cina la nostra preoccupazione per le sue attività militari. Io stesso, durante l’incontro bilaterale con il mio omologo cinese, Wang Yi, gli ho espresso personalmente le nostre preoccupazioni. Allo stesso tempo, per perseguire la pace e la stabilità della comunità internazionale, compresa la regione indo-pacifica, ritengo importante, in sinergia con i diversi Paesi coinvolti, e attraverso diverse forme di dialogo e scambio nel settore della sicurezza, esercitare la nostra influenza sulla Cina per dimostrare maggiore trasparenza riguardo alle politiche di difesa e alla forza militare e rispettare gli standard di condotta internazionali”.

In Italia, caratterizzata, come il Giappone, da una società ad alto tasso di invecchiamento, molti ritengono opportuno accogliere gli stranieri e sono aperti all’immigrazione. Il Giappone, al contrario, non sembra disposto a favorire l’arrivo degli stranieri. Qual è la tua opinione in merito? E qual è la posizione del Giappone?
«Attualmente il governo giapponese è aperto ad accogliere risorse estere secondo due principi. In primo luogo, gli stranieri provenienti da settori specializzati o tecnici vengono accolti attivamente, con l’obiettivo di contribuire al rilancio della nostra economia e società. Tuttavia, per quanto riguarda gli altri settori, è il governo nel suo insieme a valutare – previo consenso dei cittadini – in una prospettiva ampia che tenga conto, ad esempio, del contesto sociale dei giapponesi, dall’occupazione alla conseguenze sulla struttura industriale, sull’istruzione, sulla sicurezza sociale o anche su fattori come l’ordine pubblico. D’altro canto, siamo consapevoli che il declino demografico e la diminuzione della popolazione in età lavorativa continueranno ad avere gravi ed enormi conseguenze sulla vita dei cittadini: ulteriori misure per contrastare la diminuzione della forza lavoro diventano quindi una questione urgente. In linea con questo orientamento, siamo quindi consapevoli dell’importanza di accogliere risorse dall’estero”.

Quali iniziative diplomatiche ha intrapreso come ministro degli Esteri per promuovere la parità di genere? Pensi che una donna giapponese possa diventare primo ministro? E tu intendi diventarlo, il primo nella storia giapponese?
«Da quando ho assunto l’incarico di Ministro degli Affari Esteri ho promosso costantemente ed energicamente il progresso della parità di genere, soprattutto per quanto riguarda l’agenda “Donne, Pace e Sicurezza” (DPS). In un contesto di progressiva mancanza di trasparenza all’interno della comunità internazionale, la mentalità alla base dell’agenda del DPS diventa sempre più importante. Oltre all’impegno a proteggere e salvaguardare le donne e le ragazze, sulla base del principio degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) di “non lasciare nessuno indietro”, una partecipazione personale e in prima linea delle donne alla prevenzione dei conflitti, alla ricostruzione e alla promozione sostenibile la pace sempre più vicina al peacebuilding. In questa prospettiva, lo scorso gennaio ho creato per la prima volta una task force del DPS all’interno della Farnesina, puntando ad una sinergia trasversale tra le diverse direzioni e uffici. In secondo luogo, non ho perso occasione, negli incontri bilaterali e multilaterali, per commentare l’importanza dell’agenda del DPS. A febbraio, durante la conferenza Giappone-Ucraina che promuoveva la ricostruzione economica dell’Ucraina, ho organizzato una “sessione DPS”, sottolineando con forza il sostegno ad una ripresa e ad una ricostruzione che riflettesse le sue opinioni. In terzo luogo, nell’anno in corso, a 24 anni dall’adozione della prima risoluzione ONU sull’agenda del DPS, per elevarla ad una nuova dimensione attraverso l’innovazione, in occasione di visite ufficiali all’estero o occasioni simili, ho organizzato finora cinque edizioni del forum sulle politiche “DPS+I (Innovazione)”, riuscendo a concentrare conoscenze e competenze di numerose professionalità. Portando avanti l’agenda del DPS sulla base delle conoscenze e dei suggerimenti acquisiti attraverso le iniziative finora implementate, il nostro Paese intende continuare a contribuire all’ulteriore promozione dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment delle donne, nonché alla costruzione di una comunità internazionale pacifica. Allo stesso tempo, per promuovere la partecipazione femminile e aumentare la percentuale di candidate donne, intendiamo procedere con fermezza, sollecitando, ad esempio, iniziative specifiche da parte dei diversi partiti, dando “visibilità” al numero di parlamentari e consiglieri sia a livello nazionale governo e negli enti locali, pubblicizzando buone pratiche per aumentare la percentuale di donne in politica. Da quando sono stato eletto per la prima volta nel 2000, mi sono dedicato alle mie responsabilità politiche, in base alle mie convinzioni. Oggi, come membro del governo, per consegnare alla prossima generazione un Giappone ricco di prosperità e brillanti prospettive, un Giappone rispettato e considerato indispensabile dal resto del mondo, faccio del mio meglio, con determinazione e passione, per ricoprire il ruolo che mi è stato assegnato”.

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