Il Tribunale penale dell’Aia prende di mira i leader di Hamas e i leader di Israele.

Il Tribunale penale dell’Aia prende di mira i leader di Hamas e i leader di Israele.
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Alcuni momenti della visita del Procuratore Khan in Israele e Cisgiordania (dicembre 2023) – Corte Penale Internazionale

Se i mandati di arresto internazionali per i leader militari di Hamas sono visti come imminenti, lo stesso potrebbe presto accadere per i funzionari israeliani accusati di aver violato ripetutamente il principio di “distinzione, precauzione e proporzionalità” nella reazione a Gaza. Per quanto risulta Futurol’indagine si concentra anche sulle operazioni di Israele in Cisgiordania, dove le occupazioni illegali di coloni sono incoraggiate e protette dalle forze armate israeliane e da funzionari governativi.
La Procura presso la Corte internazionale attende l’esame dei giudici della Corte, chiamati a valutare le richieste di arresto che dovranno essere convalidate prima della loro emissione in campo internazionale. È anche per questo che i media israeliani riportano la preoccupazione che sale ai vertici, nel timore che tra gli indagati possano esserci addirittura il primo ministro Netanyahu oltre al ministro della Difesa Gallant e al comandante dell’esercito Halevi. Da poco che trapela, la Procura internazionale dell’Aia sta lavorando a una lista di nomi da entrambe le parti. Dai vertici militari di Hamas nella Striscia, tra cui l’inespugnabile Yahya Sinwar, ritenuto responsabile dei crimini commessi il 7 ottobre contro i civili in Israele, e che senza dubbio si occupano della gestione degli ostaggi ancora nelle loro mani. Ma il problema resta Israele, per la sua eccessiva reazione su Gaza e per aver ostacolato l’arrivo degli aiuti via terra, come dimostrano i lanci aerei a cui sono stati costretti la stessa Giordania e gli Usa. A chiarirlo è stato il procuratore capo Karim Khan durante la sua missione in Israele e Palestina. «Per quanto riguarda Gaza, e nonostante le continue violazioni del diritto internazionale umanitario da parte di Hamas e di altri gruppi armati nella Striscia di Gaza, il modo in cui Israele risponde a questi attacchi – ha avvertito il procuratore capo il 5 dicembre – è soggetto a chiari parametri giuridici governare i conflitti armati”. A partire dalla protezione degli ospedali colpiti dai raid a Tel Aviv nonostante all’interno vi fossero civili in cura. Ed è proprio questa una delle accuse su cui stanno lavorando gli investigatori internazionali. “Scuole, ospedali, chiese e moschee, le case sono protette dalla legge e non devono essere bombardate”, ha aggiunto il procuratore che aveva messo in guardia personalmente Israele: “Ho chiarito cosa dice la legge in termini di principio di distinzione, precauzione e proporzionalità” . Non solo: «Ho anche abbondantemente chiarito che la legge – aveva insistito il procuratore capo – non può essere interpretata in modo da privarla di significato», quando invece occorre far rispettare la Convenzione di Ginevra, «cioè tutelare la più vulnerabili della società, neonati e bambini, anziani e infermi, uomini e donne civili”. In serata Washington ha cercato di rimettere le cose a posto. “Gli Stati Uniti non sostengono l’indagine della Corte penale internazionale su Israele”, ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre. “Non crediamo che abbia giurisdizione”, ha aggiunto.

L’inchiesta non ha nulla a che vedere con quella promossa davanti alla Corte internazionale di giustizia dal Sudafrica, che accusa Israele di “genocidio contro la popolazione palestinese di Gaza”. Nel 2021, la Corte penale internazionale ha stabilito che la sua giurisdizione penale si estende ai territori di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme est e ha avviato un’indagine formale sulla violenza endemica nella regione dal 2014. A seguito di questa decisione, la Procura L’Ufficio ha il diritto di indagare sui crimini di guerra commessi sia in Palestina da Israele che dai palestinesi sul territorio israeliano. Anche se Israele non è uno stato parte della Corte, l’ufficio del pubblico ministero ha l’obbligo di indagare se i crimini internazionali vengono commessi da rappresentanti dei paesi membri e se i crimini vengono commessi all’interno dei confini degli stati membri da altri paesi.
Ma questa volta c’è qualcosa di nuovo. Gli Stati Uniti non riconoscono la Corte dell’Aja. Ma l’atteggiamento di Netanyahu e gli attacchi indiscriminati contro i civili a Gaza hanno irritato Washington, che pur non collaborando direttamente con L’Aia, questa volta non ostacola il lavoro di acquisizione dei materiali da parte della Procura, che deve rivolgersi alle organizzazioni internazionali, compresa la NATO, per rubare informazioni. L’Unione Europea, a parole strenua sostenitrice della Corte, non ha nascosto l’imbarazzo. Cinque Stati in particolare (Austria, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria e Lituania) hanno criticato la giurisdizione della Corte sulla Palestina. Altri, come il Belgio, hanno invece ottenuto finanziamenti aggiuntivi di 5 milioni di euro solo per le indagini sul conflitto Israele-Hamas.
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