“Il Califfato è la soluzione”. Le bandiere di Al Qaeda sventolano nel cuore dell’Europa – .

“Il Califfato è la soluzione”. Le bandiere di Al Qaeda sventolano nel cuore dell’Europa – .
“Il Califfato è la soluzione”. Le bandiere di Al Qaeda sventolano nel cuore dell’Europa – .

IL rischio terrorismo in Europa, importata da flussi migratori incontrollati e protetta per ragioni ideologiche, è concreta. Chi lo nega è mosso da evidenti ragioni politiche e non da un’effettiva osservazione di quanto accade nel mondo e, soprattutto, nelle città del Vecchio Continente. In un certo senso, in Europa si è diffusa la convinzione che l’inclusione significhi l’abdicazione di tutti tradizioni locali e millenarie per non offendere gli immigrati. Ma in questo modo non facciamo altro che aprire la strada all’invasione culturale e quando tutti ne prenderanno coscienza potrebbe essere troppo tardi per porvi rimedio. E già oggi, nel 2024, potremmo essere arrivati ​​a un punto di non ritorno. Con quale logica si svolge una manifestazione fondamentalista islamica, con tanto di bandiere organizzazioni terroristiche sventolato ad Amburgo, è stato consentito e non bloccato? E non è nemmeno la prima volta che ciò accade negli ultimi anni.

Questa è la domanda da cui partire per capire in che direzione l’Europa di sinistra ha deciso di andare. La stessa Amburgo ha un sindaco di estrazione socialdemocratica, appartenente alla coalizione Vel, con la maggioranza nel parlamento federale. Ieri nessuno ha cercato di bloccare la manifestazione ma oggi i principali giornali tedeschi alzano la voce per condannarla, come ha fatto il ministro Nancy Faeser, sempre della SPD: non era più logico intervenire per fermarlo? Anche perché il problema non erano solo le bandiere ma le dichiarazioni che venivano espresse in quel contesto, dal palco e nei volantini, nei manifesti. “IL Califfato e il soluzione“, si legge in uno dei materiali di propaganda. “Chi vuole il califfato è qui all’indirizzo sbagliato“, è stata la risposta di Faeser, che avrebbe potuto intervenire con fermezza durante la manifestazione. Ma è sempre più facile farlo dopo, per non intaccare quel bacino di voti di origine straniera a cui guarda tutta la sinistra europea, soprattutto alla vigilia delle Europee.

L’evento è stato organizzato da “Interazione musulmana“, associazione non sconosciuta ma nota, già sotto la lente di ingrandimento dei servizi tedeschi, “è ritenuto vicino a un’organizzazione islamica vietata, Hizib ut-Tahrir, e chiede da tempo l’introduzione del califfato“. Quindi Lanya Kaddor, dei verdiha spiegato chi era nella piazza di Amburgo Livido, provocando il divieto del gruppo. Eppure i Verdi fanno parte, tra gli altri, della coalizione a semaforo del Parlamento federale sponsor più aggressivi dell’immigrazione e ONG. E certo “Muslim Interaktiv” non cerca l’adesione alle frange della popolazione tedesca, ma si riferisce agli immigrati e ai cittadini di seconda e terza generazione, che guardano alle dinamiche mediorientali con sempre maggiore coinvolgimento.

La democrazia è solo il treno che prendiamo fino a raggiungere la nostra destinazione“ha detto dal palco Rahem Boateng, leader di “Muslim Interaktiv”, senza che nessuna istituzione battesse ciglio di fronte alla minaccia concreta dell’instaurazione del Califfato. “Questi estremisti mirano a a Califfato globale sotto il Legge della Shariaalla fine della “dittatura dei valori occidentali”, vedono un futuro europeo “sotto il Corano” e chiedono che venga tolto ogni sostegno a Israele“, ha dichiarato l’eurodeputato Silvia Sardone. Nonostante ciò, in Germania, come in Europa, non viene intrapresa alcuna azione.

Infatti, prosegue il rappresentante della Lega, “più volte abbiamo dovuto assistere a dibattiti inesistenti Islamofobia in Europa. Il pericolo invece è rappresentato da questi gruppi che sono sempre più forti, contando sulla facilità di reclutare giovani sui social network“.

Il “dramma”, come lo definisce Sardone, è rappresentato da sottovalutazione del problema da parte delle istituzioni europee, che continuano”con politiche buoniste di costante cancellazione dei nostri simboli, delle nostre tradizioni, dei nostri valori per non offendere i ‘nuovi arrivati’“.

 
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