Migranti, difesa, debito, solidarietà. Perché la Meloni sta meglio con un flop per i sovranisti in Europa – .

Migranti, difesa, debito, solidarietà. Perché la Meloni sta meglio con un flop per i sovranisti in Europa – .
Migranti, difesa, debito, solidarietà. Perché la Meloni sta meglio con un flop per i sovranisti in Europa – .

Qual è la differenza tra polvere e realtà? La notizia delseparazione della Lega di Matteo Salvini e del Rassemblement Nazionale di Marine Le Pen dai nazionalisti tedeschi dell’AfD contiene un elemento di importante interesse e un elemento di clamorosa ipocrisia. L’elemento di interesse, che abbiamo riportato ieri sul nostro giornale, riguarda il tentativo di Salvini e Le Pen di dimostrare che i loro soggetti politici non hanno intenzione di farsi risucchiare in una pericolosa spirale estremista in Europa. Il calcolo stesso è importante. Nel 2019, i partiti populisti hanno visto nell’estremismo la chiave per cercare di ottenere voti in Europa. Oggi, gli stessi partiti populisti che cinque anni fa ottennero moltissimi voti giocando con i peggiori istinti anti-sistema, cercano di presentarsi sulla scena pubblica con un profilo leggermente diverso, ripulito e spolverato. Il no di Le Pen all’AfD arriva dopo il sostegno all’Ucraina espresso a sorpresa dallo stesso partito qualche settimana fa (partito che, come la Lega in passato, ha avuto rapporti più che opachi con il mondo Putin).

Il tentativo dei partiti nazionalisti di destra è chiaro e coincide lo stesso piano di gioco che ha in mente Giorgia Meloni: rendere credibile l’ipotesi che dopo il 9 giugno possa esserci una maggioranza di governo di destra capace di distribuire le carte in Europacapace di replicare a Bruxelles lo stesso magico equilibrio che la destra ha trovato in Italia e soprattutto capace di farlo cacciare il Partito Socialista dalla cabina di regia. I sondaggi dicono che, al momento, i seggi che potrebbero occupare tutti i partiti di destra e di centrodestra che siederanno in Europa nella prossima legislatura rendono credibile lo scenario evocato da Meloni, Salvini, Le Pen, Orbán. La maggioranza necessaria per dare le carte al Parlamento europeo è pari a 361 deputati e tutti i partiti di destra, compreso l’AfD, attualmente oscillano, secondo le ultime proiezioni, intorno a 353. I sondaggi fotografano i numeri ma non danno un quadro chiaro della realtà. E il motivo per cui la grande alleanza della destra europea è un’ipotesi falsacome spiegano bene oggi su Euporn Paola Peduzzi e Micol Flammini, è legato a tre fattori.

Il primo fattore è politico: il PPE ha già detto che governare con Marine Le Pen (e con Orbán) è impossibile.

Il secondo fattore è strategico: immaginare che la Commissione europea del futuro possa fare a meno di un accordo strategico tra i gruppi politici che governano in Spagna e Germania (PSE) e in Francia (Renew) è semplicemente impensabile.

Il terzo fattore è il più innominabile e riguarda un tema che dovrebbe stare a cuore ai partiti della destra italiana: ma ne siamo sicuri per un Paese come l’Italiae ai partiti che sono al governo, Essere d’accordo Spero che ci sia un trionfo netto e netto della destra europea e che ci sia un’ampia alleanza del Partito popolare europeo con i partiti nazionalisti?

Detto in modo più schietto: È davvero sufficiente che partiti come la Lega e il Rassemblement National si diano una bella spolverata mandando al diavolo l’AfD in quanto partiti meno pericolosi?

La valutazione se i partiti sono pericolosi, in questo caso, non è generale, quanto sono antieuropei, quanto sono xenofobi, quanto sono illiberali, quanto sono complottisti, quanto sono trumpiani, quanto sono oscurantisti, ma è specifica e riguarda un problema che chi governa l’Italia dovrebbe avere ben chiaro. Se guardate con attenzione le agende portate in Europa dai partiti sovranisti, nazionalisti ed euroscettici, cioè la maggior parte dei partiti con cui Meloni e Salvini sono alleati in Europa, capirete facilmente che l’interesse nazionale del nostro Paese, dell’Italia, è inversamente proporzionale alle rivendicazioni politiche promosse in Europa da questi partiti.

La cupa internazionale dell’euroscetticismo è contraria a lavorare per avere in Europa una maggiore solidarietà nei confronti dei migranti, che invece l’Italia chiede. È contraria all’estensione di progetti di solidarietà come Next Generation Eu. Lei è contraria a lavorare su un mercato unico europeo. È contraria a lavorare per avere maggiori opportunità di sfruttare il debito comune europeo. È contrario al fatto che gli eserciti europei lavorino insieme di concerto per creare una difesa comune. Lei è contraria all’incremento degli accordi di libero scambio nel mondo, che farebbero invece comodo ai Paesi esportatori come l’Italia. È contraria all’opzione di non replicare la politica tariffaria perseguita dall’America contro la Cina. E, infine, è contrario a interpretare nel modo più flessibile possibile le regole per il recupero dai deficit eccessivi nei paesi altamente indebitati come l’Italia.

La destra nazionalista, in giro per l’Europa, cerca in tutti i modi di ripulirsi, quando ne ha la possibilità, ma quello che la destra al potere, a partire dalla Meloni, dovrebbe capire con urgenza è che per un Paese come l’Italia sperare in un’Europa governata da una destra dura, poco solidale, inflessibile sui conti, poco disposta a scommettere su una nuova forma di sovranità europea, è una posa simile a quella assunta dal mitico Tafazzi quando accarezzava con un martello i gioielli di famiglia.

Un governo di destra in Europa può essere un buon modo per non dirlo durante la campagna elettorale dopo il 9 giugno toccherà governare con i nemici socialisti. Ma la verità che la Meloni non può dire è questa oggi dovendo scegliere se governare con la destra rigorista o se governare con i socialisti solidali non ci sarebbe scelta: in Europa è meglio stare con la cara Elly che con la temibile Marine.

 
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