Luciano Benetton, il buco da 100 milioni e l’addio amaro: “Sono stato tradito”

Luciano Benetton, il buco da 100 milioni e l’addio amaro: “Sono stato tradito”
Luciano Benetton, il buco da 100 milioni e l’addio amaro: “Sono stato tradito”

“Saremo circa 100 milioni (di buco). Ma tutto quello che è emerso e sta emergendo dal settembre del 23 è una vergogna”. E ancora: “Mi fidavo e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola. Qualche mese fa ho capito che qualcosa non andava. Che la fotografia del gruppo che i vertici ci ripetevano nei consigli di amministrazione non era reale”. È quanto denuncia, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, il fondatore della Benetton, Luciano Benetton che si prepara a lasciare il gruppo abbigliamento ma sottolineando che «ora bisogna guardare avanti, nei prossimi mesi si farà un progetto per il futuro, abbiamo perso quattro anni e questo rende tutto più difficile non avendo la bacchetta magica. Purtroppo ci saranno dei sacrifici da fare. Quello che posso dire è che sarà messo il massimo impegno per riscoprire l’energia dei tempi migliori e dare nuova vita a questo marchio che tanto rappresenta per la nostra famiglia e che porta il nostro nome”.

“Per fortuna – spiega l’imprenditore – avevamo deciso già da tempo di ritirare la Benetton dalla Borsa. E quindi i rischi imprenditoriali erano e sono tutti in mano alla famiglia. Ma ancora una volta per la mia storia, per quello che significa l’azienda, per i dipendenti, le famiglie, i tanti che con fiducia entrano nei negozi dalla Moldavia a Parigi, da Nuova Delhi a Los Angeles, prima di lasciare il gruppo intendo spiegare con la trasparenza che mi caratterizza ciò che è accaduto senza sottrarmi alle mie responsabilità”.

“Sono uscito dall’azienda nel 2012 con l’azienda sana, con un fatturato di 2 miliardi e un utile, anche se la logica dice che si può sempre fare meglio. Solo dopo forte insistenza di mio fratello Gilberto – rileva – ho deciso di ritornare nel 2018, poco prima della sua scomparsa. Edizione non era riuscita a trovare un team di gestione della qualità. L’azienda stava perdendo molto. Appena tornato ho cercato di risolvere gli errori più evidenti, verso la fine del 2019 mi hanno suggerito di candidarmi per il ruolo di amministratore delegato”.

La mia funzione in quel momento, prosegue Luciano Benetton, “era quella di tutor per portare l’azienda all’autonomia gestionale. Se avessi avuto vent’anni di meno mi sarei impegnato personalmente. La scelta è caduta su un candidato che viene dalla montagna, mi piace, mi dico ‘scarpe grosse con un bel cervello’, si presenta con un’evidente voglia di capire e farsi carico dei problemi, compreso il management team a essere persona integrata perché la definisce assolutamente inadatta ad un incarico così complesso”.

Il Covid, rileva Benetton, ha “logicamente alterato l’attività e i risultati. Per questo motivo il piano triennale di pareggio è stato spostato al 2023 e l’obiettivo è risultato accettabile. Nei vari consigli, infatti, i numeri continuano a dare il quadro di un pareggio possibile. Solo il 23 settembre ’23 si parlò di alcuni problemi, ma in modo subdolo. E tutto sembrava sotto controllo”. Mentre riceviamo questi primi segnali dal Comune, dati con assoluta disinvoltura da parte loro, sottolinea poi: «Mi rendo conto che i conti non mi tornano e che il problema va ben oltre quanto dichiarato a settembre. Tra l’altro da tempo provo un malcontento all’interno e all’esterno dell’azienda a causa dell’atteggiamento arrogante e incapace dei nuovi manager. Frasi come ‘abbiamo deciso e tu devi mantenerlo’, che non siamo abituati a sentire o usare in azienda, sono dannose. il calibro del nuovo gruppo dirigente. Naturalmente lo faccio notare con fermezza ai ‘nuovi’ e in consiglio di amministrazione esprimo la mia grande preoccupazione per un andamento economico che non quadra assolutamente”. In uno dei consigli dei mesi successivi, aggiunge, «esplode la bomba, ecco il punto. All’improvviso presentano un buco di bilancio drammatico, uno shock che lascia senza fiato”: “Saremo intorno ai 100 milioni. Ma tutto quello che è emerso e sta emergendo dal settembre del 23 è una vergogna”.

 
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