«Ho avuto due mogli e sei figli, ma a 84 anni l’amore mi sorprendeva ancora. Berlusconi? Ci siamo lasciati per Putin, non per Sabina” – .

«Ho avuto due mogli e sei figli, ma a 84 anni l’amore mi sorprendeva ancora. Berlusconi? Ci siamo lasciati per Putin, non per Sabina” – .
«Ho avuto due mogli e sei figli, ma a 84 anni l’amore mi sorprendeva ancora. Berlusconi? Ci siamo lasciati per Putin, non per Sabina” – .

DiAldo Cazzullo

Intervista al giornalista: «Imitando la voce di Pertini ho ingannato Arbore e Minà. La rottura con Berlusconi? Colpa di Putin già nel 2008″

Paolo Guzzanti, qual è il tuo primo ricordo?
«È il 19 luglio 1943, ho tre anni, mi affaccio alla finestra e chiamo mia madre: “Il cielo è pieno di pesciolini!”».

Il bombardamento di San Lorenzo.
«Mia madre mi ha afferrato con una coperta, chissà come ha fatto a trovare una coperta in piena estate – era oscena, blu a quadretti rosa da un lato, rosa a quadretti blu dall’altro – e mi ha portato d’urgenza al rifugio. È stato quasi divertente. Ma sono morti più di cento bambini come me”.

Cos’altro ricordi della guerra?
«Ci ​​siamo trasferiti vicino al ghetto. Forse è un ricordo ricostruito nella mia mente; ma credo proprio di aver sentito il rumore dei camion e le urla del 16 ottobre. I miei zii salvarono Massimo Finzi, che aveva la mia età, dicendo che si chiamava Paolo Guzzanti. Cercavano suo padre, un ufficiale dell’aeronautica che boicottava gli Stuka tedeschi. Poi nel 1948, quando scoppiò la prima guerra arabo-israeliana, il mio vicino Alberto Limentani mi raccontò che la sera andava in Israele a mitragliare il suo caccia; ed io, ingenuamente, lo guardavo come si guarderebbe un eroe.

Nel tuo ultimo libro, «La Grande Truffa», scrivi che gli italiani non amano la libertà.
«Siamo un Paese illiberale. Non abbiamo avuto solo il fascismo, ma Umbertino, Cristina Italia. Siamo il paese di Collodi e del giudice scimmia, che dopo aver ascoltato la denuncia di Pinocchio contro il Gatto e la Volpe sentenzia: quel povero diavolo è stato derubato; mettetelo subito in prigione”.

Per questo Azzeccagarbugli è solidale anche con Renzo quando lo crede un delinquente, e diventa spietato quando capisce di essere una vittima.
“Precisamente. Montesquieu diceva che se in prigione c’è solo una persona innocente, vive in una tirannia. In Italia la metà dei detenuti o sono innocenti o non saranno mai giudicati colpevoli”.

Nemmeno Berlusconi ha fatto la rivoluzione liberale.
«Portava idee liberali quando fece il gobbo per invertire le sorti della storia e impedire la vittoria dei post-comunisti dopo Tangentopoli. Ma durò sei mesi. E ha dovuto aspettare sei anni prima di tornare a Palazzo Chigi”.

Qual è la tua opinione su Berlusconi?
«Berlusconi è stato innanzitutto un fenomeno pop. Ricordo, ai tempi del caso Ruby, le persone intervistate per strada dai telegiornali: “Gli piacciono le donne, eh?”. Potrebbe rivederti anni dopo e ricordare i nomi e l’età dei tuoi figli. Quello che avevo visto fare a Giacomo Mancini in Calabria, lo ha fatto in tutta Italia”.

Ha rotto con Berlusconi per difendere la figlia Sabina.
«Guarda, per questa affermazione ho avuto una discussione furibonda in tv con Sgarbi, che è anche un amico. Ho rotto con Berlusconi quando Putin invase la Georgia nel 2008. Il Cavaliere convocò i gruppi parlamentari e disse: “Vladimir mi ha detto che inchioderà per le palle a un albero il presidente georgiano Saakashvili”. Mi sono alzato, sono andato via, ho lasciato la festa. Saakashvili prese un aereo e venne a Roma per ringraziarmi: ero stato l’unico parlamentare europeo a denunciare la prima invasione di un Paese europeo contro un altro dal 1939. Tutti tacevano, a destra e a sinistra”.

Adesso tutti conoscono Putin.
«Nel frattempo Saakashvili muore di fame in prigione. Sono stato trattato come un cane, emarginato, emarginato, disprezzato. E ne sono fiero”.

La commissione Mitrokhin da lei presieduta non fu presa molto sul serio.
«Lo aveva chiesto D’Alema. Entrò in carica nel 2002. E un mese dopo Berlusconi si innamorò di Putin. Nessuno voleva davvero far luce sullo spionaggio sovietico in Italia. Ho scritto due volte a Putin, la prima tramite Berlusconi, la seconda tramite il ministro degli Esteri. Si trattava di ricostruire insieme una pagina nei rapporti tra i due Paesi, e di chiuderla. Qualche tempo dopo ricevetti uno scarabocchio: c’era scritto che la mia richiesta rappresentava un serio pericolo per la sicurezza dello Stato russo. Il mio principale informatore, Litvinenko, è morto per avvelenamento. Non sto dicendo che sia successo a causa mia; ma è morto di avvelenamento.

Come finirà la guerra in Ucraina?
«Non credo che vinceranno i russi. Trump non è così pro-Putin come pensiamo. Biden non avrebbe ottenuto il sì del Congresso alle armi per Zelenskyj se Trump si fosse messo in mezzo”.

Aveva una vita sentimentale come una star di Hollywood.
“Mano. E poi sempre lontano dal glamour. Ho avuto due mogli e da ciascuna ho avuto tre figli. Certo, era una vita privata molto complicata, e stava crescendo. Ma l’amore ti sorprende sempre. Cerchi di sentirti ridicolo per esserti innamorato. A 84 anni, quindi. Ma non puoi.”

Sei innamorato?
“SÌ. Non posso dirti di chi; ma non fa parte del jet-set politico e giornalistico”.

Si sposò molto giovane.
«Aspettavamo Sabina, che è nata una settimana prima che io compissi 23 anni. La mia ultima figlia ne compirà diciotto a giugno».

Ha lavorato pressoDopo di te!il giornale socialista.
«Ho iniziato come tipografo e correttore di bozze. Poi sono diventato redattore capo di Giornale calabrese. D’estate venivano a trovarmi i miei figli, Sabina e Corrado: passavano con me le due mattine in redazione, quando crollavano dormivano nei sacchi a pelo. Lasciai loro un pacco di cento lire, perché di giorno non andavano al mare ma nei fumosi scantinati a giocare a flipper. Per me sono quasi diventati due campioni”.

È famosa per le sue imitazioni. E i suoi primi tre figli sono tutti e tre artisti molto amati.
«Ho giocato con loro riprendendo le loro voci, raccontando storie in modo divertente…».

La sua imitazione di Pertini al telefono ha tratto in inganno anche Arbore, nell’ultima puntata televisiva di Quelli della notte.
«Mi allenavo la sera in casa Minoli. Suo cognato Roberto Bernabei, che ora è archiatra pontificio, si finse il centralinista del Quirinale, che passò la presidenza allo sventurato.

Chi era lo sfortunato?
«Il primo fu Gianni Minà, chiamato al Colle con le sue carte del Sudamerica per preparare il viaggio di Pertini».

Lei è stato spesso ospite di Cossiga al Quirinale, e non per scherzo. Come è nata la tua consuetudine?
«La stampa mi mandò a Gela per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Cossiga mi vide tra i giornalisti in attesa e mi prese per un braccio; Insomma, ho rubato il posto al sindaco di Gela, che per vendetta mi ha afferrato da dietro la grisaglia, aprendola in due. La mattina dopo fui invitato a fare colazione al Quirinale”.

Solo con Cossiga?
«C’erano anche gli abituali: Sandro Curzi, Andrea Barbato, Luigi Pintor. La sinistra comunista ed extraparlamentare andava ogni mattina a prendere cappuccino e cornetto dal capo dello Stato democristiano».

Il suo giornale storico è Repubblica. È vero che Scalfari si è sdraiato davanti all’ascensore per impedirle di salire Corriere?
«Mi ha chiamato Ostellino. Anch’io avevo già firmato, di nascosto da Eugenio. Ero a Varsavia per il processo Popieluszko, il prete picchiato a morte dal regime, quando di notte hanno infilato sotto la porta della mia stanza un telegramma di Scalfari: «Sono stato a Milano. Fermare. Non devo dire altro. Fermare”. Sono subito tornato in redazione. Era il giorno dello sciopero.”

E Scalfari?
«Ha fatto finta di non vedermi. Stava parlando con il vicedirettore Gianni Rocca, e intanto si è tolto la giacca, l’ha piegata a mo’ di cuscino, l’ha posizionata davanti all’ascensore e si è sdraiato: «Se qualcuno, per esempio Paolo Guzzanti, vuole andarsene, dovranno passare attraverso il mio cadavere…”. A quel punto mi sono sciolta in lacrime. E ho fatto l’errore di non andarci Corriere».

Era socialista e Scalfari odiava Craxi.
«Craxi aveva proposto la lira pesante, che vale mille lire».

Praticamente l’euro.
«Eugenio in una riunione ha detto: “Non è una buona idea; è un’ottima idea Ma è una sua idea. Pertanto ci opporremo”.

La sua intervista a Franco Evangelisti — «A Fra’, cosa ti serve?» – anticipava Tangentopoli.
«Doveva essere un colloquio ricostituente, dopo una relazione dell’Espresso sugli assegni di Andreotti. Evangelisti mi ricevette con la sua romanità da vecchio cronista di boxe: “A Guzza’ qui abbiamo rubato tutti”. Ha seguito la vicenda del finanziamento illecito dei partiti politici. Ho scritto ogni parola, senza dire nulla a Scalfari”.

E il giorno dopo?
«Evangelisti gli telefonò furibondo: “Questo Guzzanti è il figlio di una gran troia!”. Intanto il caso era esploso al telegiornale e alla radio. E Scalfari ne era felice; perché ha dato prestigio a Repubblica».

Lei però ha criticato Craxi per Sigonella.
«Abbiamo mentito agli americani, sostenendo che ilAchille Lauro nessuno era morto. Ma a Port Said avevo visto e fotografato la scia di sangue lasciata sulAchille Lauro dall’ebreo americano Leon Klinghoffer, vigliaccamente assassinato con un colpo alla nuca e gettato in mare con la sua sedia a rotelle. Sono convinto che quell’inganno costò caro a Craxi”.

Perché?
«Perché Mani Pulite è stata un’operazione lanciata dagli Usa, per sbarazzarsi della vecchia classe dirigente democristiana e socialista, considerata inaffidabile».

Lei si allontanò da Repubblica in controversia.
«Ero a Bucarest, per documentare la rivolta studentesca repressa nel sangue dai minatori di Iliescu, scagnozzi del regime e di Gorbaciov. Un gruppo di studenti è corso urlando nel nostro hotel per salvarsi la vita. Ne ho nascosti tre o quattro nella mia stanza: piangevano raccontando dei loro compagni decapitati. Ho scritto tutto.”

Poi?
«Dalla sede centrale mi hanno detto: non è possibile, le agenzie non raccontano questa storia. Ho risposto che l’avevo sentito con le mie orecchie; le agenzie erano controllate dal regime. Eppure è uscito un articolo completamente diverso, con la mia firma, che riportava la versione ufficiale. Tutto quello che dovevo fare era andarmene.

26 maggio 2024

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