Ucraina, pressioni per armi Nato contro la Russia. Tre paesi preparano i soldati – .

Ucraina, pressioni per armi Nato contro la Russia. Tre paesi preparano i soldati – .
Ucraina, pressioni per armi Nato contro la Russia. Tre paesi preparano i soldati – .

Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg accende il dibattito invitando i paesi occidentali a riflettere sulla possibilità di rimuovere il divieto che impedisce all’Ucraina di colpire obiettivi militari in Russia con armi fornite dai partner nella guerra contro Mosca. Le parole del numero 1 dell’Alleanza innescano una reazione a catena ed emergono posizioni diverse tra i Paesi che sostengono Kiev.

Stoltenberg si rivolge in particolare agli Stati Uniti, che all’inizio di aprile ha messo a disposizione di Kiev i missili Atacms a lungo raggio: possono colpire a 300 km di distanza e, quindi, colpire i luoghi da cui le forze russe lanciano quotidianamente missili. A Washington il tema è al centro della discussione, soprattutto – a quanto pare – per le pressioni del segretario di Stato Antony Blinken. Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha dichiarato durante una recente visita a Kiev che spetta all’Ucraina decidere se utilizzare le armi britanniche contro le posizioni in Russia.

La Svezia in pole

Tra gli altri alleati c’è chi sceglie una linea prudente e chi, come la Svezia, non dice no a priori. Il quotidiano Hallandposten riporta la risposta del Ministero della Difesa, guidato da Pal Jonsson, alla domanda sulla posizione di Stoccolma nel quadro internazionale: “L’Ucraina è oggetto di una guerra di aggressione non provocata e illegale da parte della Russia. Secondo il diritto internazionale, l’Ucraina ha il diritto di difendersi con azioni militari mirate contro il territorio del nemico, nel rispetto delle leggi di guerra. La Svezia sostiene il diritto internazionale di guerra e il diritto dell’Ucraina all’autodifesa”.

Zelenskyj: “Sappiamo dove colpire”

Il tema è di grande attualità visti i raid che la Russia effettua ogni giorno contro il territorio ucraino e in particolare, negli ultimi giorni, contro la regione di Kharkiv.

“Molti leader, rappresentanti di Stati e organizzazioni internazionali, nonché leader della società civile, hanno espresso solidarietà all’Ucraina e a Kharkiv e hanno condannato il terrorismo russo. È importante che tale condanna abbia le giuste conseguenze” e porti Kiev a “ricevere finalmente un numero sufficiente di sistemi di difesa aerea per proteggere l’Ucraina e le nostre città. I partner devono dimostrare una risolutezza sufficiente per sostenere il tipo di protezione contro i terroristi russi che verrebbero colpiti e distrutti prima che possano iniziare a distruggere la vita”, afferma Zelenskyj.

L’Ucraina, come confermato anche da rapporti delle forze armate, conosce le posizioni da cui vengono lanciati i missili. “Possiamo vedere ogni punto in cui sono concentrate le truppe russe. Conosciamo tutte le zone da cui vengono lanciati i missili russi e decollano gli aerei da combattimento. Distruggere questa forza terroristica, salvare migliaia di vite e garantire che la guerra non si diffonda è una decisione interamente politica. La decisione deve essere presa”, dice, cercando di sfruttare l’assist di Stoltenberg.

La Germania rallenta, i Paesi baltici accelerano

L’Ucraina trarrebbe vantaggio dai missili Taurus, che la Germania finora non ha accettato di fornire. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ribadito nelle ultime ore di essere contrario all’uso di armi tedesche da parte delle forze armate ucraine per colpire obiettivi in ​​Russia. “Abbiamo concordato regole chiare con l’Ucraina per la consegna di armi. Regole che funzionano. Almeno questa è la mia teoria”, ha detto Scholz durante un evento a Berlino in occasione del 75° anniversario della Costituzione tedesca. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina più di due anni fa, la Germania ha fornito a Kiev pezzi di artiglieria a lungo raggio come il lanciarazzi Mars II, che ha una gittata di oltre 80 chilometri.

I paesi baltici pronti all’azione

Dalla Germania arrivano indiscrezioni, e in particolare da Der Spiegel, che trovano ampio spazio sui media ucraini. La settimana scorsa, a margine della conferenza internazionale sulla sicurezza a Tallinn, i rappresentanti dei paesi baltici hanno informato i rappresentanti di Berlino: Estonia, Lettonia e Lituania sono pronte a inviare soldati in Ucraina se la situazione di guerra dovesse diventare totalmente favorevole alla Russia.

I Paesi baltici, a cui viene paragonata anche la Polonia, non aspetterebbero un’eventuale avanzata russa verso i confini occidentali: “Chi vuole limitare la guerra attraverso restrizioni eccessive rischia infatti di perdere il controllo”, riassume la rivista.

 
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