Quanto costerà all’Italia la procedura d’infrazione per deficit eccessivo – .

Quanto costerà all’Italia la procedura d’infrazione per deficit eccessivo – .
Quanto costerà all’Italia la procedura d’infrazione per deficit eccessivo – .

Come ampiamente previsto, la Commissione Europea ha deciso di aprire una procedura di infrazione contro l’Italia, a causa del deficit pubblico fuori controllo. Insieme al nostro Paese sono finiti sotto procedura altri sei Stati: Belgio, Francia, Malta e Slovacchia per l’Eurozona e poi Ungheria e Polonia. Tutte queste nazioni superano il limite del deficit del 3%, la differenza tra uscite ed entrate nella spesa pubblica, ma nessuna come noi, che nel 2023 ha raggiunto il 7,4% del Pil.

Tagli pesanti

L’apertura di una procedura d’infrazione significa che il governo di Giorgia Meloni dovrà ridurre il rapporto deficit/Pil dello 0,5% annuo. Per l’Italia, che ha un prodotto interno lordo nominale di circa 2mila miliardi, ciò dovrebbe significare tagli al bilancio pubblico per almeno 10 miliardi l’anno. Ma potrebbero essere anche di più. Questo perché la procedura d’infrazione dovrà coniugarsi con i percorsi di aggiustamento dei conti pubblici che saranno decisi sulla base delle regole del nuovo Patto di Stabilità, recentemente approvato dai governi Ue.

“La procedura di infrazione richiede un taglio dello 0,5%”, ma se la situazione complessiva mostrerà una maggiore necessità di correzioni dei conti “allora consiglieremo un aggiustamento maggiore”, ha precisato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, nel presentare la relazione pacchetto. Secondo le stime di Bruegel, think tank politico-economico di Bruxelles, l’aggiustamento fiscale per l’Italia con il nuovo Patto di stabilità sarà dello 0,6% annuo in caso di rimborso in sette anni (circa 12 miliardi), dell’1,08% in caso di aggiustamento quadriennale (circa 20). Il calcolo si basa sulle previsioni esecutive dell’UE pubblicate a maggio, sulle aspettative del mercato per i tassi di interesse e su altri indicatori.

Fine della tolleranza

Per quasi quattro anni le regole fiscali dell’Unione Europea erano state sospese, in risposta alla crisi generata prima dalla pandemia di coronavirus, poi dalla guerra in Ucraina, ma ora ci troviamo nuovamente a dover rispettare gli stringenti vincoli imposti da Bruxelles dal Patto di Stabilità. Ma per la Commissione ciò non significa un ritorno alla normalità, tanto meno all’austerità. “Dopo quasi quattro anni di clausola di salvaguardia generale, le nostre politiche economiche e fiscali entrano in un nuovo ciclo. Ciò non significa un ritorno alla normalità, perché non viviamo tempi normali. Ancor meno torniamo all’austerità, perché questo sarebbe un terribile errore”, ha affermato il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni.

Patto di stabilità: cambiano le regole, ma resta l’austerità

Ma al di là delle parole, che il nostro Paese sarà chiamato a tagli importanti è una certezza, anche perché non è solo il deficit che dobbiamo ridurre, ma anche il debito, che è il secondo più alto d’Europa, oltre il 137%. e inferiore solo a quello della Grecia che è del 162%. E i limiti imposti dal Patto di stabilità impongono di mantenerlo al di sotto del 60%, compito non facile.

I prossimi passi

Per facilitare il passaggio dalle vecchie alle nuove regole del Patto, per la prima volta le varie fasi della procedura sono state suddivise nell’arco di sei mesi, da qui a novembre. Venerdì la Commissione invierà agli Stati sotto procedura, e quindi anche all’Italia, le sue raccomandazioni sulle azioni da intraprendere. Il nostro Paese avrà poi tempo fino al 20 settembre per presentare il suo piano, che si basa sulle osservazioni di Bruxelles ma che potrebbe essere anche diverso.

Poi a novembre ci saranno le raccomandazioni vere e proprie della Commissione, che sarà poi il momento della verità su ciò che ci verrà chiesto per correggere il nostro bilancio. Secondo il nuovo Patto di Stabilità si può andare verso un piano di ripresa quadriennale, oppure verso uno più lento e graduale su sette. I negoziati tra Roma e Bruxelles stabiliranno di cosa si tratterà.

Giorgetti minimizza

Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si prospetta quindi un’estate rovente, ma è praticamente impossibile che si possano ottenere correzioni inferiori allo 0,5%, anche tenendo conto di tutta una serie di misure di salvaguardia, che prevedono una maggiore tolleranza ad esempio se il si è verificato uno sforamento della spesa, ad esempio, per gli investimenti nella Difesa. Inoltre, la Commissione potrebbe anche chiedere riforme, che potrebbero interessare settori chiave per l’Italia.

Per il momento Giorgetti minimizza. “La procedura d’infrazione non è una novità, era ampiamente attesa, lo avevamo già detto un anno fa”, è stato il commento del ministro, secondo il quale “con il boom di deficit indotto dalle misure eccezionali non potevamo certo pensare di essere sottoposti al 3%”. Per il rappresentante leghista, però, l’Italia avrebbe avviato un percorso “di responsabilità per una finanza pubblica sostenibile, apprezzato dai mercati e dalle istituzioni Ue”, e quindi “andremo avanti così”.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV ‘Azione nelle scuole contro la piaga dell’antisemitismo’ – Europa – .
NEXT manuale per far impazzire il radical chic – .