Sad Tiger, il libro da cui non si torna indietro – .

Sad Tiger, il libro da cui non si torna indietro – .
Sad Tiger, il libro da cui non si torna indietro – .

Ho appena finito il libro più potente che ho letto quest’anno e sono turbato. Ma non per quello di cui parli – una ragazzina violentata per anni dal patrigno -: per come ne parli. Neige Sinno è riuscita in un’impresa che solo i grandi scrittori possono fare: creare letteratura con il male. Sono pieno di ammirazione e rispetto per quest’opera, ma anche di timore, perché ne sono consapevole leggendo Tigre triste (Neri Pozza, pp. 240, € 18,00) Ho varcato una soglia dalla quale non si torna più indietro. È da quando leggevo da ragazza Il demone cattivo di Fyodor Sologub, un romanzo russo del 1907, che non sentivo di essere stato così vicino al male. Non ho mai dimenticato quel demone e non credo che lo farò mai Tigre triste.

Neige Sinno è una scrittrice francese di 47 anni che ora vive in Messico con il compagno e la figlia. Hai studiato letteratura americana, tradotto, insegnato all’università, pubblicato un romanzo dal titolo I camionun saggio in spagnolo e molti racconti. Tigre triste (pubblicato in Italia da Neri Pozza: bravo, bello scatto) è in finale al Premio Strega Europeo e meriterebbe di vincerlo (in Francia ha già vinto un Goncourt des Lycéens e un Prix Femina) ma non lo so se l’autore ne fosse felice. In ogni pagina di Tigre triste si sente la fatica e il tormento non solo per quello che Sinno ha subito, ma per aver deciso di scriverlo, essendo così esigente con se stessa. Come se temesse che scrivere una storia personale potesse sminuire il valore dell’opera letteraria. Vorrei poterla rassicurare, non sarò certo il solo a farlo, anche se credo (la incontrerò alla Fiera del Libro di Torino, dove presenterò il suo libro) che Neige Sinno sia un’impresa impossibile persona da rassicurare.

Chi ha conosciuto il male, chi è stato “dall’altro posto” e ha avuto il coraggio di raccontarlo, è condannato a non dimenticare.

«L’altro posto, per me, è un paese vicino. Un mondo che si trova, come nella letteratura fantasy, proprio accanto al nostro, quasi sovrapposto al nostro, una sorta di quarta dimensione. Ci finisci dentro una prima volta e poi non ne esci più, appena appare un’ombra ci ritorni, nonostante la tua volontà. Mi capita di incontrare persone che sono state o stanno andando nella terra delle tenebre. Li riconosco, c’è qualcosa nei loro occhi. Penso che anche loro vedano quel qualcosa in me. È un riconoscimento silenzioso, di cui non si può parlare. Non sapremmo cosa dire. E comunque non ne varrebbe la pena. Cosa ci diremmo se potessimo dirci qualcosa?”.

Sì, cosa si direbbero quelli che sono stati all’inferno, se potessero farlo? Magari potrebbero dirsi “Anche tu?” oppure “Siamo ancora vivi” o, nel caso di chi ha saputo raccontare un racconto così lucido e perfetto: “Grazie, Neige Sinno, per aver saputo dire l’indicibile”.

 
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