Amerigo Speranza è il narratore di una storia straordinaria, dura, di un romanzo che racconta la storia poco conosciuta di migliaia di bambini del Sud che, nel secondo dopoguerra, grazie al Partito Comunista, furono strappati alla povertà e affidati a famiglie in il Nord e il Centro. Amerigo è povero, vive a Napoli con la madre Antonietta, figlia unica senza padre, forse scomparsa in America, “per lavorare duro”. La madre decide di offrirgli l’opportunità di una vita migliore, non vuole più mandarlo a raccogliere i “cocci”; per lui vuole la scuola, il cibo, la salute. Il bambino parte per il Nord spaventato dalle voci sulla malvagità e la crudeltà dei comunisti; sale sul treno per andare in un altrove sconosciuto dove troverà, gli hanno garantito, una famiglia amorevole e una casa accogliente. Il romanzo di Viola Ardone «ha la virtù davvero confortante di raccontare la storia di un bambino in affidamento senza nasconderne alcun aspetto. E proprio nel rispetto della straziante “doppiezza” della vita di Amerigo, della perdita della madre e della sconfitta della fame, delle radici recise e della nuova serenità, dell’indegna precarietà e della protezione “artificiale” imposta dall’altro e insieme provvidenziale » (Michele Serra, «la Repubblica»).
