5 libri per capire chi siamo stati – .

Riscoprire le radici dell’orgoglio e le ragioni della rivolta, soprattutto in questo mese (ma non solo), per capire dove andare per cambiare il vento. Ecco cinque libri a tema.

1) Il mio amore non può farti del malePiergiorgo Paterlini, Einaudi Ragazzi

Ciò che sappiamo di Harvey Milk lo dobbiamo – almeno qui in Italia – soprattutto al film che nel 2008 assegnò un (meritato) Oscar a Sean Penn. Un film visto e amato, un film che prevedibilmente è stato anche molto criticato e che, ancora oggi, è uno dei classici a tema LGBTQIA+. Sempre su Harvey Milk, sempre sulla sua vita e sulla sua morte, sulle sue lotte e sulle sue parole, però, è stato pubblicato anche un libro, nel 2018, che merita un po’ più di attenzione di quella che ha avuto. Il testo in questione – Il mio amore non può farti del male – è stato scritto da Piergiorgio Paterlini (già autore del long-seller Ragazzi che amano i ragazzi, Feltrinelli) e racconta, in prima persona ad un pubblico di ragazzi e ragazze (e questa è la cosa più importante) le vicende pubbliche e biografiche del politico americano. Ciò che ne emerge è un ritratto preciso dai confini sfumati. La voce di Milk si mescola, quasi irrimediabilmente, con quella di Paterlini, come segno di una fratellanza inesauribile, di una comunione di destini, di un percorso almeno in parte condiviso. Poi, in controluce, brilla il profilo di Milk: non solo un attivista per i diritti degli omosessuali, ma un politico attento a tutti i cittadini, un uomo pragmatico che ha aperto una strada verso l’intersezionalità.

2) Fuori!!!, Carlo Antonelli, Francesco Urbano Ragazzi, Nero Edizioni

La rivista di Fuori!, Fronte Unitario Rivoluzionario Omosessuale Italiano, fu pubblicato e distribuito per un decennio, tra il 1972 e il 1982, nelle librerie e nelle edicole. Scrissero su quelle colonne, tra gli altri, Angelo Pezzana, Maria Silvia Spolato, Mario Mieli e Alfredo Cohen. Il giornale, che è stato la voce ufficiale del primo Centro italiano per la liberazione omosessuale, è un documento storico di inestimabile valore perché, oltre ad aprire uno sguardo su ciò che eravamo, ci restituisce il tono e la temperatura di un dibattito che forse oggi non riusciremo nemmeno ad andare avanti, nutriti dalla cultura e dalla militanza, dalla buona scrittura e dalla lungimiranza, dalla pratica dissidente e dal pensiero discordante. Un dibattito tagliente e radicale, dove per radicale intendiamo coerente fino all’estremo e incapace di cedere al compromesso, ma mai polarizzato, mai frettoloso, mai sciatto o borghese. Qualche anno fa la casa editrice Nero Edizioni si è avvalsa della collaborazione di Carlo Antonelli e Francesco Urbano Ragazzi per realizzare un volume che raccoglie i primi tredici numeri della rivista. Per tornare alle origini e, ancora una volta, alla lotta per una nuova liberazione.

3) La stanza di Giovanni, James Baldwin, Fandango

Prendiamo La stanza di Giovanni, il testo più famoso di James Baldwin, e trattiamolo, consideriamolo, come se fosse una sineddoche. La parte per il tutto, dove il tutto è l’intera produzione dello scrittore americano. Prendiamo La stanza di Giovanni, la sua scrittura in modo più esplicito queer, ma consideriamo la possibilità di sostituirlo con qualunque altro suo testo. Sì, perché quella di Baldwin è un’opera da leggere nella sua interezza, o meglio da leggere e rileggere, da studiare e ripercorrere. Nato a New York nel 1924, Baldwin cresce in un difficile contesto di emarginazione e povertà, poi scopre di saper padroneggiare saldamente le parole e, sempre ai margini, inizia a scrivere di sé e del mondo visto dall’alto. di sé, quindi di tutto ciò che vedeva e di tutto ciò che non vedeva, che non poteva vedere, nemmeno di traverso, dalla periferia in cui viveva. E viaggia anche lui, Baldwin comincia a viaggiare molto, ma senza mai essere al centro. Per comprendere il conflitto, per comprendere l’origine di ogni segregazione, bisogna abitare il margine. O, come nel suo caso, i margini. I confini pericolosi dell’etnia, della classe, dell’orientamento sessuale. Questo è il centro della scrittura di Baldwin – lui stesso nero, gay e figlio di lavoratori – che parla al margine dal margine e lì, e da lì, smascherando le dinamiche del potere, creando consapevolezza attorno a ciò che ci tiene in gabbia.

4) La critica gay, Mario Mieli, Marsilio

La critica gay

Una figura, se possibile, ancora più incendiaria, e altrettanto poco conciliante, è quella di Mario Mieli, che è, a oggi, ancora il pensatore più importante queer che il nostro Paese abbia mai avuto. Quando esce Elementi di critica omosessuale, la sua scrittura maiuscola, Mieli ha solo venticinque anni. È il 1977 e l’Italia è agitata dalla più importante mobilitazione per la liberazione sessuale della storia. Solo rinunciando ai dettami capitalisti – dice Mieli – potremo liberare il nostro corpo. È solo liberando i nostri corpi che potremo uscire dalle prigioni del capitalismo. La critica gay, uscito per Marsilio nel 2019, a cura di Paola Mieli e Massimo Prearo, raccoglie alcuni tra gli interventi pubblici più spiritosi e radicali, offrendo la possibilità di riscoprire alcune istanze che dobbiamo assolutamente recuperare. E rapidamente.

5) Muro di pietra. Il canto di una liberazioneCarlo Scovino, Rogas Edizioni

MURO ​​DI PIETRA. IL CANTO DI UNA LIBERAZIONE di Carlo Scovino

Pubblicato con il patrocinio di Amnesty International, Muro di pietra. Il canto di una liberazione di Carlo Scovino (Rogas Edizioni) non si limita a raccontare quanto accaduto ai tempi di Stonewall, ma cerca piuttosto di coglierne lo spirito, il bisogno di libertà e il senso di claustrofobia che spingevano le persone ad occupare le strade e a lavorare per rivedere la propria pensieri, la propria postura nel mondo. Un testo per ricordarci che la lotta non è solo contro l’oppressione statale, ma anche contro l’indebolimento del giudizio e contro un senso morale che – oggi come ieri – perseguita e rifiuta di comprendere.

Leggi anche: La bellezza liberatoria di infiniti “Prides”, sempre e ovunque: una storia visiva dell’orgoglio LGBTQIA+

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