Quelle oltre 5mila case sfitte a Monza e il progetto per garantire un tetto a tutti (senza costruire) – .

Quelle oltre 5mila case sfitte a Monza e il progetto per garantire un tetto a tutti (senza costruire) – .
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Emergenza abitativa: un problema che riguarda anche Monza (e la Brianza) e che nelle ultime settimane ha visto molte famiglie tentare la fortuna di essere inserite nella lista dei destinatari degli alloggi comunali. Sono 51 gli alloggi (tra comunale e Aler) che sono disponibili in questo annuncio e che si trovano nei comuni di Monza, Brugherio e Villasanta. Ma la domanda è molto più alta.

I numeri degli alloggi sfitti

Proprio come ha spiegato Michele Quitdamo, rappresentante dell’A.si.a (Associazione inquilini e residenti) e storico esperto della realtà dell’edilizia popolare in città. «A Monza sono circa 5mila le case private sfitte e circa 100 le case popolari non ancora vuote. Una cifra molto importante che, attraverso una politica abitativa seria e ragionata, potrebbe risolvere i problemi di tante famiglie che all’improvviso, ad esempio a causa della perdita del lavoro, rischiano di ritrovarsi per strada”. Da anni Quitadamo è convinto che sia possibile affrontare il problema dell’emergenza abitativa in modo diverso: da un lato garantendo un tetto a chi sta affrontando un momento di difficoltà, dall’altro non gravando sulle casse del Comune (e quindi della comunità).

Il progetto di auto-recupero

Da anni porta avanti il ​​progetto di autorecupero che nelle scorse settimane ha presentato anche al consigliere di gara Andreina Fumagalli. «Un progetto che, naturalmente, può riguardare quelle strutture ricettive che necessitano di piccoli interventi da un massimo di 5mila euro. Interventi che sistemino la casa e garantiscano quelle qualità e dignità dell’abitare che sono elementi essenziali quando una casa viene assegnata a una persona” . Così che se le casse del Comune stentano a far fronte alle piccole spese di manutenzione ordinaria, si potrebbe creare una sorta di patto con l’affittuario che da un lato si impegna a risolvere il problema (presentando regolare fattura al termine dei lavori) e d’altro canto si vede sollevato da quanto ha speso per l’affitto mensile. Così che la famiglia abbia un tetto sopra la testa (senza gravare ulteriormente sui servizi sociali) e il Comune trovi ancora i suoi beni in ordine. “Naturalmente ci deve essere un controllo prima, durante e dopo i lavori – precisa Michele Quitadamo -. In questo modo torneremmo a ristabilire quel rapporto di fiducia e collaborazione tra inquilini e amministrazione che, purtroppo, in questi anni è mancato”.

Collaborazione con il settore privato

E se da un lato sono circa 100 le abitazioni comunali ancora da assegnare, dall’altro sono circa 5mila (private) che potrebbero essere affittate se (naturalmente) ci fossero le condizioni fiduciarie che spesso portano chi ha una casa a preferisco lasciarlo libero invece di affittarlo. Ma avendo un garante istituzionale forse queste reticenze potrebbero essere superate. “Si tratta di un progetto molto importante, sul quale l’amministrazione Scanagatti aveva già cercato di focalizzarsi in passato, ma senza un’adeguata comunicazione ai diretti interessati. Così quel bando finì nel cassetto e molte famiglie si ritrovarono di nuovo con la preoccupazione dello sfratto”. Quitadamo è certo che – con le persone giuste, adeguatamente preparate e sensibili ad affrontare questo tema – tanti single, coppie e famiglie che vivono a Monza potrebbero risolvere il loro problema. “Un problema che riguarda le tante famiglie che appartengono alla cosiddetta fascia grigia. Cioè, sono troppo ricchi per accedere agli alloggi comunali, ma allo stesso tempo troppo poveri per permettersi l’affitto da un privato. Sarebbe utile intraprendere un lavoro serio e concreto di comunicazione e collaborazione con i privati ​​che possa davvero diventare una risposta ai problemi di queste famiglie della zona grigia”.

Garantire la normalità

Famiglie che altrimenti sarebbero un peso per le casse comunali. «Durante la giunta Scanagatti sono stati spesi quasi 150mila euro per ospitare in alberghi 20 famiglie sfrattate. Se però fosse partito il progetto di collaborazione con i proprietari degli alloggi sfitti, proponendo garanzie, agevolazioni, agevolazioni fiscali, si sarebbe affrontata una spesa di 40mila euro che avrebbe tenuto unita la famiglia, accolta in una casa da cui ripartire di nuovo con dignità e maggiore serenità. Perché una volta aiutata la famiglia a rimettersi in carreggiata, è naturale che paghi puntualmente l’affitto. Garantire una casa significa garantire dignità e serenità, normalità”

Tag: mille case sfitte Monza progetto garanzia tetto edificio

 
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