La strage del convento di San Domenico a Forlì fermata dal combattente rigoroso Andrea Emiliani – Italia Libera – .

L’ala dell’ex convento domenicano di Forlì crollò alla fine degli anni settanta; nel riquadro, Andrea Emiliani

Una giornata di studi a Ravenna sul prestigioso Soprintendente ai Beni Culturali dell’Emilia Romagna per ricordare la sua attività didattica e di tutela in difesa del patrimonio storico e artistico del nostro Paese. Andrea Emiliani è stato anche un combattente rigoroso che non ha esitato a schierarsi, ad opporsi alle scelte sbagliate, a lottare per evitare disastri o manomissioni. E lo ha fatto interpretando in modo rigoroso il ruolo che autorevolmente ricopriva ma non cedendo, come purtroppo troppo spesso accade, alle pressioni politiche. In questo ricordo di Sauro Turroni, la sua esemplare battaglia per evitare che si facesse piazza pulita dell’antico convento con il “progetto Sacripanti”: la chiesa si sarebbe trasformata in un palcoscenico, il chiostro cinquecentesco in una platea, tutto rialzato, ogni elemento architettonico sarebbe demaniale utilizzato come sfondo scenico e molto altro ancora. Il convegno oggi in Romagna al “Mar di ravennate”


◆ L’articolo di SAURO TURRONI

Oggi al “Mar di Ravenna”, museo di cui Andrea Emiliani ne fu presidente onorario per circa 20 annise ne tiene uno giornata di studi a lui dedicata, rivolto alla Romagna, sua terra d’origine e anche luogo privilegiato di studi e ricerche. È un’occasione importante per ricordarlo didattica e attività per lo studio e la tutela del territorio insieme all’insieme delle politiche per i beni culturali e alle altre infinite attività a favore, per la conoscenza e la difesa del patrimonio storico e artistico della Nazionecompreso tutto ciò che, semplificando, potremmo definire parte della cultura materiale e dell’identità dei luoghi.

Andrea Emiliani, però, non è stato solo lo straordinario studioso e maestro che tutti ricordiamo e a cui la cultura, la storia dell’arte, i musei e anche le politiche di conservazione devono molto ma, se posso, fu anche un combattente rigoroso che non esitò a schierarsi, ad opporsi alle scelte sbagliate, lottare per evitare disastri o manomissioni. E lo ha fatto interpretando in modo rigoroso il ruolo che autorevolmente ricopriva ma non cedendo, come purtroppo troppo spesso accade, a pressioni politiche che dall’introduzione delle norme che consentono alla politica stessa di nominare i funzionari, li vedono cedere a richieste anche contrarie ai loro doveri di tutela. Una storia esemplare che testimonia l’impegno, il rigore e la determinazione di Andrea Emiliani, disposto anche a scontrarsi duramente con amministratori, interi partiti e perfino parlamentari, è rappresentata da progetto del nuovo teatro a Forlì dell’architetto Maurizio Sacripantiche avrebbe l’antico convento di San Domenico e la chiesa di San Giacomo furono manomessi e devastati.

Piazza Guido da Montefeltro, ieri e oggi a Forlì; in primo piano a sinistra la ciminiera dell’ex stabilimento Bonavita

La storia è molto lunga, riguarda una zona molto centrale della città in cui ne esisteva uno antica fabbrica di feltro in fase di dismissione che è stato oggetto di attenzione fin dagli anni Cinquanta. SÌ In uno dei suoi magistrali articoli del 1953, Cederna parlò della volontà degli amministratori dell’epoca di demolire tuttolasciando in piedi i pochi edifici monumentali presenti creare un ampio spazio libero da utilizzare per futuri sviluppi edilizi. La città era senza teatro, demolita durante la guerra e nel 1977 il Comune bandì un concorso nazionale di idee per la progettazione di un teatro nell’area dell’ex fabbrica Bonavita, che da allora è stato demolito. Al concorso parteciparono numerosi qualificati gruppi di progettazione e vinse il progetto dell’architetto Sacripanti. Era circa UN progetto invasivo, che ha interessato il convento di San Domenico e prevedeva un parcheggio coperto adiacente al 2° chiostro intasando e alterando l’intera area. L’incuria nel 1978 provocò il crollo di un lato della chiesa e di una parte del primo chiostro. Il dibattito sorto nel frattempo intorno al progetto Sacripanti ne aveva già evidenziato le dimensioni eccessive. Il crollo suggerito collocare il teatro nella chiesa e presto il nuovo progetto fu pronto. È stato un massacro: la chiesa sarebbe stata trasformata in un palcoscenico, il chiostro cinquecentesco in una platea, tutta rialzata, ogni elemento architettonico sarebbe stato utilizzato come quinta scenografica e altro ancora. Lo rivelano le immagini prospettiche predisposte da Sacripanti un intervento incompatibile con chiesa e convento. Il 17 febbraio 1981 il Consiglio approvò il progetto preliminare: solo 3 astenuti. Solo l’onorevole Ascari del PRI ha motivato il suo dissenso.

Il disegno della “barcaccia” nel progetto ideato dall’architetto romano Maurizio Sacripanti in Piazza Guido da Montefeltro

Nel frattempo il Comune ha avviato la realizzazione di un parcheggio costituito da speroni in cemento e una specie di piazza sopraelevata quella ancora oggi impedisce la vista della chiesa e del convento e invade le strade adiacenti con terribili svincoli. Il parcheggio sarà presto soprannominato bunker, mentre il piazzale lo sarà in modo dispregiativo “la barca”. Pochi si opposero a tutto questo, tra cui un quintetto di irriducibili Pier Luigi Cervellati e Marina Foschi, ha presentato un’osservazione che il Comune ha respinto. Verrà inviata anche l’osservazione alla Regione. Il conflitto si fece subito aspro, alcune forze politiche cominciarono a prendere le distanze dal progetto successivo Italia Nostra e i Verdiil parcheggio suscitò indignazione, molti cittadini protestarono e poi la DC, alcuni repubblicani e alcuni esponenti del PSI espressero la loro crescente opposizione.

Un folto gruppo di eminenti uomini di cultura, da Cederna a Leonardo Benevolo, da Italo Insolera a Bruno Gabrielli, da Vezio De Lucia ad Antonio Iannello a Mario Fazio e molti altri presero posizione. Lo stesso consigliere regionale Felicia Bottino si è espressa contro il progetto. L’Amministrazione è stata insensibile e tenace ad ogni ripensamento; infatti, promosso con il supporto di alcuni architetti e ingegneri locali faticoso resistenza alle posizioni ragionate degli intellettuali che si erano mobilitati. Il PCI, il partito di governo della città, si rifugiò e sostenne che si trattava di un conflitto tra scuole di pensiero, che era possibile intervenire con nuove costruzioni sul tessuto storico della città e sui propri edifici.

Il parcheggio di Piazza Guido da Montefeltro e il rendering della sua trasformazione in giardino nel cuore di Forlì

Quella che molti poi definiranno una compagnia turistica, composta da colleghi e collaboratori di Sacripanti, si è mobilitata per sostenere il progetto, lo scontro assunse un significato sovracomunale tra i sostenitori della restaurazione e coloro che invece difendevano il diritto alla manomissione. È stato difficile trovare punti di accordo con il Comune e quindi così è stato Tempo di denunce, denunce, ricorsi, interrogazioni parlamentari e regionali ma la macchina non si fermò: l’amministrazione disponeva di una parte del denaro e intendeva appaltare i lavori al più presto.

Qui è entrato in campo questore Emiliani che, dopo un sopralluogo, ha deciso di effettuare un intervento di restauro degli elementi decorativi della chiesa. Fece finanziare dal Ministero 700 milioni di lire dei lavori, installò un cantiere all’interno del San Giacomo e avviò il restauro degli apparati decorativi superstiti e aprì un cantiere scolastico. Si scateno l’inferno. Si trattava di “minata l’autonomia del Comune”, si tenne un infuocato consiglio comunale, il questore venne accusato di “fascista” dal sindaco e dai consiglieri comunali, il cantiere scolastico da lui progettato per i giovani restauratori venne malamente bocciato. Leggiamo nella trascrizione della seduta”Com’è possibile che il questore Emiliani faccia progetti senza chiedere nulla all’ente proprietario del Comune di Forlì? Succede che ci sono alcuni personaggi che ti ho scritto tre anni fa, che sono fascisti…”, mentre altri hanno parlato di “pura indecenza” e ha pronunciato vari insulti.

In città è stato affisso un manifesto firmato dal sindaco comunista Giorgio Zanniboni che recitava “Forlivesi…un fronte composito di forze sceso in campo contro un progetto approvato dalla Soprintendenza, Ministero dei Beni Culturali…questi sono partiti e movimenti …che fanno del disfattismo la loro bandiera, di associazioni che non si sono preoccupate del San Domenico quando era in disfacimento… di alcuni fuori forlivesi… che, magari nostalgici di Minculpop o vedovi di Zhdanovismo, attaccano il progetto perché non soddisfa i criteri di recupero dei vecchi edifici che si vogliono imporre, in un Paese e in un’Europa che dà cittadinanza a tante altre scuole autorevoli”. L’invettiva continuava ancora ma non intaccava un imperturbabile Andrea Emiliani Quello continuava tranquillamente a sostenere di non fare altro che il suo specifico dovererespingendo ogni tentativo di coinvolgerlo nella controversia.

Il Soprintendente ai Beni Artistici e Storici delle province di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna Andrea Emiliani ha chiamato sul palco, da solo, per ricevere gli applausi e i ringraziamenti anche degli avversari per aver salvato il complesso monumentale di San Domenico, dopo una lunga battaglia

Il Comune, intanto, nel 1988 ha realizzato a nuovo Piano Regolatore Generale del Centro Storico che, per il San Domenico, ha previsto un restauro conservativo, e lo ha inviato alla Regione per l’approvazione. È stata una doccia fredda: l’assessore regionale Bottino ha avuto una visione d’accordo con quella di Emiliani, Cederna e tutti gli altri oppositori e ha cancellato il progetto San Domenico. Ancora una volta si ribellò. Tuttavia il contratto non poteva più essere stipulato. Passeranno altri anni. Nel ’91 il folle progetto venne abbandonato e una nuova amministrazione si convinse finalmente ad avviare un progetto di restauro della chiesa e del convento che restituirebbe alla città uno spazio per il Museo Civico e per le mostre che la Fondazione allestirà negli anni successivi.

La politica, però, non ha dimenticato il ruolo centrale giocato da Andrea Emiliani nella sua sconfitta e quindi si è innescata una sorta di ostracismo malcelato. Tuttavia, non sono stati in grado di fare nulla quando anni dopo all’inaugurazione del restaurato San Giacomo la città dovette rendere omaggio a chi aveva salvato quell’importante bene culturale, facendolo salire, da solo, sul palco per ricevere gli applausi e i ringraziamenti di tutti, anche di chi lo aveva osteggiato. Quella battaglia continua ancora oggi. La metà del parcheggio bunker è stata demolita ma le stesse forze che hanno condiviso il merito, ovviamente sconosciuto, di aver restituito l’antico San Domenico alla città sono impegnate, anche in onore di Andrea Emiliani, a la demolizione della “barca” e per la ricostruzione in chiave moderna degli antichi orti cancellati da due secoli di cemento. © TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Tag: strage convento San Domenico Forlì fermato rigoroso combattente Andrea Emiliani Italia Libera

 
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