L’università dove il femminile è universale e sono tutte professoresse – .

Ci saranno il presidente, il rettore, il segretario, i professori, il candidato e il preside senza distinzione di sesso dei soggetti. All’Università di Trento si scriverà tutto al femminile perché “usare termini maschili non è né neutro né neutro”. Lo dichiara il Consiglio di Amministrazione dell’Università che ha deciso, con il nuovo Regolamento Generale, che “I termini femminili si riferiscono a tutte le persone”, quindi anche agli uomini.

Come si sentono le donne

A sorpresa, il rettore, anzi il rettore dell’Università che si lancia in questo esperimento è un uomo: Flavio Deflorian il quale ha spiegato la genesi della decisione affermando che l’esigenza di cambiamento nasce dall’esigenza di evitare di rendere macchinoso il documento specificando i termini, in tutti i passaggi, sia al maschile che al femminile. Così si è deciso di renderlo tutto al femminile per “mantenere la questione all’attenzione degli organi di governo”. Il rettore Deflorian ha poi anche aggiunto che quando ha letto la parola femminile, “come uomo si è sentito escluso” e questo “lo ha fatto riflettere sulle sensazioni quotidiane delle donne quando non si vedono rappresentate nei documenti ufficiali”.

L’uso maschile eccessivo è sovvertito

La decisione dell’Università di Trento è quindi a inversione di ciò che normalmente viene fatto nei confronti del genere maschile sovraesteso: l’abitudine di usarlo al plurale per riferirsi a gruppi misti e spesso al singolare per riferirsi ad alcune professioni o posizioni, anche se ricoperte da donne.

Uso non discriminatorio della lingua italiana

Nel comunicato stampa dell’Ateneo si legge: “Il presidente, il rettore, il segretario, i membri del Nucleo di valutazione, il direttore del Sistema Bibliotecario di Ateneo, i professori, il candidato, il preside… Termini come questi vengono citati e ripetuti più volte in riferimento a tutte le persone senza distinzione di genere”, e si spiega che questa scelta fa seguito a quella del 2017, dove l’Università di Trento aveva approvato un manuale per l’uso del “linguaggio rispettoso delle differenze”. ” con l’obiettivo di “promuovere un uso non discriminatorio della lingua italiana nei diversi ambiti della vita quotidiana della comunità universitaria”.

Precedente

Il tema è caldo e attuale: è storia recente che, nel dicembre 2023, il deputato del Pd, Maria Cecilia Guerra, si è rivolta al femminile al deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, precisando di averlo fatto per protestare contro il fatto che il deputato di Fratelli d’Italia, Marco Perissa, avesse parlato della segretaria del Pd Elly Schlein chiamandola sempre “segretaria”.

Il parere del Ministro Bernini

Non posso che rispettare la decisione, presa all’unanimità” dal Consiglio di Amministrazione dell’Università di Trento per cui tutti gli incarichi dell’Università saranno femminili, anche quando riguardano uomini”. Lo ha detto il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini 24 mattina, su Radio24. “È importante che, se il tema è quello delle pari opportunità, dell’uguaglianza di genere, della non discriminazione, non sia solo un fatto lessicale o semantico ma che si lavori sul rispetto dell’uguaglianza all’interno dell’università con azioni positive e concrete, ad esempio attraverso finanziare i centri antiviolenza”, ha aggiunto.

Il femminile sovraesteso è una provocazione

Di parere meno conciliante Il trentino di Fratelli d’Italia, Andrea De Bertoldi: “L’uso del femminile esagerato anche per gli uomini è l’ennesima espressione populista volta a sorprendere, o a inseguire la notorietà del momento, senza alcun reale costrutto. Non spetta al rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian, cambiare la lingua italiana all’interno dell’ateneo che ha l’onore di rappresentare ma che non è certo il suo feudo”.Dal ‘genitore uno’ al ‘genitore due’, fino alla volontà di sostituire indiscriminatamente il maschile con il femminile nei testi, assistiamo purtroppo da anni al proliferare di elementi che, oltre ad apparire spesso bizzarri, non contribuiscono a minimamente all’affermazione delle donne, ma non fanno altro che creare confusione e ridicolizzare il valore fondamentale della parità di genere”. La deputata parla ancora di “mere provocazioni linguistiche” e di “una forma di femminismo inconsistente e goffa”.

Unterberger: buona l’estensione del femminile

«Sostengo la scelta dell’Università di Trento di introdurre il femminile esagerato, cioè l’uso del femminile per tutti i ruoli e i riferimenti di genere nei documenti di Ateneo», dichiara la presidente del Gruppo per le autonomie al Senato, Julia Unterberger. “In Italia il femminile viene solitamente utilizzato per i ruoli e le professioni più umili, mai per ruoli di potere e di vertice – ha aggiunto il senatore – Ha ragione il rettore nel rivendicare il valore simbolico della proposta: un’inversione linguistica per far comprendere a tutti la senso di subordinazione ed esclusione che il linguaggio può generare“. «È un peccato che la destra non lo capisca e parli di provocazioni inutili. Si tratta invece di una decisione coraggiosa e intelligente, che spero possa essere seguita anche altrove”, ha concluso Unterberger.

 
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