«I conti con il fascismo non sono mai stati del tutto risolti» – .

il discorso

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Resistere significa non essere indifferenti. Anna Ferrando, docente di Storia transnazionale della cultura nell’Italia contemporanea all’Università di Pavia, ha dedicato cuore e passione all’orazione rituale in Piazza Italia. A partire dall’informale «Buon 25 aprile» con cui ha esordito dopo il rituale ringraziamento alle autorità.

materia incandescente

Estrema passione e competenza. “Se a quasi 80 anni – ha detto – il 25 aprile appare materia incandescente nel nostro Paese è perché non abbiamo voluto fare i conti fino in fondo con il fascismo”.

Eppure, 80 anni fa, qualcuno decise di “varcare la linea dell’indifferenza”. «La Resistenza – ha ricordato il docente – è stata un’assunzione di responsabilità di fronte al proprio passato, ma anche la riconquista della dignità nazionale calpestata dal fascismo». E sulle modalità con cui veniva calpestata la dignità, la docente ha spiegato con esempi concreti, documentati, agghiaccianti. Come l’esperienza di una giovanissima Tina Anselmi che, insieme ai suoi compagni dell’Istituto Magistrale di Bassano del Grappa, fu costretta a vedere impiccare 43 giovani agli alberi dopo un rastrellamento da parte dei nazifascisti.

O, ancora, come ilannus orribili per la Resistenza, 1944 con le Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Fu tutto questo odio, tutta questa morte che spinse molti a superare “la nausea della guerra” e a rifugiarsi sulle montagne, impegnandosi nella lotta contro tedeschi e fascisti. Una lotta che costò sangue e lutti anche in Oltrepo, terra di partigiani. «Un luogo che ci ricorda la durezza dell’occupazione – ha ricordato la docente – è il castello di Cigognola, sede della Sicherheits, luogo di interrogatori, sevizi e torture». Anche se alcuni, reduci dalla tragica campagna di Russia, non riuscirono a superare la nausea della guerra. «Ricordo gli occhi azzurri di mio nonno, emozionato, quando da piccola mi diceva “Non posso parlare di queste cose”. Non ha risposto agli appelli della Repubblica Sociale Italiana, anche a costo di rischiare la vita”. La professoressa Ferrando ha restituito voce e ruolo anche alle tante donne che hanno reso possibile il rovesciamento del regime fascista.

esclusione laica

“I vent’anni di dittatura fascista hanno pesato ancora di più sulle donne perché si innestavano sulla secolare esclusione delle donne dalla sfera pubblica”. E poi, anche cucire le uniformi per i combattenti divenne un atto “politico”. E poi, le “idee diverse dell’Italia espresse dai partiti antifascisti sono state indispensabili per riscoprire il senso profondo della democrazia”. Anche per superare le crudeltà dell’occupazione fascista dell’Etiopia, tra il 1935 e il 1936, una serie di atrocità “che da sole basterebbero a demolire il mito del buon popolo italiano”. Ha servito il suo sangue per purificare altro sangue, per donarci l’Italia che conosciamo e diamo per scontata. Con un monito da non dimenticare: «Resistere significa non restare indifferenti».

 
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