Uova di cioccolato, sapete cosa succede loro dopo la Pasqua (anche ortodossa)? – .

Uova di cioccolato, sapete cosa succede loro dopo la Pasqua (anche ortodossa)? – .
Uova di cioccolato, sapete cosa succede loro dopo la Pasqua (anche ortodossa)? – .

Se vi capita ancora di vedere uova di cioccolato sugli scaffali di qualche supermercato, sappiate che non si tratta di una svista: gli ortodossi festeggiano la Pasqua domani, 5 maggio. Vero: chi è fedele a questo rito generalmente ricorre a uova autentiche, decorate a mano. Ma c’è sempre chi si lascia contaminare dalle tradizioni altrui. Ci siamo chiesti, però, cosa succede alla maggior parte delle uova di cioccolato subito dopo la Pasqua cristiana. E abbiamo scoperto che, dagli sconti sul prezzo originario del prodotto al suo riutilizzo, dalle donazioni ai più bisognosi al compostaggio, la lotta allo spreco negli ultimi anni ha alimentato e continua ad alimentare circoli virtuosi. Club che nascono anche dalla responsabilità sociale d’impresa e da un rinnovato senso di comunità.

Una legge contro gli sprechi

Dopo il periodo pasquale, infatti, sia la grande distribuzione che le pasticcerie e cioccolaterie tendono ad agevolare i saldi con sconti importanti che possono arrivare fino al 50-60%. Questa strategia di riduzione dei prezzi mira a evitare un eccesso di scorte. Per quanto riguarda le uova di cioccolato, non è raro che vengano utilizzate in breve tempo per creare nuovi prodotti dolciari: accade nelle pasticcerie e nelle cioccolaterie, ma anche nella grande distribuzione organizzata. Il che non solo è economicamente vantaggioso per le aziende, ma rappresenta un esempio di riutilizzo responsabile delle materie prime con conseguente riduzione degli sprechi.
Un’altra importante iniziativa intrapresa per gestire le eccedenze è donazione a scopo benefico. Grazie alla “legge antispreco” (166 del 2016, in vigore dal 14 settembre dello stesso anno), che mira a favorire il recupero delle eccedenze produttive facendo leva su due principi fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione, ovvero la sussidiarietà e la solidarietà, le aziende possono donare il cibo invenduto ad organizzazioni che perseguono scopi sociali, beneficiando così di agevolazioni fiscali.
Se i prodotti non sono più idonei al consumo possono invece essere destinati al consumoautocompostaggio (una modalità di gestione dei rifiuti organici che consiste nel riciclare i residui biodegradabili in compost direttamente nel luogo in cui vengono prodotti) oppure presso compostaggio aerobicouna tecnica mediante la quale i residui alimentari vengono trasformati in compost o humus, da utilizzare come fertilizzanti naturali.

Le strategie antispreco di alcune aziende manifatturiere

Obiettivo zero rifiuti, quindi. Anche per le aziende manifatturiere che dimostrano di studiare con sempre maggiore attenzione l’andamento della domanda dei consumatori. Tra i brand che hanno risposto alle nostre domande, Ferrero annuncia che «nel corso degli anni, al fine di ridurre al minimo i resi dei prodotti invenduti, abbiamo attivato azioni di mitigazione volti a calibrare con sempre maggiore precisione la pianificazione, la quantificazione e la distribuzione delle uova di Pasqua – e più in generale di tutti i nostri prodotti – immesse nei singoli punti vendita delle catene di distribuzione. Parte delle uova distribuite da Ferrero sono ancora oggi disponibili sul mercato. Le uova rimarranno a disposizione dei consumatori interessati all’acquisto e di coloro che sono coinvolti nelle celebrazioni della Pasqua ortodossa, oggi 5 maggio. In ogni caso, ciò che rimane invenduto a quella data, verrà ritirato dai negozi nello stesso mese di maggio. Questi prodotticostituiti da materie prime nobili e ad alto valore nutritivo come latte, zucchero o nocciole, nell’ottica di una sempre maggiore propensione a ridurre gli sprechi alimentari promuovendo pratiche di economia circolare e di riduzione degli sprechi, può essere ulteriormente trasformato. E diventare materia prima nel settore zootecnico, ad esempio, all’interno di una catena alimentare compatibile”.
Strategia simile per il Gruppo Bauli: «Ogni anno, prima di avviare la fase di produzione delle uova di cioccolato, il nostro team si occupa di elaborare preventivi il più possibile accurati, basati sulla domanda della grande distribuzione e su previsioni di vendita, analisi e ricerche di mercato. Questo aspetto per noi è fondamentale perché ci permette di ridurre al minimo gli articoli invenduti, cercando di evitare sovrapproduzioni e sprechi, e di garantire un servizio migliore ai nostri clienti. Quella che viene chiamata gestione ottimale del magazzino e del punto vendita. Una volta terminata la campagna pasquale, il prodotto che rientra in azienda viene scrupolosamente analizzato. Quello lasciato in perfette condizioni (su pallet e imballo integro) supera il nostro controllo qualità: il cioccolato viene poi fuso e riutilizzato per la successiva campagna pasquale. Per quanto riguarda le sorprese, ove possibile, vengono utilizzate per ulteriori scopi, uno su tutti quello di beneficenza. Infine, se non è possibile garantire la perfetta qualità del prodotto, è il caso di imballaggi danneggiati, le uova vengono smaltite”.
E i supermercati? La pratica, come avviene ad esempio in lungo Sconsiste nel «ritirare le uova di Pasqua dalla vendita nelle due settimane successive alla festività cristiana e restituirle sulla base degli accordi presi con i singoli produttori». Carrefourconserva però ancora qualche scaffale dedicato a questi dolcetti: un omaggio a tutti gli appassionati ortodossi del genere.

 
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