“Ai primi posti c’è l’emergenza abitativa a Bari, tante persone costrette ad andarsene” – .

“Ai primi posti c’è l’emergenza abitativa a Bari, tante persone costrette ad andarsene” – .
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Finalmente apprendo, grazie ad un’intervista al segretario comunale del Pd Gianfranco Todaro a Repubblica Bari, il motivo per cui non hanno accettato la mia disponibilità a candidarmi a Sindaco e l’indicazione della Convenzione per Bari 2024. Todaro ha infatti detto che lo scorso luglio, quando abbiamo promosso, come Just Cause, una grande assemblea aperta sui temi della città in cui erano “tutti presenti con voglia di ascolto e massima apertura”, mi avrebbero sentito dire, “che Bari non deve più essere un parco divertimenti. È stato destabilizzante”.

Come credo sia noto, presto molta attenzione alle parole: a quelle degli altri e alle mie. Sono andato a rileggere – ma il contenuto del discorso lo trovate online – quanto dissi in quell’occasione. Lo ripropongo qui quasi testualmente perché è parte integrante e sostanziale della nostra visione e del nostro programma per la città. “Bari ha avuto un grande e visibile sviluppo in questi anni, anche grazie a noi, per come l’abbiamo governata per vent’anni. Ma abbiamo ancora lasciato irrisolte alcune questioni, per le quali vent’anni evidentemente non sono bastati.

Penso alla costa sud, al nodo ferroviario, al Piano Urbanistico Generale. E lo sviluppo ne ha generati altri, perché come è noto il mercato non si regola da solo. Ad esempio, un’emergenza abitativa evidente, progressiva, in peggioramento nel centro e nelle zone limitrofe per la crescente carenza di appartamenti in affitto, i crescenti sfratti e la trasformazione, con progressione geometrica, di B&B e case vacanza. Vuol dire studenti, giovani coppie, famiglie senza casa, senza città. Bisogna stare attenti, perché il turismo è evidentemente una risorsa, ma a patto di non stravolgere il proprio spazio vitale, che altrimenti finirebbe per consumare anche il turismo. Vale per Bari e vale per la Puglia. Chi può negare che le spettacolari sfilate di Gucci e Dolce & Gabbana costituiscano un importante valore aggiunto per il nostro territorio? Ma a condizione che la Puglia non sia solo uno scenario o, peggio, un parco divertimenti.

Qualche anno fa Chicca Maralfa scrisse un romanzo a riguardo, intitolato ‘Festa al trullo’. Forse sarebbe il momento di ripensare ciò che vogliamo e possiamo essere: con la focaccia, i Peroni, i polpi, San Nicola, il mare, il sole e i trulli, ma anche con l’innovazione tecnologica, l’industria green, l’edilizia di qualità, l’eccellenza delle professioni , gli intellettuali, l’Università, la scuola, una delle più grandi aziende pubbliche italiane, AQP, che da tempo non fornisce più cibo, ma bevande e tanto altro. Perché la Puglia non è la California, e se non è prigioniera degli stereotipi può essere anche meglio”.

Ora, quale parte di questo discorso il segretario provinciale del PD ha trovato destabilizzante? Credo sia giusto saperlo, non tanto per spiegare un fatto ormai passato – avendomi attribuito, come ha fatto più volte, un carattere “divisivo”, tanto da arrivare separato al primo turno delle elezioni comunali – ma per discutere del presente e, soprattutto, del futuro della nostra regione e della nostra città.

 
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