Catania, 13enne stuprata, choc in aula: “Era consenziente”

26 aprile 2024, 12:39

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CATANA – “Lei era consenziente”. Parole sconvolgenti e indicibili. Una dichiarazione spontanea, quella di uno degli arrestati, per lo più di nazionalità egiziana stupro di gruppo il 30 gennaio a Villa Bellini a Catania. Parole che hanno creato confusione in aula. Soprattutto perché la vittima è una ragazza di età inferiore ai 14 anni.

L’indagato ha chiesto di parlare al termine dell’incidente probatorio avvenuto in un’aula attrezzata del Tribunale per i minorenni di Catania. Da dietro un vetro unidirezionale, in modalità protetta, sono stati interrogati la vittima e il suo fidanzato dai magistrati inquirenti Anna Russo e Carlo Cannella. I giudici hanno posto domande alle parti.

Essi, i sospettati erano dall’altra parte del vetro. Il tutto ovviamente senza possibilità di contatto, nemmeno visivo.

La capacità di testimoniare

In apertura dell’udienza, una psichiatra e una psicologa, Alfina Scuderi e Graziella Trovato, hanno testimoniato e confermato l’assenza di patologie del ragazzo testimone. Anche il ragazzo è una persona offesa: Mentre altri abusavano di lei, alcuni lo trattenevano con la forza. Secondo gli esperti non esistono patologie in grado di incidere sulla sua capacità di testimoniare.

Le domande, come detto, sono state poste dai gip, formulate dal deputato Anna Trinchillo e dal sostituto procuratore Sebastiano Ardita e dai procuratori della Procura dei Minori Carla Santocono e Orazio Longo. I sette indagati, di nazionalità egiziana, sono difesi dagli avvocati Abate, Cipriano, Cinquerrui, Ganci e Ventura (adulti), Gulizia e Mauceri minori.

Il fidanzato della vittima è assistito dall’avvocato Eleonora BarattaMentre l’avvocato Puglisi assiste la ragazza violentata. Entrambi sono stati interrogati durante l’incidente probatorio. L’interrogatorio protetto è stato registrato.

L’udienza del fiume

L’udienza è durata circa cinque ore. E molto affollato, anche per la presenza del sospettati detenuti e i loro accompagnatorianche di tutori, interpreti, che traducevano sinteticamente per loro, impiegati e tecnici audio-video, seduti al tavolo circolare davanti al vetro oscurato solo le parti procedurali.

Poi, come detto, infine, le parole di uno degli indagati, il cui DNA è stato trovato sui vestiti della vittima. Le sue dichiarazioni, in cui accusa sostanzialmente la vittima di aver acconsentito al rapporto con alcuni di loro nei bagni della vittima, riaccendono l’orrore di quel pomeriggio di violenza.

E prefigurano un processo che promette di essere animato per non dire altro. Ora le carte vengono restituite dagli uffici dei gip ai due pm che indagano.

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26 aprile 2024, 12:39

 
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